venerdì 29 novembre 2013

FENOMENI DA BARACCONE: Vent'anni in 54 secondi



Il titolo della mia  rubrica è un chiaro riferimento al “Circo Barnum” (da qui anche il mio pseudonimo), compagnia circense del primo‘900, divenuta famosa per i suoi fenomeni da baraccone.
Veri e propri fenomeni da baraccone sono anche le molte declinazioni che ha assunto la nostra società attuale e per poterla raccontare, non servono paroloni qualunquisti, ma basta mettere in scena il suo circo.
Perciò il circo è tornato in città.

 Udite udite! L’uomo nero è decaduto. Siamo sicuri?
 Avete controllato sotto il letto? Bene.                                                 
 Dentro l’armadio? Ok.
 Ora andate allo specchio. Che  cosa vedete?
 L’uomo nero!
 L’uomo nero siamo tutti noi.

Molti plaudono gioiosi alla caduta di Berlusconi. Ritengo invece che la sua “sconfitta” è paragonabile alle molliche di pane concesse agli affamati. Berlusconi, oramai non è che l’icona di questi ultimi vent’anni. Non siamo poveri cristi, che cercano la ragione del proprio male. Non abbiamo bisogno di essere compatiti, anche se cerchiamo spalle su cui piangere. Il vuoto culturale di questi ultimi vent’anni si è radicato così profondamente in noi, da trasformarci nel nostro nemico. 
Siamo l’uomo nero, l’estensione della nostra classe dirigente. Non è più questione di destra o di sinistra, ma di una profonda decadenza culturale della società, a cui tutti abbiamo contribuito.

 Ma per capire meglio fin dove ci siamo spinti,  bisogna appunto guardarci allo specchio. Cosa abbiamo avuto da ridire in  questi ultimi vent’anni?




Ecco, appunto.

                                                                                                                 Barnum

giovedì 28 novembre 2013

L'OMBRA LUNGA DEL CAVALIERE


Correva il lontano 1993 e un noto imprenditore decise di scendere in politica. Ora, 20 anni dopo, il Senato lo destituisce dopo un'agonia durata mesi, in seguito alla sentenza definitiva di condanna nel processo Mediaset. In un altro paese, il condannato si sarebbe dimesso immediatamente dopo la sentenza di III grado. In un'altra repubblica, Silvio non avrebbe mai ottenuto l'impero che ha costruito e soprattutto fatto carriera politica per due decenni. Ma questa è un'altra storia...


Fine?

Oltre un anno fa, avevo scritto uno speciale su Silvio Berlusconi (qui: http://goo.gl/uxtC5x), sulla sua storia, ma soprattutto sulla sua colpa suprema: l'aver cavalcato e ricodificato in salsa italiana quell'ondata culturale che ha investito buona parte dell'Occidente, a partire dagli anni 80. Quella spinta culturale/sociale ovviamente si è evoluta in più direzioni, molto spesso inquietanti, mentre l'illusione di benessere che permeava il Belpaese fino all'inizio del XXI sec. si sta esaurendo in questi anni di crisi e declino.
Un declino che ha investito anche Silvio Berlusconi a partire dal 2011, quando il suo governo cadde, facendo posto ai tecnocrati come Monti. Su di lui hanno agito diverse forze, oltre che un'ostilità sempre più diffusa da parte di un certo establishment, soprattutto europeo, che non sopportava più la sua presenza sullo scenario internazionale *. Ma nonostante l'avanzare del tempo, il logorio della politica e la sentenza di condanna, il leader incontrastato del centro-desta è ancora lui, sebbene avviato in una fase discendente irrecuperabile.
Ieri molte personalità (specialmente certi politici di sinistra e certi storici avversari di destra) esultavano per la fine dell'epopea politica del cavaliere di Arcore, pregustando già la sua uscita di scena e l'apertura di nuovi vasti prati nello scenario politico. Altri invece, come Matteo Renzi o diversi giornalisti, ammonivano sullo "stare attenti", mentre denunciavano il pericolo di un colpo di coda, di un canto finale del cigno. E fanno bene, conoscendo un minimo la storia di Berlusconi e i suoi continui "ritorni" nonostante tutto e tutti. Anche perchè a differenza di Craxi o altri, Silvio ha molte più armi e risorse:

A) Sebbene sia stato espulso dal Senato, Berlusconi continua a conservare gran parte del suo potere politico ed economico. E' padrone di un partito, Forza Italia, che ha ancora considerevoli numeri all'interno del parlamento e in tutto il paese. Dispone di un impero mediatico, ancora intatto, con 11 canali televisivi, la proprietà della Mondadori (la quale a sua volta controlla una quantità enorme di periodici, fra Chi, Focus, Donna Moderna e Panorama) ed infine il controllo del Giornale, attraverso il fratello Paolo. Ha una squadra di calcio plurititolata, AC Milan, dove ha sempre esercitato il suo influsso, anche per la sua immagine mediatica. Infine controlla anche una banca, "Mediolanum", e detiene quote di Mediobanca, uno dei rinomati "salotti buoni" della finanza italiana. E questo è solo l'impero sotto il suo controllo diretto. Poi vi sono tutti i satelliti, controllati da amici imprenditori o politici, che lo hanno sempre aiutato (per esempio, il quotidiano Libero è di proprietà degli Angelucci, molto vicini a Berlusconi.)

B) Nonostante abbia 78 anni, continua a conservare un'energia e una vitalità notevole, cosa che gli consente di tenere testa a svariati avversari, oltre che pensare a numerose soluzioni o inganni. Inoltre non è abituato a sconfitte cocenti, alle quali reagisce con furia e vendetta, alimentato dal suo Io ipertrofico e dalla sua immagine di personaggio "invincibile". 

C) Dispone di un culto della personalità molto forte, come hanno dimostrato le recenti elezioni del Febbraio 2013. Quando il suo partito sembrava spacciato, con la sua notevole presenza mediatica e carisma è riuscito a conseguire un risultato al di sopra di qualsiasi aspettativa. C'è una fetta di elettorato che lo voterà nonostante tutto, vuoi per carisma, vuoi per simpatia o per semplice convenienza.

D) Silvio è allo stesso tempo tutto e niente. Non è legato a nessuna particolare dottrina, ideologia o corrente di pensiero. A seconda del momento, si adatta e usa a suo vantaggio ciò che ritiene più utile. Negli anni 80 era socialista, quando il P.S.I era al potere. Nel 1994 si proclamava liberale e anti-statalista. E' stato via via, neocon, teocon, statalista, moderato, liberista, neo-liberista, vicino alla tradizione democristiana, europeista, anti-europeista e via dicendo. Le vecchie tradizioni storiche per lui non pesano nulla. Per dirlo con le parole di Massimo Fini: << E' questa totale mancanza di passato che dà a Berlusconi le mani libere e un grande vantaggio sui suoi avversari politici, laici e cattolici che, per quanto annacquati, devono tenere conto in qualche misura di una storia, di una tradizione, di un retaggio. >>**




Il Futuro

Berlusconi non uscirà facilmente dalla scenario politico. Per quanto sia fuori dal parlamento, ha tutte le armi per condizionare ancora pesantemente gli schemi del potere italiano (non è necessario avere un seggio per influenzare una società, come hanno dimostrato Grillo o semplicemente secoli e secoli di storia del Potere).
Sicuramente userà a proprio vantaggio il fatto di essere all'opposizione, dando il via ad una campagna elettorale permanente e massiccia, aiutato dal suo impero mediatico. Tenterà di logorare la bad company di Alfano e soci, ma allo stesso tempo li blandirà in caso di elezioni anticipate. Ma il suo vero alleato naturale in questo caso, paradossalmente, è proprio Matteo Renzi. Il giovane astro nascente condivide con Silvio la sotterranea ostilità verso il governo di larghe intese, anche solo per una mera questione di carriera personale. Renzi di certo non ha voglia di farsi logorare, per tutto il 2014, da un governo detestato da gran parte degli elettori, oltre che dalle trame dei vari potentati PD legati a Letta e alla vecchia guardia.
Questo però è solo l'orizzonte di breve termine sia per la società italiana, che per Berlusconi. Da una parte, anche con la futura scomparsa del leader forzista, dovremo fare i conti con la pesante eredità politica e culturale (la cui forza è ancora intatta, se non ancora più marcata) specialmente in questi anni di mediocrità e vuoto.
Dall'altra parte Berlusconi dovrà vedersela con gli altri processi in arrivo e una guerra senza quartiere, sia in Italia che in Europa contro di lui. Ma soprattutto dovrà fare i conti contro un avversario che non può battere: il Tempo. 

Tempus Fugit, caro Silvio...



Green


* E' risaputa l'ostilità di Angela Merkel e vari tecnocrati nordici nei confronti del leader del centro-destra. Inoltre stando a quello che dice Bini Smaghi, economista italiano (ma le sue parole potrebbero essere dettate da ostilità e risentimento di fondo) e Hans-Werner Sinn, presidente dell'omologo Istat tedesco, Silvio avrebbe commesso l'imperdonabile errore di mettere in discussione l'Euro e a quanto pare non gliel'hanno perdonata.

** Cit. Massimo Fini, pg.456, Senz'Anima



















martedì 26 novembre 2013

MORIRE PER IL SISTEMA


Il Corriere riporta questo ennesimo articolo sulla vita (o meglio non-vita) iper stressante di coloro che lavorano nell'alta finanza: http://nuvola.corriere.it/2013/11/26/la-finanza-non-e-un-mondo-dorato-la-storia-di-maria/
Non è una novità la descrizione fatta all'interno dell'articolo. Esistono fior fior di rapporti sul lavoro nelle grosse banche, specialmente in quelle globali come la Goldman Sachs, dove la gente si esaurisce per diventare milionaria, sempre che ce la faccia. Ma la questione della competitività spinta all'estremo, unita al sacrificio del proprio tempo e vita personale, non riguarda solo il mondo profondamente malato del sistema bancario, ma più in generale tutto il mondo lavorativo che si è venuto a sviluppare nel modello occidentale, dove ormai sembrano contare unicamente la produttività e il Pil.
Così siamo arrivati alla paradossale situazione in cui la gente si ammazza di lavoro, pur avendo una continua decrescita della classe media e quindi della propria ricchezza, mentre tutto il resto viene sacrificato in nome di un potentissimo meccanismo (produzione di massa + consumo a crescita esponenziale) esteso ormai in ogni angolo del pianeta.
E nel paradosso appaiono i "giustificazionisti", come potete osservare in alcuni dei commenti riportati sotto l'articolo del Corriere. Costoro sono una parte della popolazione che si adegua all'andazzo, qualunque esso sia, perchè "così va il mondo". E non solo: ribattono spesso in modo cinico e sarcastico a coloro che fanno notare che qualcosa sta andando palesemente storto. 
Uno potrebbe pensare che siano membri delle elites al comando, in quanto fanno spietatamente i loro interessi. Al contrario, i "giustificazionisti" si annidano nella classe media e povera. E per dirla in modo diretto e brutale, sono una palla al piede, se non addirittura un problema per tutti coloro che vogliono migliorare la situazione sociale. Sono coloro che ti rispondono: "è la realtà, signori", oppure "che ci possiamo fare", oppure "bisogna accettare questo o quello". In poche parole, seguendo il loro ragionamento, saremmo ancora all'età della pietra, con la schiavitù, i re per volontà divina o con le dittature dove bisogna sbattere i tacchi.
Il problema non è solo questo. I "giustificazionisti" sono solo uno dei tanti aspetti di questo sistema. L'altro aspetto inquietante è la continua menzogna nei confronti di se stessi. Gente che muore per il lavoro facendo finta di essere serena. Gente completamente insoddisfatta di questa vita senza senso, che però sfoggia grandi, enormi, falsissimi sorrisi in pubblico. Gente che per reggere questi ritmi si auto-distrugge attraverso droghe, alcool o psico-farmaci. Gente che arriva a 50/60 anni, dopo una vita di sacrifici, a ritrovarsi in mano il nulla o scoprire che ha buttato via gli anni migliori della propria vita (che non sono di sicuro quelli della pensione, al contrario della propaganda di questi tempi).
Forse, ogni tanto, sarebbe necessario fermarsi e riflettere sul quello che si sta facendo, a costo di prendere atto della pessima realtà in cui si è finiti e porvi rimedio. Anche perchè la vita è una sola e il tempo scorre in fretta, nonostante certa gente non voglia capirlo, con patetici deliri di immortalità, lifting e chirurgia plastica... 

Green








lunedì 25 novembre 2013

IL SUD E' PERSO


Oltre 150 anni fa vi era una terra chiamata il "Regno delle due Sicilie" che racchiudeva grosso modo l'attuale Sud Italia. Poi venne l'unificazione operata durante il Risorgimento sotto un'unica entità nazionale, l'Italia, dove il Nord guidato dai piemontesi annetteva e sottometteva "manu militari" quello che rimaneva del regno borbonico. 
Nel giro di pochi decenni sarebbe sorta la famosissima "questione meridionale", che tutt'ora, nell'anno 2013, continua a tenere banco...


Fuori controllo

In questi giorni grazie alle denunce dell'ex boss Carmine Schiavone e ai reportage del settimanale "L'Espresso" (combinati con gli studi della marina militare americana) sta acquisendo sufficiente visibilità mediatica la questione dei rifiuti tossici interrati dalla Camorra, che hanno inquinato larghi territori della Campania, con un incremento dei tumori e malattie varie del 30/40 %. Decenni di attività criminali hanno reso intere zone pericolose per la salute degli abitanti, con il rischio concreto di trovarsi presto davanti a zone off-limits: 
La questione fra l'altro era risaputa da decenni, specialmente dal 1993, quando Carmine Schiavone denunciò i traffici illegali di fronte a varie commissioni nazionali, le quali risposero con una coltre di silenzio durata 20 anni (il rapporto è stato reso accessibile al pubblico solo pochi giorni fa), emblema del disinteresse o evidente "interesse" di certi apparati statali.
Ma l'inquinamento non finisce di sicuro con i camion carichi di rifiuti, data l'abbondante speculazione edilizia, la crisi dei rifiuti che aveva investito Napoli nel 2008, le navi cariche di fusti fatte affondare a largo e un generale menefreghismo della "cosa" pubblica.



Una situazione ormai ingestibile a tutti i livelli, con buona pace delle promesse politiche fatte da tutte le forze partitiche in campo. Le quali hanno contribuito, a parte pochi onesti, al malgoverno e allo spreco di centinaia di miliardi di €, fra clientelismi, società para-statali inefficienti, opere pubbliche dai prezzi gonfiati (ovviamente gestite tramite appalti e sub-appalti dalle organizzazioni criminali) e una proliferazione di posti pubblici non necessari come rimedio (pessimo) alla disoccupazione.
Ed è in questo rapporto perverso fra Stato e Società che si configura uno dei punti più critici nella gestione del territorio meridionale. Da una parte troviamo uno Stato centrale debole, i cui pezzi deviati intavolano accordi e trattative con le peggiori realtà criminali. Dall'altra parte una realtà culturale alla deriva 
(la famosa teoria che riguarda il familismo amorale: http://it.wikipedia.org/wiki/Familismo_amorale)
incapace di spezzare il degrado collettivo, nonostante la disperata lotta di persone, magistrati e organizzazioni sociali oneste.
Gli stessi tentativi di abbattere le mafie (Cosa Nostra, N'drangheta, Camorra) a partire dagli anni 80, hanno sortito solo un effetto parziale. Sicuramente c'è molto più informazione e mezzi rispetto al periodo precedente, quando la stessa esistenza della mafia veniva negata. Ma l'arresto di migliaia di mafiosi non ha fermato l'espandersi delle attività criminali, con fatturati di decine di miliardi di €, fra droga, appalti e altre attività illegali. Le stesse organizzazioni sono sempre più presenti nel Nord Italia, fra riciclaggio e controllo diretto, mentre la mafia cambia pelle, avvalendosi sempre di più di irreprensibili colletti bianchi, chiusi nei loro insospettabili salotti "buoni".
In sintesi ci ritroviamo tre regioni italiane quasi fuori controllo, di cui una, la Calabria, è ormai uno stato a parte, dove il controllo capillare dell'N'drangheta ha reso lo Stato centrale un fantasma (l'evasione fiscale è quasi al 90%).



La Campania, oltre alle problematiche comuni alle altre regioni del sud, presenta il gravissimo problema dell'inquinamento ambientale che sta falcidiando la popolazione. La Sicilia continua a registrare la presenza di Cosa Nostra, non più sanguinaria come negli anni 80, ma con una forma nuova, più attenta alla conduzione degli "affari" in modo silenzioso. Fa caso a parte la regione della Puglia, che negli ultimi anni si è leggermente discostata dell'andamento negativo, grazie al boom turistico del Salento, ma anche grazie al notevole indebitamento proseguito sotto l'amministrazione di Niki Vendola (1,5 miliardi di € quello della sanità). Il quale però deve confrontarsi con la crisi dell'Ilva e la presenza costante della Sacra Corona Unita.


Reazione?

Se ne parla da anni, decenni, del rinascimento del Meridione, con scarse conseguenze e tanta inutile pubblicità politica (la primavera di Palermo, la primavera di Napoli, ecc, ecc). Di sicuro l'operato delle forze dell'ordine e della parte onesta della società non sono sufficienti a debellare i vari problemi sociali e legali. Al contrario nel breve/medio periodo potremmo assistere ad un netto peggioramento , data la crisi economica che sta colpendo il paese e venendo a mancare le risorse per far funzionare i tribunali (oltre che il manifestarsi di un malcelato fastidio, da parte di certi politici, nei confronti dei pochi magistrati che non si allineano al sistema opaco dei privilegi e "aiuti") e aiutare le organizzazioni civili che si battono contro l'illegalità.
Ma forse la realtà più difficile da accettare è che questo tipo di Stato Italiano non potrà mai risolvere in modo serio i problemi del Sud Italia. Troppo debole, troppo corrotto, con insanabili divisioni fra il Nord e il Sud, dove una parte degli stessi industriali del Nord concorrono ad aggravare il problema, alimentando il riciclaggio e lo smaltimento illegale di rifiuti (l'altra parte invece viene massacrata di tasse per mantenere in piedi uno stato burocraticamente infernale). Roma appare sempre più distante, a parte le brevissime politiche mediatiche d'emergenza, mentre alcune delle soluzioni ottimali sul lungo termine per togliere mercato ai sistemi mafiosi, come la legalizzazione della prostituzione e della droga, vengono sistematicamente ignorate.
La stessa democrazia nel Meridione mostra tutti i suoi limiti, fra scarsa cultura civica e clientelismo ramificato in ogni ambito.
Quando la situazione si farà "medievale", per risollevare le regioni del Sud, inevitabilmente si ricorrerà a metodi dittatoriali e brutali, in quanto sarà la stessa gente a richiedere l'extrema ratio. Ma non basteranno le operazioni di polizia, se esse non verranno unite ad un programma sociale e culturale su larga scala, da applicare in modo ferreo per decenni, così da spezzare quel clima culturale che fa da brodo al declino. In poche parole un nuovo movimento di "fanatici", persone integerrime unite sotto un nuovo potere, in grado di non scendere a compromessi con le organizzazioni mafiose.
Ma per ottenere questo obiettivo servirà una profondo cambiamento del paradigma democratico/economico attuale. Quindi non solo il Sud, ma anche la stessa Italia e forse oltre...

Green


































venerdì 22 novembre 2013

EQUILIBRIUM


Equilibrium ha una sola regola,
una regola uguale per tutti.
La regola è questa: aprire gli occhi.

Il paradiso promesso dalla nostra società industrializzata e in piena globalizzazione, si è lentamente trasformato in un'oscura minaccia, per quanto si tenda a nasconderlo in tutti i modi, mentendo soprattutto a noi stessi.
Molti considerano la crisi odierna come un preludio alla fine del mondo o come una scossa passeggera, in attesa di tornare nella realtà di "ieri".
In realtà, come noi pensiamo e crediamo, è la necessaria fine di un'epoca.

Il blog EQUILIBRIUM non sarà quindi solo un luogo di analisi della realtà attuale, ma anche il tentativo di teorizzare, cavalcare e prevedere i nuovi "mondi" che verranno.
I tempi ora sono maturi, tocca a noi fare il passo decisivo.
                                                                                                                                                              EQUILIBRIUM