mercoledì 18 febbraio 2015

Tavola Calda: Suoni e ispirazioni per sensibilità metropolitane. INTERVISTA AI CRONACA E PREGHIERA











Membri della band:

Giuliano Billi: voce, chitarra, synth
Francesco Salvadori: chitarra, synth, cori
Ljubo Ungherelli: voce, performance
Vanessa Billi: voce, cori, synth
Antonio Polidoro: batteria, octopad



Ci troviamo di fronte ad un panorama dirompente ed esplosivo.

Un’unione incandescente fatta di chitarre distorte, drum muchine e sintetizzatori che si fondono in un miscuglio dal sapore piccante del post punk, dell’eco delle colonne sonore dei film di David Lynch, passando per i Daft Punk e il riverbero dei giornali scandalistici.
I Cronaca e Preghiera nutrono il loro progetto musicale con successo attraverso la diffusione online e, dal 2014, lo arricchiscono con un pacchetto di concerti dal vivo supportati da performance coreografiche.
Il loro omonimo album d’esordio è il frutto più autentico dell’autoproduzione, mezzo che consente una maggiore libertà economica ed espressiva.
Ai tre componenti della band si è aggiunto anche Ljubo Ungherelli, scrittore che ha all’attivo decine di romanzi, fan del gruppo, collaboratore ai testi e alle voci e artista totale.

Partiamo dall’inizio, dal titolo: Cronaca e preghiera. Come mai avete scelto questo nome? Che cosa è “Cronaca” e cosa è “Preghiera”?

Prima di tutto perché secondo noi suonava bene! Inoltre, mentre venivano fuori i primi brani, ci siamo resi conto che i testi in particolare avevano un preciso denominatore comune. Attingevano infatti, oltre al nostro personale vissuto, a fatti di cronaca estrapolati da giornali locali, così come da interviste, fumetti e altro ancora. Da qui il termine "Cronaca".
La "Preghiera" rappresenta invece la sublimazione della realtà, il nostro lato di spiritualità atea che dalla Cronaca trae spunto per raccontare la nostra visione del mondo.

Musicalmente sembra una sperimentazione che viaggia tra la new wave e il post punk degli ottanta unita alla migliore tradizione dello spoken word. Cosa vi ha spinto a seguire queste sonorità?

Il post punk è uno dei generi a cui siamo più affezionati ed è molto adatto alle tematiche che trattiamo nei testi; volevamo dare un suono molto urbano e metropolitano a questo disco. Ci sono però molte altre ispirazioni, prevalentemente di colonne sonore, specie quelle di David Lynch (in particolare per “La vita al tempo della crisi” e “Mi sposo un calciatore”) e David Cronenberg (per “Costa meno andare a troie”). In più, un uso dell’elettronica dettato tanto dal post punk quanto dai Daft Punk, ad esempio (“Condominio”).
In generale, tendiamo ad arricchire le canzoni con determinate peculiarità che a nostro parere servono a dare forza al messaggio, senza curarci più di tanto di eventuali rimandi o riferimenti.

I testi sembrano flussi di pensiero, sono molto espliciti, veri e surreali al tempo stesso. Da dove avete tratto l’ispirazione?

Quasi tutti i testi hanno un’origine autobiografica, filtrata dagli spunti di cronaca di cui si diceva poc’anzi. Usiamo spesso un linguaggio esplicito, non solo nelle parole ma anche nell’immediatezza, per svincolarci dall’abuso del testo ermetico (e incomprensibile), caratteristica del rock italiano anni ’80 e ’90. L’ispirazione viene dall’alienazione della vita nella metropoli e nella periferia suburbana (“Condominio”, “Una splendida giornata di sole”, “L’abominevole uomo cupo”) e dalla solitudine e superficialità con cui a volte si vive la coppia (“Costa meno andare a troie”, “Mi sposo un calciatore”, “Le cose sexy”). Un caso a parte è “Sogni infranti a Paderno Dugnano”, titolo letto su un giornale locale facendo colazione al bar. Strano accostamento tra due parole poetiche ed evocative e il brusco atterraggio sul nome di un comune lombardo. Da lì abbiamo incollato insieme vari stralci di articoli e ne è venuto fuori un ritratto disincantato e compassionevole della vita di provincia.

Quanta autobiografia è presente nei testi?

Moltissima, almeno l’80% dei testi parte da storie vissute in prima persona. Ci interessava in questo disco dare sfogo senza censure al lato oscuro, ai nostri sentimenti più negativi. “Condominio” racconta cose viste e vissute da Francesco quando abitava in un monolocale nel centro di Milano: le case di ringhiera milanesi rappresentano un microcosmo estremamente variopinto.  “Costa meno andare a troie” e “Ucciderti a rate” sono ritratti abbastanza fedeli di momenti di totale sfiducia nelle relazioni. C’è comunque una forte ironia che colora tutto questo nero, un modo di raccontare che paga pegno agli Skiantos, che ad onta dei giudizi più superficiali erano molto più di un semplice gruppo demenziale.

Come mai avete scelto di realizzare questo album attraverso l’autoproduzione?

Sentivamo che il disco doveva uscire così com’era nato: velocemente, senza ripensamenti. Quasi tutto il lavoro rispecchia i provini fatti in meno di una giornata. Non volevamo in quel momento produttori che ci dicessero cosa fare o ci costringessero a dilatare i tempi di pubblicazione. Così, dato che il mondo di oggi lo permette, abbiamo attinto ai nostri risparmi e registrato il disco, che stiamo promuovendo grazie al prezioso supporto di management e ufficio stampa di Astarte Agency. L’autoproduzione per un musicista è anche molto istruttiva, ti aiuta a capire fino in fondo i processi che vanno dalla creazione alla fruizione.

Ljubo, con che spirito ti sei approcciato a questo progetto? Quale è la tua idea di musica? Con quale forma d’arte preferisci comunicare?

A metà anni Duemila ero un fan della precedente incarnazione del gruppo, e quando mi è stato proposto di collaborare alla stesura dei testi di nuove canzoni ho accettato con incosciente entusiasmo, dato che non mi ero mai cimentato in questo genere di composizione (nell’altra mia esperienza musicale, Progetto Idioma, i testi erano stralci di miei romanzi declamati/urlati in modo assai poco ortodosso).
La mia idea di musica si può così riassumere: immediatezza, melodia, energia. E un’attenzione particolare allo spettacolo live nella sua accezione più ampia e non limitata a esecutori che suonano e cantano e fine. Tutti elementi che ritrovo in questa band.
Quest’anno cade il ventennale della mia carriera di scrittore ed è naturale che sia la prosa la forma espressiva con cui mi trovo più a mio agio. Mi sono comunque sempre rimesso in discussione e credo d’aver dato un significativo contributo anche in questa per me inedita veste di (co)autore di testi musicali.

Prossimi progetti in cantiere?

Suonare il nostro disco dal vivo il più possibile! Abbiamo due set, uno acustico per i club piccoli, più blues e intimo, e uno prettamente rock’n’roll per gli altri locali. Cerchiamo sempre di proporre un live che sia eccitante e coinvolgente a livello d’impatto scenico oltre che musicale. Siamo inoltre al lavoro su dei nuovi brani, mentre a breve vedrà la luce il videoclip del nostro secondo singolo “Ucciderti a rate”. Seguiteci ai concerti e sulle nostre piattaforme online e ne vedrete delle belle!


Occidente

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