tag:blogger.com,1999:blog-1773284827373867994.post4238717219514901049..comments2014-12-03T13:29:05.113-08:00Comments on Equilibrium: LA FINE DELLA CRISI? part oneAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/06526077521480398806noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-1773284827373867994.post-50247384479144897162013-12-22T06:33:14.841-08:002013-12-22T06:33:14.841-08:00Ti ringrazio per il commento e le precisazioni.
P... Ti ringrazio per il commento e le precisazioni.<br /><br />Per quanto riguarda i discorsi su i giovani, sicuramente nel calo delle forze lavorative c'entra il prolungarsi degli studi dei giovani americani. Anche se va notato che il calo più devastante si verifica a partire dalla crisi nel 2008/09, cosa da cui fanno veramente fatica a riprendersi. Fra l'altro avevo letto tempo fa, che anche negli Stati Uniti incominciano a prendere piede i Neets, oltre ad avere seri problemi di mobilità sociale fra i vari stati americani, cosa tipica dei paese europei.<br />Sicuramente in futuro peserà anche il debito enorme che hanno accumulato gli studenti, che se non sbaglio ha superato i 1000 miliardi di dollari.<br /><br />Per quanto riguarda invece l'aumento delle diseguaglianze, consiglio questo libro: http://www.amazon.it/tesoro-Viaggio-paradisi-nascosto-globalizzazione/dp/8807172356 <br />dove si analizza, fra le tante cause, quella legata ai paradisi fiscali e ai loro network. Un sistema ombra che va dai 21.000 ai 32.000 miliardi di dollari e che è infinitamente più complesso rispetto alla classica vulgata legata alla svizzera o alle isole Cayman (basta solo pensare alla City di Londra o al Delaware).<br /><br />Sulla durata del settore manifatturiero nel Nord Italia (che ha fatto la fortuna del paese) ho seri dubbi, considerato il disastroso livello a cui è arrivato lo Stato italiano, fra tasse e burocrazia inefficiente. E all'orizzonte non vedo “poteri” decisivi, in grado di spezzare questa spirale negativa.<br /><br />Infine mi sono letto l'articolo interessante sulle teorie di Larry Summers. Ovviamente, tenendo a mente il personaggio, è tutto da prendere con le pinze, specialmente in quanto è uno dei responsabili dello sfacelo di questi anni. Fra l'altro da quando ho iniziato a interessarmi di economia e finanza (nel 2007), fra scuole e contro-scuole (neo-keynesiana, monetarista, austriaca, MMT, ecc) ho maturato una diffidenza sempre più evidente verso le varie soluzioni proposte, molto spesso quasi fideistiche. <br />Faccio un po' fatica a credere alle soluzioni proposte da Krugman e soci, specialmente per quanto riguarda il lungo periodo. Sebbene non condivido molte cose della scuola austriaca, ho fatto mio il motto di certi loro esponenti “non esistono pasti gratis”. Quindi vedo in maniera inquietante i vari QE, le varie bolle, il debito pubblico che schizza alle stelle, ecc. Inoltre a fronte di queste manovre finanziarie straordinarie e di una portata mai vista, non ho visto nessuna seria riforma del mercato finanziario, del lavoro e dei vari sistemi politici. <br />Io sono sempre più spaventato dall'evidente instabilità del Sistema globale, sempre più veloce, sempre più complesso e ignoto, e non solo per quanto riguarda i Mercati, ma anche per tutti gli altri processi, da quelli industriali e a quelli ambientali. Andare avanti di bolla in bolla, quando queste sono sempre più devastanti, potrebbe compromettere definitivamente la nostra società al prossimo colpo. (Green)Anonymoushttps://www.blogger.com/profile/06526077521480398806noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1773284827373867994.post-63545593043725231972013-12-17T01:01:28.245-08:002013-12-17T01:01:28.245-08:00Analisi interessante, che in larga parte condivido...Analisi interessante, che in larga parte condivido, ma mi permetto qualche osservazione e piccola correzione:<br /><br />- Il primo grafico non è molto significativo al momento, in quanto non tiene conto dei baby boomers che stanno andando in pensione (la popolazione americana sta ancora crescendo, ma anche loro hanno un "bozzo" nella piramide gnerazionale fra il 1945 ed il 1960). Un dato migliore è la percentuale di occupati fra i 25-54 anni (che gli americani chiamano prime age workers) che si può vedere qui: http://data.bls.gov/timeseries/LNS12300060 . La situazione è ugualmente pesante, ma meno.<br /><br /><br />- anche il secondo grafico abbisogna di una precisazione: in parte il crollo della popolazione impiegata deriva da un amento, negli ultimi anni, dei giovani americani che dall'high school passano all'università invece che direttamente nel mondo del lavoro (cito dal national center for education statistics: "Enrollment in degree-granting institutions increased by 11 percent between 1990 and 2000. Between 2000 and 2010, enrollment increased 37 percent, from 15.3 million to 21.0 million."). Quei 6 milioni di studenti in più su una popolazione lavorativa di circa 150 milioni fanno un calo fisiologico della partecipazione al lavoro del 3% o 4% (che influisce anche sulla statistica citata al paragrafo precedente). Questo è generalmente considerato come positivo (una forza lavoro più educata è, solitamente, più produttiva), tuttavia, in america, ha un effetto negativo specifico: l'esplosione del debito studentesco, che deprime i consumi.<br /><br /><br />- l'aumento del coefficiente GINI in america, ma anche nei principali paesi europei, è noto. La teoria che la diversa propensione marginale al consumo abbia un'impatto reale è dibattuta. Il fatto, però, che gli utimi venti anni sia crollata la parte di GDP andato ai lavoratori tramite salari, bonus ed azioni è incontrovertibile (http://research.stlouisfed.org/fred2/series/LABSHPUSA156NRUG) ed anzi sottostimata, considerato che in quei dati ci finiscono anche gli stipendi ed i megabonus dei super mega dirigenti. Quaesta situazione ha fatto si che negli ultimi 10/15 anni i consumi siano stati sostenuti dal credito (basato, perlopiù, su ipoteche sulla casa) ed adesso che questo non è più possibile, i consumi non possono ripartire, ergo le aziende non assumoni e quindi la "ripresa" è anemica.<br /><br />- Aggiungiamoci che il tempo ha dimostrato che la favola delle economie avanzate potessero vivere solo di servizi, senza manifattura (migrata prima in Cina, adesso in movimento altri paesi asiatici), ed ecco che gli Stati Uniti, ma anche l'Europa, stanno dove stanno. Non mi sembra un caso che gli unici paesi che (fino ad adesso, ma notiamo un inizio di peggioramento) abiano resistito alla crisi in Europa siano ancora basati sul manifatturiero (Germania) o sulla filiera dello stesso (i satelliti tedeschi, in parte anche il nord italia).<br /><br />- daccordo sul "Questo ha generato un boom economico nei mercati azionari, ormai scollegati dal mondo reale.".. basta vedere ieri la quotazione della Monclear, valutata intorno ai 4 miliardi con utili intorno ai 300 milioni.... quelli che hanno liquidità, con depositi e debito pubblico ad interessi bassissimi, non sanno dove mettere i soldi (Bitcoin, in parte, segue la stessa logica, ma solo in parte)<br /><br />- "Fra l'altro si sono fatti sentire ultimamente un premio nobel (Robert Schiller) e un famoso economista (Nouriel Roubini), i quali stanno denunciando la comparsa di varie bolle e pericoli". Se è per questo, stanno nascendo anche teorie per cui le bolle non sono un bug, ma una feature, ovvero l'unico modo in cui il nostro attuale sistema economico occidentale può essere "sostenibile (Larry Summers, abbastanza appoggiato da Krugman: http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/11/16/secular-stagnation-coalmines-bubbles-and-larry-summers/)GChttps://www.blogger.com/profile/11934758056706569011noreply@blogger.com