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Membri della band:
Giuliano Billi: voce, chitarra, synth
Francesco Salvadori: chitarra, synth, cori
Ljubo Ungherelli: voce, performance
Vanessa Billi: voce, cori, synth
Antonio Polidoro: batteria, octopad
Ci troviamo di fronte ad un panorama dirompente ed esplosivo.
Un’unione incandescente fatta di chitarre distorte, drum muchine e
sintetizzatori che si fondono in un miscuglio dal sapore piccante del post
punk, dell’eco delle colonne sonore dei film di David Lynch, passando per i
Daft Punk e il riverbero dei giornali scandalistici.
I Cronaca e Preghiera nutrono il loro progetto musicale con successo
attraverso la diffusione online e, dal 2014, lo arricchiscono con un pacchetto
di concerti dal vivo supportati da performance coreografiche.
Il loro omonimo album d’esordio è il frutto più autentico
dell’autoproduzione, mezzo che consente una maggiore libertà economica ed
espressiva.
Ai tre componenti della band si è aggiunto anche Ljubo Ungherelli,
scrittore che ha all’attivo decine di romanzi, fan del gruppo, collaboratore ai
testi e alle voci e artista totale.
Partiamo
dall’inizio, dal titolo: Cronaca e preghiera. Come mai avete scelto questo
nome? Che cosa è “Cronaca” e cosa è “Preghiera”?
Prima di tutto perché secondo noi suonava
bene! Inoltre, mentre venivano fuori i primi brani, ci siamo resi conto che i
testi in particolare avevano un preciso denominatore comune. Attingevano
infatti, oltre al nostro personale vissuto, a fatti di cronaca estrapolati da giornali
locali, così come da interviste, fumetti e altro ancora. Da qui il termine
"Cronaca".
La "Preghiera" rappresenta
invece la sublimazione della realtà, il nostro lato di spiritualità atea che
dalla Cronaca trae spunto per raccontare la nostra visione del mondo.
Musicalmente
sembra una sperimentazione che viaggia tra la new wave e il post punk degli
ottanta unita alla migliore tradizione dello spoken word. Cosa vi ha spinto a
seguire queste sonorità?
Il post punk è uno dei generi a cui siamo
più affezionati ed è molto adatto alle tematiche che trattiamo nei testi;
volevamo dare un suono molto urbano e metropolitano a questo disco. Ci sono
però molte altre ispirazioni, prevalentemente di colonne sonore, specie quelle
di David Lynch (in particolare per “La vita al tempo della crisi” e “Mi sposo
un calciatore”) e David Cronenberg (per “Costa meno andare a troie”). In più,
un uso dell’elettronica dettato tanto dal post punk quanto dai Daft Punk, ad
esempio (“Condominio”).
In generale, tendiamo ad arricchire le
canzoni con determinate peculiarità che a nostro parere servono a dare forza al
messaggio, senza curarci più di tanto di eventuali rimandi o riferimenti.
I testi
sembrano flussi di pensiero, sono molto espliciti, veri e surreali al tempo
stesso. Da dove avete tratto l’ispirazione?
Quasi tutti i testi hanno un’origine
autobiografica, filtrata dagli spunti di cronaca di cui si diceva poc’anzi. Usiamo
spesso un linguaggio esplicito, non solo nelle parole ma anche nell’immediatezza,
per svincolarci dall’abuso del testo ermetico (e incomprensibile),
caratteristica del rock italiano anni ’80 e ’90. L’ispirazione viene dall’alienazione
della vita nella metropoli e nella periferia suburbana (“Condominio”, “Una
splendida giornata di sole”, “L’abominevole uomo cupo”) e dalla solitudine e
superficialità con cui a volte si vive la coppia (“Costa meno andare a troie”,
“Mi sposo un calciatore”, “Le cose sexy”). Un caso a parte è “Sogni infranti a
Paderno Dugnano”, titolo letto su un giornale locale facendo colazione al bar.
Strano accostamento tra due parole poetiche ed evocative e il brusco
atterraggio sul nome di un comune lombardo. Da lì abbiamo incollato insieme
vari stralci di articoli e ne è venuto fuori un ritratto disincantato e
compassionevole della vita di provincia.
Quanta
autobiografia è presente nei testi?
Moltissima, almeno l’80% dei testi parte
da storie vissute in prima persona. Ci interessava in questo disco dare sfogo
senza censure al lato oscuro, ai nostri sentimenti più negativi. “Condominio”
racconta cose viste e vissute da Francesco quando abitava in un monolocale nel
centro di Milano: le case di ringhiera milanesi rappresentano un microcosmo
estremamente variopinto. “Costa meno
andare a troie” e “Ucciderti a rate” sono ritratti abbastanza fedeli di momenti
di totale sfiducia nelle relazioni. C’è comunque una forte ironia che colora
tutto questo nero, un modo di raccontare che paga pegno agli Skiantos, che ad
onta dei giudizi più superficiali erano molto più di un semplice gruppo
demenziale.
Come mai
avete scelto di realizzare questo album attraverso l’autoproduzione?
Sentivamo che il disco doveva uscire così
com’era nato: velocemente, senza ripensamenti. Quasi tutto il lavoro rispecchia
i provini fatti in meno di una giornata. Non volevamo in quel momento produttori
che ci dicessero cosa fare o ci costringessero a dilatare i tempi di
pubblicazione. Così, dato che il mondo di oggi lo permette, abbiamo attinto ai
nostri risparmi e registrato il disco, che stiamo promuovendo grazie al
prezioso supporto di management e ufficio stampa di Astarte Agency.
L’autoproduzione per un musicista è anche molto istruttiva, ti aiuta a capire
fino in fondo i processi che vanno dalla creazione alla fruizione.
Ljubo, con
che spirito ti sei approcciato a questo progetto? Quale è la tua idea di
musica? Con quale forma d’arte preferisci comunicare?
A metà anni Duemila ero un fan della precedente
incarnazione del gruppo, e quando mi è stato proposto di collaborare alla
stesura dei testi di nuove canzoni ho accettato con incosciente entusiasmo,
dato che non mi ero mai cimentato in questo genere di composizione (nell’altra
mia esperienza musicale, Progetto Idioma, i testi erano stralci di miei romanzi
declamati/urlati in modo assai poco ortodosso).
La mia idea di musica si può così riassumere:
immediatezza, melodia, energia. E un’attenzione particolare allo spettacolo
live nella sua accezione più ampia e non limitata a esecutori che suonano e
cantano e fine. Tutti elementi che ritrovo in questa band.
Quest’anno cade il ventennale della mia carriera di
scrittore ed è naturale che sia la prosa la forma espressiva con cui mi trovo
più a mio agio. Mi sono comunque sempre rimesso in discussione e credo d’aver
dato un significativo contributo anche in questa per me inedita veste di
(co)autore di testi musicali.
Prossimi
progetti in cantiere?
Suonare il nostro disco dal vivo il più
possibile! Abbiamo due set, uno acustico per i club piccoli, più blues e
intimo, e uno prettamente rock’n’roll per gli altri locali. Cerchiamo sempre di
proporre un live che sia eccitante e coinvolgente a livello d’impatto scenico
oltre che musicale. Siamo inoltre al lavoro su dei nuovi brani, mentre a breve
vedrà la luce il videoclip del nostro secondo singolo “Ucciderti a rate”.
Seguiteci ai concerti e sulle nostre piattaforme online e ne vedrete delle
belle!
Occidente
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