mercoledì 10 dicembre 2014

INTERCEPTOR: Mafia (?) Capitale (??)

A distanza di una settimana circa dall'esplosione del caso cosiddetto Mafia Capitale (che nel titolo riporto con qualche punto di domanda, e tra poco capirete perchè), trovo sia il caso di mettere qualche punto fermo in questa vicenda.
Col trascorrere dei giorni, come di consueto accade, lo scandalo è stato portato avanti dai media secondo i canonici due filoni: da un lato la cronaca voracemente alla ricerca di nuove sotto-trame sempre più avvincenti (...) e sempre più specifiche, dall'altro i tromboni della politica politicante che hanno avviato il canonico fuoco di fila di proposte per rimediare (?) al problema. Prima di partire con la mia riflessione dedicherei due righe alle proposte risolutive (sic) delle fazioni politiche che ultimamente hanno più successo.

Lega Nord: Salvini ( http://eqpress21.blogspot.it/2014/11/interceptor-il-compagno-salvini.html ) , eccolo, propone per Roma un sindaco leghista. Notevole, ma come faccia tosta, per un partito con una lunga storia di tangenti iniziata nel 1993 con la mitica maxi-tangente Enimont (Bossi condannato), proseguita con varie sotto-trame di rilievo (voto di scambio politico-mafioso) e sfociata nella gloria dell'ottimo Belsito, un (UN!!) anno fa.
Renzi: mercoledì in un'intervista ha dichiarato che non servono nuove leggi. Ieri ne ha proposta una. Ho detto tutto.
Movimento a 5 stelle: con la lucidità che li contraddistingue, chiedono la testa di Marino. Precisando che ritengo imprescindibile il chiarimento completo della posizione dell'attuale sindaco rispetto al sistema scoperto (o meglio, ipotizzato dall'accusa), i grillini al solito blaterano per far parlare di se, ma un'idea d' iniziativa politica pragmatica che sia una non sono in grado di tirarla fuori. Per due ragioni: la prima, che l'amministrazione corrente sembra estranea alle trame più grevi; la seconda, che Marino lo volevano cacciare già Meloni e Borghezi vari, nonché il PD romano (già!) 15 giorni fa, nei giorni dello scandalo (perlopiù fittizio) di Tor Sapienza. Al momento Marino si regge sul fatto che Renzi e Orfini lo usano, grottescamente devo dire, come garanzia della pulizia del PD (nessun errore di battitura: è proprio lo stesso PD di tre righe fa). Passata la buriana (diciamo tra 3, 4, 6 mesi?), è possibile che la defenestrazione dell'attuale sindaco avvenga, con la collaborazione dei 5 stelle medesimi, che presumibilmente alle successive elezioni verranno comunque giustiziati dall'elettorato (come in tutte le elezioni locali recenti), riconsegnando la città alle ottime consorterie destre e sinistre che stiamo vedendo all'opera (e abbiamo visto nei precedenti decenni).

Mah. Bando a queste chiacchiere da bar. andiamo ai punti che ritengo più importanti. Nel titolo aggiungevo dei punti di domanda al nome con cui è divenuto celebre lo scandalo, vediamo perché.
MAFIA
La parola mafia è associata al presente scandalo non perché, allo stato delle indagini, esponenti delle mafie tradizionali (che bel paese l'Italia, che ha mille interessanti tradizioni, anche per la malavita) siano implicati. Ma perché l'elevato numero di indagati e la ramificazione delle loro attività
corruttive permettono la contestazione del reato associativo (ovvero, l'esistenza di una rete organizzata) e di stampo mafioso (ovvero i cui sodali sono solidamente e continuativamente legati, si proteggano mediante omertà, eccetera).
Lode ai magistrati il cui lavoro sinora ha permesso ciò, ricordando che il tutto deve essere ancora dibattuto in aula però. Il fatto da ricordare è che però questa è una novità giuridica, non fattuale. Mi spiego meglio. I fatti contestati, come quadro generale, non sono dissimili, ma solo più estesi,
rispetto ad altre strutture di corruzione organizzata riscontrate in Italia in tempi recenti (e anche non recenti). La parola "tangentopoli" inventata poco più di venti anni fa faceva riferimento proprio a questo, per la città di Milano a inizio anni '90. Antonio Di Pietro coniò il termine "dazione ambientale" per intendere che le bustarelle non erano occasionali ma parte integrante di molte attività politico-imprenditoriali.
All'epoca sistemi corruttivi estesi vennero poi fuori in tutte le maggiori città italiane: è grazie all'incompetenza se non alla collusione dei nostri politici, che tali sistemi hanno continuato a prosperare.
Tralascio di ricordare gli scandali recenti di estesa corruzione, ritorno al mio plauso iniziale alla magistratura; se anche la strada verso le condanne è ancora lunga, è buona cosa che si tenti di colpire il fenomeno per ciò che è: una vera e propria mafia. Non è poco e molto se ne discuterà, a chi non è convinto dell'importanza di questo passaggio, ricordo che fino agli anni '80 Cosa Nostra per lo Stato Italiano era una leggenda metropolitana, giacché mai la magistratura era riuscita dimostrarne
l'esistenza come ente unitario, mediante sentenza di tribunale: si dovettero attendere Falcone, Borsellino e Caponnetto, e si dovette arrivare alla sentenza del Maxi-processo, giunta in Cassazione addirittura a inizio 1992 ... e ci si ricorderà cosa accadde poi.
CAPITALE
Se da un lato vi è il fronte giuridico, che sarà, sono facile profeta, martellato incessantemente nei prossimi mesi (che poi ricordiamo, è anche giusto che sia così, in questi giorni abbiamo notizia di stampa, i reati verranno accertati dopo i processi; nel mentre avremo comunque i soliti piagnistei dei vari politici che in un modo o nell'altro riusciranno a tirarsene fuori, magari per un vizio di forma, una prescrizione o un'insufficienza probatoria), dall'altro abbiamo il filone che definirei "geografico".
Ebbene sì. Non vi è alcuna fottuta ragione sensata per ritenere che le condotte rilevate in questi giorni siano specifiche della città di Roma.
Anzi, come ho precedentemente ricordato, casi analoghi del passato sono partiti dal profondo nord (ricordo Torino e Venezia allora) per poi dilagare in tutta Italia. Non è così oggi solo perchè, ovviamente, la magistratura non ha elementi (noti, ad oggi) per estendere le indagini su sistemi corruttivi analoghi in altre grandi città italiane. Eppure ...
Eppure nessuno dotato di raziocinio può escludere che sarebbe il caso di dare una controllata al sistema integrato appalti/servizi di tutte le grandi città italiane. Così, una specie di tagliando.
Sarebbe un'iniziativa lodevole e potrebbe prevenire qualche danno serio (ad esempio) alle casse degli enti locali grandi e piccole, che ad ogni Finanziaria sono pesantemente alleggerite.
Il problema è chi dovrebbe occuparsene: sarebbe un ottimo argomento per una commissione di inchiesta parlamentare finalmente utile.
Tornando alla realtà, il problema tragico è che ad occuparsene dovrebbe essere la politica. La politica, quella di cui si parla a inizio articolo.
Non credo si debba aggiungere altro.

Buona vita ...
Toe Cutter

PS: in questo articolo non ho avuto modo di toccare il tema dei servizi a immigrati e campi rom, ampiamente grassati dalla banda di malfattori in oggetto. Magari ci tornerò più avanti, ricordo solo il mio precendente articolo ( http://eqpress21.blogspot.it/2014/11/interceptor-astensione-e-altri.html ) e farei notare come, alla fine, è bastato solo qualche giorno per assistere alla perfetta chiusura del cerchio: disagio sociale, che alimenta la malavit, che alimenta il malcontento, che alimenta la politica. La quale politica poi alimenta se stessa in primis, e in secundis, la banda della Magliana, che poi alimenta il disagio sociale rapinando i fondi pubblici che dovrebbero farvi fronte. Meraviglioso.


mercoledì 3 dicembre 2014

Tavola Calda. FIORI DAL LIMBO, OVVERO LE ALI SCELTE PER VOLARE. INTERVISTA A VERNER


La prendo larga: i compiti non piacciono a nessuno ma a volte capita di doverli svolgere anche se non si vorrebbe. 

I compiti dell’esistenza, poi, a volte sono fastidiosi.

L’arte, in teoria, dovrebbe avere il compito di ampliare i limiti della coscienza. Questa frase è già stata pronunciata in diversi ambiti, ma credo sia utile farla diventare un mantra. 

I cantautori, nello specifico, hanno provato varie volte ad espandere la coscienza, parlando di realtà sociale o di realtà quotidiana, che dir si voglia, dando vita ad una delle forme d’arte più interessanti del secondo novecento. Vero.

Con il passare del tempo però il loro discorso si è attorcigliato nella tela della retorica e ha confuso il parlare del proprio ombelico con il condividere le proprie emozioni.

Fortunatamente però si trova in giro ancora qualcuno che si pone l’obiettivo di opporsi a questa situazione, nei fatti, dando vita ad un’opera di grande impatto.

E’ Gianandrea Verner Esposito, che non più di un mese fa ha pubblicato un album cantautorale di spessore: Fiori dal limbo (La Pupilla Records). Lirico, umano, caldo, acustico ed emotivo. 

Verner è riuscito ad impastare le proprie emozioni fondendole nello spazio d’aria che rimane tra il testo e la musica, originando canzoni in grado di contattare la pancia di chi si mette in ascolto.
Sono canzoni che fanno da eco al suono del proprio stomaco e tentano di scalfire la zona grigia che si insinua nei rapporti interpersonali. Senza retorica, con profondità.

A lui la parola.

Partiamo dal titolo: Fiori dal limbo. Un titolo particolare, evocativo. Limbo è un concetto che rasenta anche l’ambito religioso. Come mai hai deciso di intitolare così questo album?
Mi interessava molto di più l’aspetto esistenziale del limbo che quello religioso. Non è stata una scelta facile, temevo che “fiori dal limbo” suonasse etereo e pretenzioso, ma era il titolo che meglio rappresentava queste canzoni, che sono un po’ figlie di una “terra di mezzo”. L’elemento terra ritorna spesso nel disco, anche in titoli come “terra dei miracoli” e nel finale “questa è la mia terra”, e l’idea dei fiori come prodotto della terra mi sembrava potesse aiutare a vedere queste canzoni non come un tentativo di ripiegare su stessi, ma anzi come l’esatto contrario, una sorta di reazione all’immobilismo.

Ad un primo ascolto l’album sembra un discorso amoroso, con tutte le sue sfaccettature. Che cosa ti ha fornito l’ispirazione per i testi?
Mi piace molto questa interpretazione, in effetti il testo di molte canzoni si sviluppa come fosse un dialogo, ma non solo di natura amorosa e in alcuni casi ho volutamente lasciato una certa ambiguità nel definire se il dialogo fosse tra due persone o si trattasse di una dialettica interna a un personaggio. In “cose semplici”, per esempio, si tratta più di una sorta di dialogo immaginario tra un adulto e il suo se stesso bambino. Per la scrittura dei testi ogni canzone ha la sua storia e gli stimoli possono venire da qualsiasi direzione. Credo che molti brani rappresentino il tentativo di reagire al generale senso di ansia e di assopimento che si è respirato nella nostra società negli ultimi anni.

Le musiche alternano un ritmo dolce pop-rock e suoni acustici. Che cosa ti ha portato a seguire questo tipo di sonorità?
Tutte queste canzoni sono nate dalla chitarra acustica. Ho seguito direttamente la produzione artistica, anche se con l’aiuto di diverse collaborazioni, e quindi le sonorità del disco sono il risultato di una ricerca che è durata un paio d’anni e che mi ha portato a usare anche strumenti nuovi per me, come l’armonio indiano, ma soprattutto con una maggiore presenza di chitarre elettriche.

Hai riascoltato l’album una volta finito? Che cosa ti ha comunicato?
Una grande soddisfazione, mi piace molto e non ero sicuro di riuscire a finirlo.

Cosa vorresti comunicasse agli ascoltatori?
Mi piacerebbe che queste canzoni comunicassero una voglia di “risveglio”, in tutte le sue possibili accezioni. 

Quando hai deciso di diventare musicista?
Si decide o è un po’ come una malattia incurabile? A dodici anni ho imbracciato per la prima volta una chitarra e da allora la musica è stata una parte fondamentale della mia vita.

Quali dischi hanno influenzato di più il tuo modo di pensare la musica?
Molto difficile parlare di influenze dirette, provo ad accostarmi ad ogni genere e sono diventato un ascoltatore un po’ dispersivo. Ascoltare una bella canzone ti fa venire voglia di scrivere. “Solo un temporale” è venuta fuori dopo aver ascoltato un brano di Capossela.


Quali libri hanno influenzato, invece, il tuo modo di vedere la vita?
Sono sempre stato un lettore abbastanza vorace e i libri che mi hanno cambiato sono tantissimi. Ultimamente diversi scritti su teorie di fisica (a livello molto divulgativo) e sulla psicologia di Jung mi hanno colpito molto.

Cosa è per te la musica?
La musica per me rappresenta le ali che ho scelto per volare.

Occidente