lunedì 25 novembre 2013

IL SUD E' PERSO


Oltre 150 anni fa vi era una terra chiamata il "Regno delle due Sicilie" che racchiudeva grosso modo l'attuale Sud Italia. Poi venne l'unificazione operata durante il Risorgimento sotto un'unica entità nazionale, l'Italia, dove il Nord guidato dai piemontesi annetteva e sottometteva "manu militari" quello che rimaneva del regno borbonico. 
Nel giro di pochi decenni sarebbe sorta la famosissima "questione meridionale", che tutt'ora, nell'anno 2013, continua a tenere banco...


Fuori controllo

In questi giorni grazie alle denunce dell'ex boss Carmine Schiavone e ai reportage del settimanale "L'Espresso" (combinati con gli studi della marina militare americana) sta acquisendo sufficiente visibilità mediatica la questione dei rifiuti tossici interrati dalla Camorra, che hanno inquinato larghi territori della Campania, con un incremento dei tumori e malattie varie del 30/40 %. Decenni di attività criminali hanno reso intere zone pericolose per la salute degli abitanti, con il rischio concreto di trovarsi presto davanti a zone off-limits: 
La questione fra l'altro era risaputa da decenni, specialmente dal 1993, quando Carmine Schiavone denunciò i traffici illegali di fronte a varie commissioni nazionali, le quali risposero con una coltre di silenzio durata 20 anni (il rapporto è stato reso accessibile al pubblico solo pochi giorni fa), emblema del disinteresse o evidente "interesse" di certi apparati statali.
Ma l'inquinamento non finisce di sicuro con i camion carichi di rifiuti, data l'abbondante speculazione edilizia, la crisi dei rifiuti che aveva investito Napoli nel 2008, le navi cariche di fusti fatte affondare a largo e un generale menefreghismo della "cosa" pubblica.



Una situazione ormai ingestibile a tutti i livelli, con buona pace delle promesse politiche fatte da tutte le forze partitiche in campo. Le quali hanno contribuito, a parte pochi onesti, al malgoverno e allo spreco di centinaia di miliardi di €, fra clientelismi, società para-statali inefficienti, opere pubbliche dai prezzi gonfiati (ovviamente gestite tramite appalti e sub-appalti dalle organizzazioni criminali) e una proliferazione di posti pubblici non necessari come rimedio (pessimo) alla disoccupazione.
Ed è in questo rapporto perverso fra Stato e Società che si configura uno dei punti più critici nella gestione del territorio meridionale. Da una parte troviamo uno Stato centrale debole, i cui pezzi deviati intavolano accordi e trattative con le peggiori realtà criminali. Dall'altra parte una realtà culturale alla deriva 
(la famosa teoria che riguarda il familismo amorale: http://it.wikipedia.org/wiki/Familismo_amorale)
incapace di spezzare il degrado collettivo, nonostante la disperata lotta di persone, magistrati e organizzazioni sociali oneste.
Gli stessi tentativi di abbattere le mafie (Cosa Nostra, N'drangheta, Camorra) a partire dagli anni 80, hanno sortito solo un effetto parziale. Sicuramente c'è molto più informazione e mezzi rispetto al periodo precedente, quando la stessa esistenza della mafia veniva negata. Ma l'arresto di migliaia di mafiosi non ha fermato l'espandersi delle attività criminali, con fatturati di decine di miliardi di €, fra droga, appalti e altre attività illegali. Le stesse organizzazioni sono sempre più presenti nel Nord Italia, fra riciclaggio e controllo diretto, mentre la mafia cambia pelle, avvalendosi sempre di più di irreprensibili colletti bianchi, chiusi nei loro insospettabili salotti "buoni".
In sintesi ci ritroviamo tre regioni italiane quasi fuori controllo, di cui una, la Calabria, è ormai uno stato a parte, dove il controllo capillare dell'N'drangheta ha reso lo Stato centrale un fantasma (l'evasione fiscale è quasi al 90%).



La Campania, oltre alle problematiche comuni alle altre regioni del sud, presenta il gravissimo problema dell'inquinamento ambientale che sta falcidiando la popolazione. La Sicilia continua a registrare la presenza di Cosa Nostra, non più sanguinaria come negli anni 80, ma con una forma nuova, più attenta alla conduzione degli "affari" in modo silenzioso. Fa caso a parte la regione della Puglia, che negli ultimi anni si è leggermente discostata dell'andamento negativo, grazie al boom turistico del Salento, ma anche grazie al notevole indebitamento proseguito sotto l'amministrazione di Niki Vendola (1,5 miliardi di € quello della sanità). Il quale però deve confrontarsi con la crisi dell'Ilva e la presenza costante della Sacra Corona Unita.


Reazione?

Se ne parla da anni, decenni, del rinascimento del Meridione, con scarse conseguenze e tanta inutile pubblicità politica (la primavera di Palermo, la primavera di Napoli, ecc, ecc). Di sicuro l'operato delle forze dell'ordine e della parte onesta della società non sono sufficienti a debellare i vari problemi sociali e legali. Al contrario nel breve/medio periodo potremmo assistere ad un netto peggioramento , data la crisi economica che sta colpendo il paese e venendo a mancare le risorse per far funzionare i tribunali (oltre che il manifestarsi di un malcelato fastidio, da parte di certi politici, nei confronti dei pochi magistrati che non si allineano al sistema opaco dei privilegi e "aiuti") e aiutare le organizzazioni civili che si battono contro l'illegalità.
Ma forse la realtà più difficile da accettare è che questo tipo di Stato Italiano non potrà mai risolvere in modo serio i problemi del Sud Italia. Troppo debole, troppo corrotto, con insanabili divisioni fra il Nord e il Sud, dove una parte degli stessi industriali del Nord concorrono ad aggravare il problema, alimentando il riciclaggio e lo smaltimento illegale di rifiuti (l'altra parte invece viene massacrata di tasse per mantenere in piedi uno stato burocraticamente infernale). Roma appare sempre più distante, a parte le brevissime politiche mediatiche d'emergenza, mentre alcune delle soluzioni ottimali sul lungo termine per togliere mercato ai sistemi mafiosi, come la legalizzazione della prostituzione e della droga, vengono sistematicamente ignorate.
La stessa democrazia nel Meridione mostra tutti i suoi limiti, fra scarsa cultura civica e clientelismo ramificato in ogni ambito.
Quando la situazione si farà "medievale", per risollevare le regioni del Sud, inevitabilmente si ricorrerà a metodi dittatoriali e brutali, in quanto sarà la stessa gente a richiedere l'extrema ratio. Ma non basteranno le operazioni di polizia, se esse non verranno unite ad un programma sociale e culturale su larga scala, da applicare in modo ferreo per decenni, così da spezzare quel clima culturale che fa da brodo al declino. In poche parole un nuovo movimento di "fanatici", persone integerrime unite sotto un nuovo potere, in grado di non scendere a compromessi con le organizzazioni mafiose.
Ma per ottenere questo obiettivo servirà una profondo cambiamento del paradigma democratico/economico attuale. Quindi non solo il Sud, ma anche la stessa Italia e forse oltre...

Green


































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