mercoledì 10 dicembre 2014

INTERCEPTOR: Mafia (?) Capitale (??)

A distanza di una settimana circa dall'esplosione del caso cosiddetto Mafia Capitale (che nel titolo riporto con qualche punto di domanda, e tra poco capirete perchè), trovo sia il caso di mettere qualche punto fermo in questa vicenda.
Col trascorrere dei giorni, come di consueto accade, lo scandalo è stato portato avanti dai media secondo i canonici due filoni: da un lato la cronaca voracemente alla ricerca di nuove sotto-trame sempre più avvincenti (...) e sempre più specifiche, dall'altro i tromboni della politica politicante che hanno avviato il canonico fuoco di fila di proposte per rimediare (?) al problema. Prima di partire con la mia riflessione dedicherei due righe alle proposte risolutive (sic) delle fazioni politiche che ultimamente hanno più successo.

Lega Nord: Salvini ( http://eqpress21.blogspot.it/2014/11/interceptor-il-compagno-salvini.html ) , eccolo, propone per Roma un sindaco leghista. Notevole, ma come faccia tosta, per un partito con una lunga storia di tangenti iniziata nel 1993 con la mitica maxi-tangente Enimont (Bossi condannato), proseguita con varie sotto-trame di rilievo (voto di scambio politico-mafioso) e sfociata nella gloria dell'ottimo Belsito, un (UN!!) anno fa.
Renzi: mercoledì in un'intervista ha dichiarato che non servono nuove leggi. Ieri ne ha proposta una. Ho detto tutto.
Movimento a 5 stelle: con la lucidità che li contraddistingue, chiedono la testa di Marino. Precisando che ritengo imprescindibile il chiarimento completo della posizione dell'attuale sindaco rispetto al sistema scoperto (o meglio, ipotizzato dall'accusa), i grillini al solito blaterano per far parlare di se, ma un'idea d' iniziativa politica pragmatica che sia una non sono in grado di tirarla fuori. Per due ragioni: la prima, che l'amministrazione corrente sembra estranea alle trame più grevi; la seconda, che Marino lo volevano cacciare già Meloni e Borghezi vari, nonché il PD romano (già!) 15 giorni fa, nei giorni dello scandalo (perlopiù fittizio) di Tor Sapienza. Al momento Marino si regge sul fatto che Renzi e Orfini lo usano, grottescamente devo dire, come garanzia della pulizia del PD (nessun errore di battitura: è proprio lo stesso PD di tre righe fa). Passata la buriana (diciamo tra 3, 4, 6 mesi?), è possibile che la defenestrazione dell'attuale sindaco avvenga, con la collaborazione dei 5 stelle medesimi, che presumibilmente alle successive elezioni verranno comunque giustiziati dall'elettorato (come in tutte le elezioni locali recenti), riconsegnando la città alle ottime consorterie destre e sinistre che stiamo vedendo all'opera (e abbiamo visto nei precedenti decenni).

Mah. Bando a queste chiacchiere da bar. andiamo ai punti che ritengo più importanti. Nel titolo aggiungevo dei punti di domanda al nome con cui è divenuto celebre lo scandalo, vediamo perché.
MAFIA
La parola mafia è associata al presente scandalo non perché, allo stato delle indagini, esponenti delle mafie tradizionali (che bel paese l'Italia, che ha mille interessanti tradizioni, anche per la malavita) siano implicati. Ma perché l'elevato numero di indagati e la ramificazione delle loro attività
corruttive permettono la contestazione del reato associativo (ovvero, l'esistenza di una rete organizzata) e di stampo mafioso (ovvero i cui sodali sono solidamente e continuativamente legati, si proteggano mediante omertà, eccetera).
Lode ai magistrati il cui lavoro sinora ha permesso ciò, ricordando che il tutto deve essere ancora dibattuto in aula però. Il fatto da ricordare è che però questa è una novità giuridica, non fattuale. Mi spiego meglio. I fatti contestati, come quadro generale, non sono dissimili, ma solo più estesi,
rispetto ad altre strutture di corruzione organizzata riscontrate in Italia in tempi recenti (e anche non recenti). La parola "tangentopoli" inventata poco più di venti anni fa faceva riferimento proprio a questo, per la città di Milano a inizio anni '90. Antonio Di Pietro coniò il termine "dazione ambientale" per intendere che le bustarelle non erano occasionali ma parte integrante di molte attività politico-imprenditoriali.
All'epoca sistemi corruttivi estesi vennero poi fuori in tutte le maggiori città italiane: è grazie all'incompetenza se non alla collusione dei nostri politici, che tali sistemi hanno continuato a prosperare.
Tralascio di ricordare gli scandali recenti di estesa corruzione, ritorno al mio plauso iniziale alla magistratura; se anche la strada verso le condanne è ancora lunga, è buona cosa che si tenti di colpire il fenomeno per ciò che è: una vera e propria mafia. Non è poco e molto se ne discuterà, a chi non è convinto dell'importanza di questo passaggio, ricordo che fino agli anni '80 Cosa Nostra per lo Stato Italiano era una leggenda metropolitana, giacché mai la magistratura era riuscita dimostrarne
l'esistenza come ente unitario, mediante sentenza di tribunale: si dovettero attendere Falcone, Borsellino e Caponnetto, e si dovette arrivare alla sentenza del Maxi-processo, giunta in Cassazione addirittura a inizio 1992 ... e ci si ricorderà cosa accadde poi.
CAPITALE
Se da un lato vi è il fronte giuridico, che sarà, sono facile profeta, martellato incessantemente nei prossimi mesi (che poi ricordiamo, è anche giusto che sia così, in questi giorni abbiamo notizia di stampa, i reati verranno accertati dopo i processi; nel mentre avremo comunque i soliti piagnistei dei vari politici che in un modo o nell'altro riusciranno a tirarsene fuori, magari per un vizio di forma, una prescrizione o un'insufficienza probatoria), dall'altro abbiamo il filone che definirei "geografico".
Ebbene sì. Non vi è alcuna fottuta ragione sensata per ritenere che le condotte rilevate in questi giorni siano specifiche della città di Roma.
Anzi, come ho precedentemente ricordato, casi analoghi del passato sono partiti dal profondo nord (ricordo Torino e Venezia allora) per poi dilagare in tutta Italia. Non è così oggi solo perchè, ovviamente, la magistratura non ha elementi (noti, ad oggi) per estendere le indagini su sistemi corruttivi analoghi in altre grandi città italiane. Eppure ...
Eppure nessuno dotato di raziocinio può escludere che sarebbe il caso di dare una controllata al sistema integrato appalti/servizi di tutte le grandi città italiane. Così, una specie di tagliando.
Sarebbe un'iniziativa lodevole e potrebbe prevenire qualche danno serio (ad esempio) alle casse degli enti locali grandi e piccole, che ad ogni Finanziaria sono pesantemente alleggerite.
Il problema è chi dovrebbe occuparsene: sarebbe un ottimo argomento per una commissione di inchiesta parlamentare finalmente utile.
Tornando alla realtà, il problema tragico è che ad occuparsene dovrebbe essere la politica. La politica, quella di cui si parla a inizio articolo.
Non credo si debba aggiungere altro.

Buona vita ...
Toe Cutter

PS: in questo articolo non ho avuto modo di toccare il tema dei servizi a immigrati e campi rom, ampiamente grassati dalla banda di malfattori in oggetto. Magari ci tornerò più avanti, ricordo solo il mio precendente articolo ( http://eqpress21.blogspot.it/2014/11/interceptor-astensione-e-altri.html ) e farei notare come, alla fine, è bastato solo qualche giorno per assistere alla perfetta chiusura del cerchio: disagio sociale, che alimenta la malavit, che alimenta il malcontento, che alimenta la politica. La quale politica poi alimenta se stessa in primis, e in secundis, la banda della Magliana, che poi alimenta il disagio sociale rapinando i fondi pubblici che dovrebbero farvi fronte. Meraviglioso.


mercoledì 3 dicembre 2014

Tavola Calda. FIORI DAL LIMBO, OVVERO LE ALI SCELTE PER VOLARE. INTERVISTA A VERNER


La prendo larga: i compiti non piacciono a nessuno ma a volte capita di doverli svolgere anche se non si vorrebbe. 

I compiti dell’esistenza, poi, a volte sono fastidiosi.

L’arte, in teoria, dovrebbe avere il compito di ampliare i limiti della coscienza. Questa frase è già stata pronunciata in diversi ambiti, ma credo sia utile farla diventare un mantra. 

I cantautori, nello specifico, hanno provato varie volte ad espandere la coscienza, parlando di realtà sociale o di realtà quotidiana, che dir si voglia, dando vita ad una delle forme d’arte più interessanti del secondo novecento. Vero.

Con il passare del tempo però il loro discorso si è attorcigliato nella tela della retorica e ha confuso il parlare del proprio ombelico con il condividere le proprie emozioni.

Fortunatamente però si trova in giro ancora qualcuno che si pone l’obiettivo di opporsi a questa situazione, nei fatti, dando vita ad un’opera di grande impatto.

E’ Gianandrea Verner Esposito, che non più di un mese fa ha pubblicato un album cantautorale di spessore: Fiori dal limbo (La Pupilla Records). Lirico, umano, caldo, acustico ed emotivo. 

Verner è riuscito ad impastare le proprie emozioni fondendole nello spazio d’aria che rimane tra il testo e la musica, originando canzoni in grado di contattare la pancia di chi si mette in ascolto.
Sono canzoni che fanno da eco al suono del proprio stomaco e tentano di scalfire la zona grigia che si insinua nei rapporti interpersonali. Senza retorica, con profondità.

A lui la parola.

Partiamo dal titolo: Fiori dal limbo. Un titolo particolare, evocativo. Limbo è un concetto che rasenta anche l’ambito religioso. Come mai hai deciso di intitolare così questo album?
Mi interessava molto di più l’aspetto esistenziale del limbo che quello religioso. Non è stata una scelta facile, temevo che “fiori dal limbo” suonasse etereo e pretenzioso, ma era il titolo che meglio rappresentava queste canzoni, che sono un po’ figlie di una “terra di mezzo”. L’elemento terra ritorna spesso nel disco, anche in titoli come “terra dei miracoli” e nel finale “questa è la mia terra”, e l’idea dei fiori come prodotto della terra mi sembrava potesse aiutare a vedere queste canzoni non come un tentativo di ripiegare su stessi, ma anzi come l’esatto contrario, una sorta di reazione all’immobilismo.

Ad un primo ascolto l’album sembra un discorso amoroso, con tutte le sue sfaccettature. Che cosa ti ha fornito l’ispirazione per i testi?
Mi piace molto questa interpretazione, in effetti il testo di molte canzoni si sviluppa come fosse un dialogo, ma non solo di natura amorosa e in alcuni casi ho volutamente lasciato una certa ambiguità nel definire se il dialogo fosse tra due persone o si trattasse di una dialettica interna a un personaggio. In “cose semplici”, per esempio, si tratta più di una sorta di dialogo immaginario tra un adulto e il suo se stesso bambino. Per la scrittura dei testi ogni canzone ha la sua storia e gli stimoli possono venire da qualsiasi direzione. Credo che molti brani rappresentino il tentativo di reagire al generale senso di ansia e di assopimento che si è respirato nella nostra società negli ultimi anni.

Le musiche alternano un ritmo dolce pop-rock e suoni acustici. Che cosa ti ha portato a seguire questo tipo di sonorità?
Tutte queste canzoni sono nate dalla chitarra acustica. Ho seguito direttamente la produzione artistica, anche se con l’aiuto di diverse collaborazioni, e quindi le sonorità del disco sono il risultato di una ricerca che è durata un paio d’anni e che mi ha portato a usare anche strumenti nuovi per me, come l’armonio indiano, ma soprattutto con una maggiore presenza di chitarre elettriche.

Hai riascoltato l’album una volta finito? Che cosa ti ha comunicato?
Una grande soddisfazione, mi piace molto e non ero sicuro di riuscire a finirlo.

Cosa vorresti comunicasse agli ascoltatori?
Mi piacerebbe che queste canzoni comunicassero una voglia di “risveglio”, in tutte le sue possibili accezioni. 

Quando hai deciso di diventare musicista?
Si decide o è un po’ come una malattia incurabile? A dodici anni ho imbracciato per la prima volta una chitarra e da allora la musica è stata una parte fondamentale della mia vita.

Quali dischi hanno influenzato di più il tuo modo di pensare la musica?
Molto difficile parlare di influenze dirette, provo ad accostarmi ad ogni genere e sono diventato un ascoltatore un po’ dispersivo. Ascoltare una bella canzone ti fa venire voglia di scrivere. “Solo un temporale” è venuta fuori dopo aver ascoltato un brano di Capossela.


Quali libri hanno influenzato, invece, il tuo modo di vedere la vita?
Sono sempre stato un lettore abbastanza vorace e i libri che mi hanno cambiato sono tantissimi. Ultimamente diversi scritti su teorie di fisica (a livello molto divulgativo) e sulla psicologia di Jung mi hanno colpito molto.

Cosa è per te la musica?
La musica per me rappresenta le ali che ho scelto per volare.

Occidente


mercoledì 26 novembre 2014

INTERCEPTOR: Astensione e altri accadimenti


Ancora ieri ha destato grande scalpore la decisione del giudice assegnato al caso di non ritenere passibile di incriminazione il poliziotto che qualche mese fa uccise un giovane a Ferguson, Missouri.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/25/ferguson-lagente-uccise-michael-brown-non-incriminato-lamerica-si-ribella/1231865/ .

A parte la disquisizione legale, ci si può domandare, dato il lungo protrarsi della problematica, se lo stato (americano in quel caso) ha pronte risposte per la popolazione alternative a quella giudiziaria, per la problematica in essere; come il collega Green spiegava nella trasmissione radio di ieri, la situazione di ordine pubblico negli USA è grave, tanto che i casi di poliziotti a loro volta uccisi sono numerosissimi. In ogni caso, nell'immediato, la risposta è no.
Sono ormai diversi i casi in giro per il mondo di queste esplosioni di rabbia popolare, si pensi ai casi delle banlieu in Francia e ai disordini di qualche anno fa in Inghilterra.
Torniamo in Italia però e a mio modo di vedere è interessante focalizzarsi su alcuni casi di cronaca recente.
1. il 2 novembre un immigrato difese dei turisti da uno scippo rischiando poi il linciaggio (!) (
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/02/napoli-senegalese-difende-turista-rapinatori-folla-minaccia-morte/1186470/ ).
La vicenda è stata rapidamente dimenticata dai media. La politica non ha avuto niente o quasi da dire. Domanda: è questo un caso particolarmente evidente di seria problematica di convivenza sociale o no?
2. a causa delle difficoltà di convivenza degli abitanti del quartiere di Tor Sapienza a Roma con gli immigrati (etnie varie) e anche a seguito di una denuncia per uno stupro (in via di accertamento) vivaci manifestazioni di piazza si sono lì scatenate. Se ne parla da giorni ormai.
Estraggo a sorte un articolo:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/22/tor-sapienza-infernetto-spostati-24-minori-sit-in-dei-residenti-borghezio/1228346/
Attivisti di casa Pound sono giunti in frotte dall'abitato che OCCUPANO a Roma (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/CasaPound  ), accanto ai Borghezi e alle Meloni varie che avete visto in giro negli ultimi giorni. Domanda: è questo un caso particolarmente evidente di seria problematica
di convivenza sociale o no?
3. Elezioni regionali anticipate in Emilia Romagna, dopo lo scioglimento della giunta per questioni giudiziarie.
 L'affluenza cala a picco (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/23/regionali-urne-deserte-in-emilia-romagna-calabria-meno-40-degli-aventi-diritto/1229156/  ), UN solo partito aumenta in senso assoluto i consensi (la Lega, dopo aver occupato col proprio segretario gli spazi tv per settimane, però), catastrofe per tutti gli altri, che se ne compiacciono pure. E se fosse qualche parlamentare, passi, ma è nientemeno che il Presidente del Consiglio,  il cui compito è gestire il governo dell'Italia e non la gloria del suo partito della fava, a esprimerle ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/24/regionali-2014-emilia-calabria-pd-renzi-male-affluenza-bene-risultato/1230005/ ). Per la cronaca il presidente di regione eletto, visto in tv lunedì sera, è stato decisamente più sobrio. Siamo ben oltre il ridicolo; specie perchè sono ANNI che
 in Italia l''affluenza alle urne precipita.
 Domanda: è questo un caso particolarmente evidente di seria problematica di convivenza sociale o no? Beh signori, direi proprio di sì.

I primi due casi di cronaca sono molto gravi visti nell'insieme, come caso specifico (italiano) di un fenomeno più globale che si sfoga nei casi internazionali citati inizialmente.
 Ed è il fatto che ormai ampie fasce della società vivono, costrette o meno, ai margini della società. Non solo per la criminalità. La maggior parte dei comitati civici di Tor Sapienza, per dire, prima che la cacciata degli immigrati chiedono banalmente che il comune porti autobus e camion della nettezza urbana dalle loro parti.
Prima di arrivare a questioni sociali di maggior portata, come l'integrazione di diverse etnie, è evidente a molti che la tenuta del territorio è tenuta in scarsissima considerazione dalla politica nazionale. Non si contano, negli ultimi anni, i tagli ai trasferimenti agli enti locali, sotto Berlusconi, Monti, Letta e Renzi. Il tutto asciuttamente mascherato da "taglio alle spese".
Ma questa è follia. Si tagliano gli autobus e i camion della nettezza urbana, dall'altro anche i fondi per le forze dell'ordine (!). Culminando nell'idiozia più assoluta di accompagnare a queste misure una serie di riforme della custodia cautelare che danno di fatto mano libera alla piccola criminalità ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/04/riforma-della-giustizia-le-prime-terrificanti-prove/1049376/ )  .
Si potrebbero aggiungere molti elementi e citare numerosi casi di cronaca.
Di fatto la trasformazione in oligarchia fortemente elitaria della nostra nazione passa di qui (cito ancora Green qui).
La politica vive di speculazione e cura paranoicamente le mosse dei media per avvantaggiarsene. SE conviene. Sennò, ciccia. E, fatalmente (ma naturalmente numerose sono le motivazioni) perde il contatto con la realtà.
Fatalmente quindi, ma fatalmente molto per modo di dire, la gente che non ha più riscontri dalla politica se ne disinteressa. I cittadini non smettono di andare a votare per particolare antipatia verso uno o più schieramenti.
 La gente non ci va quando percepisce che votare è inutile.
 Quando se ne riparlerà?
 Buona vita
 Toe Cutter



mercoledì 19 novembre 2014

INTERCEPTOR: il compagno Salvini

Dedichiamo oggi qualche parola all'astro nascente della politica italiana, Matteo Salvini, classe 1973, da ormai un annetto leader della Lega Nord, secondo i principali sondaggi oggi lanciato oltre il 10% dei voti con il suo partito, e da ciò (anche delle percentuali elettorali che rivaleggiano con quelle di padron Silvio) in odore di leadership della coalizione di centrodestra.

LA STORIA
Nasce nel 1973. Si diploma. Pare che lavori per diversi mesi come cameriere nel mentre.
Si iscrive a Storia. Non pervenute notizie su una sua laurea.
Speaker per Radio Padania.
Eletto consigliere comunale a Milano nel 1993, Deputato nel 2013, Eurodeputato nel 2014.
Segretario della Lega Nord dopo le primarie di partito nel 2013.
Altro degno di nota: niente.
IL SUCCESSO
Non bisogna sottovalutare i pregi del politico Salvini, su tutti l'aver un buon eloquio, una certa intuizione nel cogliere il momento politico, e la capacità di porsi nella giusta maniera nel rapporto con l'elettorato. Peccato che, per quanto mi riguarda, tutto finisca qui.
Negli ultimi mesi l'occupazione degli spazi televisivi di costui è imbarazzante. Solo nell'ultima settimana credo di aver assistito o avuto notizia di una mezza dozzina di suoi ospitate.
Ecco il problema sarebbe anche come si comporta in questi interventi. Al di là di quattro - cinque tematiche fondamentali, non va. Purtuttavia mantiene un'importantissimo fattore di successo nella politica odierna: la faccia di bronzo. Impermeabile a qualunque smentita fattuale, è in
grado di reagire sempre-spesso parlando a vanvera. Oppure sparisce. Nella recente puntata di Servizio Pubblico in cui era ospite con Gino Strada, si è segnalato per la sua consueta filippica iniziale sul fatto che "non possiamo accogliere tutti" (e ok) e sugli sprechi dell'operazione Mare Nostrum (che per la verità ha un costo ridicolo per lo Stato Italiano); è poi sparito mimetizzandosi con la scenografia; saggiamente ha evitato di andare in rotta di collisione con Strada che parlava da un'ospedale da campo di Emergency in Sierra Leone. Ma anche questo fa parte del suo "essere televisivo".
Queste note ovviamente non intendono sminuire i problemi che lui affronta, l'immigrazione è forse IL tema del prossimo futuro.
Però qualcosa di concreto aiuterebbe.
La Bossi-Fini da lui strenuamente difesa aiuta solo ad aumentare la burocrazia connessa con l'immigrazione (quella clandestina è molto più efficacemente contrastata con provvedimenti amministrativi (espulsione), piuttosto che con un reato penale-e il conseguente lunghissimo processo).
Della chiusura di Mare Nostrum, come detto, non si capisce che gran risparmio economico deriverebbe rispetto al costo in termini umanitari.
Infine gioverebbe ricordare che, è vero, la criminalità di strada sta aumentando; peccato che questo derivi in massima parte dalle quattro demenziali riforme della custodia cautelare approvate dagli ultimi 4 governi. I piccoli taccheggiatori, ladruncoli e spacciatori ormai difficilmente restano
in cella prima del processo con le conseguenze che ci si può immaginare. Certo molti sono immigrati, ma anche se magicamente sparissero tutti, resterebbe in crescita la piccola criminalità degli italiani ... diverremo nazionalisti anche nei furti, non saprei.
IERI E OGGI
Nel 1993, governo Amato, ultimo della prima repubblica, l'opposizione era ferocemente sostenuta da due partiti, che cavalcavano l'onda di Tangentopoli: Lega Nord e Alleanza Nazionale, che invocavano a gran voce il ricambio della classe politica.
Tuttavia, tra loro non si potevano vedere, a causa delle aspre differenze di vedute sulla questione dell'unità nazionale ...
Oggi in modo simile Fratelli d'Italia e Lega Nord chiedono un ribaltamento del governo, anche citando la questione morale, anzi penale. La differenza, credo, è che nel frattempo la questione dell'unità nazionale è caduta in prescrizione.

Tornando e finendo su Salvini, pesano su di lui due episodi.
Nell'autunno scorso la moglie è stata assunta dalla regione Lombardia dove si era appena insediato il compagno di partito ed ex segretario Maroni; Salvini ha dichiarato che lei avrebbe guadagnato di più restando nel privato, ma ha voluto servire la Regione. Ah.
Il nostro (si fa per dire) ha inoltre deciso unilateralmente di ritirare la costituzione in parte civile del suo partito contro l'ex tesoriere Belsito, accusato della distrazione di cospicui finanziamenti pubblici negli scorsi anni. Decisione per la verità contrastata dagli stessi vertici della Lega. Curioso: a verbale Belsito ha parlato anche di una tangente consegnata a Salvini stesso. Se ne avrà conferma?
In ogni caso, ho visto diverse carriere politiche stroncate per molto meno.

Toe Cutter


domenica 26 ottobre 2014

Tavola Calda: IL ROCK, L’ANIMA E LA SUA MUSICA. Uomini. i Ritmo Tribale, Edda e la scena musicale milanese. Il libro d’esordio di Elisa Russo



L’energia vitale si diffonde in diverse forme, ognuna di queste con un proprio scopo e in grado di comunicare con la parte più importante e profonda di chi si mette in connessione. La musica svolge indubbiamente un ruolo importante in questo processo.

Gli anni ottanta e novanta sono stati il periodo in cui il concetto di cultura underground ha assunto una risonanza globalizzata, esplosiva e liberatoria. La musica rock ha intercettato stati d’animo inquieti e spaesati ed ha offerto loro una nuova spinta, vitale ed energica.
Elisa Russo, giornalista ed ora anche scrittrice, è riuscita a riassumere questa atmosfera fibrillante nel suo romanzo d’esordio Uomini. I Ritmo Tribale, Edda e la scena musicale milanese, uscito il 2 ottobre 2014 per la casa editrice bolognese Odoya.

Un vero e proprio romanzo corale che descrive la nascita di una scena musicale affidata ai racconti in presa diretta da parte dei protagonisti, come in un documentario. <<Il libro si intitola Uomini, come una bellissima canzone dei Ritmo Tribale perché dentro ci sono le vite e le storie di questi uomini, non soltanto i loro percorsi musicali>> dice Elisa.

Vite a tutti gli effetti fuori dagli schemi, morse fino all’osso, lontane dai riflettori del politicamente corretto ma mai stereotipate secondo gli slogan urlati dalla propaganda più becera e datata.

Si parla del disagio di una generazione costretta a vivere in una metropoli post-industriale con i suoi chiaroscuri, il crollo delle ideologie, la nascita del movimento punk, l’esperienza a volte libertaria, altre volte dogmatica dei centri sociali, il movimento femminista ma soprattutto la voglia di incanalare il proprio disagio in una musica tagliente, adrenalinica ed essenziale. E, perché no, anche ironica.

Partendo da una panchina di piazza Sant’Eustorgio e arrivando alla sala prove di Villa Amantea si formerà il primo nucleo dei Ritmo Tribale che faranno da apripista ai vari gruppi che popoleranno il sottobosco underground degli anni a venire. E’ un periodo di gestazione che consegnerà alla musica i La Crus, i Casino Royale, gli Afterhours e molti altri. Attorno a questa scena si costituirà il Jungle Sound, un futuristico studio di registrazione rimasto attivo fino al 2009 che ha segnato con qualità inaspettate il timbro di diversi progetti musicali. Una scena che ha contribuito ad alimentare la poesia del rock degli anni novanta pur essendo già attiva da parecchio prima del 1991, anno in cui Nevermind dei Nirvana è salito in cima alle classifiche.

La narrazione tocca per forza di cose anche la biografia esistenziale di Stefano Edda Rampoldi, voce magica di quel periodo, in grado di intercettare l’anima di chi ascolta attraverso testi di poesia reale ed espressione dell’anima. È arrivato al suo terzo disco dopo il suo debutto da solista nel 2009, il disco più rock di tutti.

Un romanzo corale, si diceva, biografico, a cui sarebbe giusto aggiungere l’aggettivo epico, perché è proprio di epica che è composto il nucleo vitale del romanzo stesso. Si tratta dell’epica dell’esistenza di persone che hanno deciso di seguire un loro tipo di strada, con tutte le fatiche e gli errori che una scelta di questo genere può comportare, ma era la strada che la loro essenza gli ha dettato. Perché dare voce alla musica della propria interiorità scrivendo una poesia o fondando una rock band è pur sempre una questione essenziale ed esistenziale. 

Occidente

venerdì 3 ottobre 2014

L'IMPERO DISFUNZIONALE E POSSIBILI SOLUZIONI


Per chiunque osservi la politica americana in relazione al disastro medio-orientale che stiamo vivendo ai giorni nostri, non può non sorgere un'inquietante pensiero: "Ma come è stato possibile accumulare una tale sequela di errori?" 
In verità, analizzando le infinite variabili del complicatissimo puzzle arabo, si arriva presto alla conclusione che gli Usa hanno solo una responsabilità parziale, molto parziale, rispetto alla retorica anti-americana in voga. Ma comunque, dato il loro ruolo auto-conferitosi di poliziotti del mondo, insieme al resto del sistema occidentale, hanno sicuramente contribuito alla destabilizzazione dell'area, con tutte le conseguenze del caso.



Fallimento Americano  (a seconda dei punti di vista...)

In un breve elenco cercheremo di analizzare le maggiori variabili che hanno spinto gli Usa ad una politica fallimentare nell'area medio-orientale:

- Anima isolazionista -

Nel corso della sua secolare politica estera, specialmente a partire dalla fine del 1800, gli Stati Uniti hanno sempre coltivato un'anima oscillante fra due poli opposti: da una parte il fiero isolazionismo e un'evidente indifferenza nei confronti del mondo. Dall'altra parte un interventismo "imperiale" che li portati a diventare una superpotenza. Questa continua oscillazione fra i due poli ha influito notevolmente sul comportamento contraddittorio degli americani nel corso della politica del 900. 
Questa dualità è emersa anche nei confronti del medio-oriente e nella gestione dei territori occupati. Al contrario dei precedenti imperi, come quello romano o britannico, gli americani non hanno mai mostrato una reale e profonda volontà di conquista, preferendo invece interventi militari limitati nel tempo (e spesso vissuti come una necessità da sopportare), con effetti molto spesso deleteri sulla gestione dei paesi invasi, come si è visto in Vietnam, Iraq e Afghanistan.

- Eccezionalismo americano -

Notevoli polemiche ha sollevato l'articolo di Vladimir Putin, pubblicato sul New York Times, in risposta alla politica di Obama e la crisi siriana. Soprattutto la critica all'eccezionalismo americano è stata vista come un onta insopportabile da parte dell'establishment Usa. 
Gli americani, o una buona fetta della sua classe dirigente, hanno sempre coltivato questo mito di superiorità americana, con effetti spesso nefasti a livello sociale e politico. Il "destino manifesto" spesso li ha portati a non capire culture diverse dalla loro, generando nelle forze oppositrici una profonda ostilità nei confronti della "american way of life" e la sua insopportabile ipocrisia.
In poche parole, un impero a metà...



- Amici Sbagliati -

Le alleanze coltivate negli Stati Uniti sono uno di quei talloni d'achille, che hanno sistematicamente minato i tentativi di pacificazione dell'area. 
L'alleanza strategica con Israele (in via di raffreddamento rapido sotto Obama), ha reso gli americani ostili alle forze pro-palestinesi. 
Il rapporto coltivato con l'Arabia Saudita e le autocrazie del Golfo (più il Pakistan), dovuto molto spesso per questioni energetiche, è stato alla fine profondamente controproducente, in quanto i suddetti paesi, nel corso degli ultimi decenni, hanno alimentato in modo sotterraneo e alquanto oscuro le più feroci e oscurantiste correnti dell'Islam, legate al mondo salafita e wahhabita.
I pessimi rapporti con l'Iran e l'universo sciita sono stati sempre influenzati dalle bizze israeliane*, dall'odio profondo dei paesi rivali sunniti e dall'ostilità quasi "messianica" di certi ambienti repubblicani.
A tutto questo, si è aggiunto il caos assoluto nella gestione delle "primavere arabe" (sotto Obama) con autentiche giravolte, come nei confronti della questione egiziana.

- Guerrieri incapaci - 

Gli Stati Uniti sono una superpotenza militare nettamente superiore a qualsiasi altro esercito convenzionale, ma assolutamente incapaci a pacificare un paese. Molti ufficiali europei e analisti si sono lamentati della rozzezza delle strategie americane, i quali presentano spesso truppe demoralizzate, ignoranti della cultura locale e un'incapacità cronica nel coltivare relazioni con le popolazioni del luogo. In Iraq solo con l'arrivo della strategia del generale Petraeus si è ottenuto qualche effetto positivo nel contenimento degli insorti. Strategia comunque di breve respiro.

- Democrazia & Conflitto - 

Le democrazie occidentali ormai hanno una bassa soglia di tolleranza nei confronti dei conflitti di lunga durata. E questo è uno dei motivi principali per cui le occupazioni sono sempre mascherate e non vanno oltre un certo limite temporale (1 o 2 decenni). 
L'opinione pubblica è sempre più ostile ai conflitti e anche nel caso di una necessaria risposta militare, il consenso dura poco. Da qui l'ipocrisia sulla guerra alimentata con scuse patetiche, termini politically correct (missioni di pace e peace-enforcement) e previsioni sempre ottimistiche sul conflitto. 
L'Occidente non è più in grado di sopportare perdite (in Italia è perennemente un dramma) per conflitti lontani, dai contorni poco chiari e con scarse prospettive di successo. Questo spinge le forze politiche a strategie di breve respiro, spesso dettate dai sondaggi.

- Dottrine sbagliate -

Le teorie basate sull'esportazione della democrazia saranno sicuramente considerate dagli storici uno degli episodi più demenziali e allo stesso tempo terrificanti della politica estera americana. 
Sebbene sia quasi evidente che tali teorie erano solo un pretesto "ideologico" con cui rivestire gli interventi sconclusionati in medio-oriente, rimane però un substrato culturale che ha veramente creduto in queste folli dottrine. Dimostrando così la più totale ignoranza nei confronti di discipline quali antropologia e sociologia.

- Corporocrazia - 

L'influenza dell'apparato militare-industriale e delle infinite lobby ha avuto negli ultimi anni un effetto deleterio sulle "avventure" americane. Le guerre si sono trasformate in un mostruoso business legato alla gestione dell'apparato bellico (Halliburton & Co), alla "ricostruzione" del paese occupato, al saccheggio delle risorse ove possibile, con annessi sprechi miliardari e giri di denaro sporco.
Dalla "War on Terror" alla razzia senza controllo.

- Presente Mediocre -

Rispetto al passato, le classi dirigenti attuali hanno un orizzonte temporale molto più limitato. Non si elaborano più strategie lunghe anni o decenni, ma si continua a raffazzonare strategie limitate, quasi alla giornata. La velocità del Sistema globale è eccessiva, in accelerazione e fuori controllo. A questo va aggiunto la mediocrità delle leadership al comando, a corto di idee, valori condivisi ( ripetuti a parole, ma non vissuti realmente) e una visione globale.



Possibili vie alternative

Oltre alle critiche alla politica estera Usa, rimane giustamente due domande: "cosa si sarebbe potuto fare allora?" "Cosa si può fare ora"?

- Passato -

Sicuramente uno dei fattori che gli Stati Uniti potevano e dovevano evitare era l'eccessivo legame con i paesi dell'Opec, a causa del petrolio. Questo ha portato ad una cecità disastrosa verso i doppi-giochi degli arabi. Anche la decisione di installare basi permanenti in Arabia Saudita è stata una scelta scellerata.
Oltre a questo, anche la tolleranza nei confronti delle politiche israeliane, spesso dettata dalle potentissime lobby israeliane, andava evitata.
Una maggiore attenzione e conoscenza delle correnti islamiche, oltre che una lungimiranza nella gestione di certi alleati (come lo Scià di Persia) avrebbe forse evitato o quantomeno reso meno ostile lo spartiacque del 1979. 
Non dimentichiamoci infine la pessima gestione dei mujaheddin, a dimostrazione della scarsa capacità di ragionare sul lungo, lunghissimo periodo. 
Una strategia determinata (senza giravolte ogni tot anni), con meno ipocrisie e di lunga durata, avrebbe sicuramente evitato errori pesantissimi come il conflitto iracheno e quello libico. 

Altri fattori, come l'eredità del colonialismo, il conflitto fra globalizzazione e risorgenza islamica** e gli effetti della Guerra Fredda, erano sicuramente al di fuori della portata delle amministrazioni americane.

- Presente e Futuro - 

Nel caos globale e settario che sta avvolgendo il medio-oriente è quasi impossibile fornire delle soluzioni realistiche e decenti. Ma ci proviamo lo stesso.
Gli Stati Uniti sicuramente dovrebbero modificare la loro strategia militare, abbandonando definitivamente l'idealismo senza senso e abbracciando al contrario la real-politik. In questo caso, significherebbe il riconoscimento di Assad e l'abbandono delle pretese di rimozione del dittatore (come molti hanno suggerito), oltre che un dialogo più sereno con l'Iran.
In parallelo, andrebbero limitate fortemente le autocrazie del Golfo, con una lunga battaglia culturale contro le correnti oscurantiste alimentate dalle suddette. Lo stesso shale oil dovrebbe permettere un graduale raffreddamento delle relazioni con i doppio-giochisti arabi.
Il ritiro delle basi militari dall'Arabia Saudita è imprescindibile, insieme ad un netto ridimensionamento dell'influenza delle lobby, ormai dominanti a Washington.

La gestione del Nord-Africa andrebbe lasciata ai paesi europei (più coinvolti e affini per questioni storico-culturali e geografiche), spronandoli a svegliarsi definitivamente (tipo l'Italia), evitando interventi di supporto ad avventure demenziali come quella di Sarkozy e Cameron in Libia.
Il resto prevederebbe una fantascientifica revisione del turbo-capitalismo (ma qua entriamo nella fanta-politica).

Ovviamente, abbracciando il realismo senza illusioni e false speranze, rimango estremamente dubbioso sulla volontà di attuare anche solo una delle soluzioni sopra-citate. 
In tal caso, sarebbe meglio per la popolazione italiana prepararsi per il futuro, dato che al contrario degli Usa, i terroristici islamici noi ce li abbiamo sotto casa...



Edward Green


http://www.ibs.it/code/9788804572596/mearsheimer-john-j-/israel-lobby-politica.html

** Risveglio dell'Islam, in opposizione all'influenza occidentale e al secolarismo

domenica 28 settembre 2014

L'ORO DELL'ISIS


Sfogliando i vari quotidiani online, sono incappato in questo interessante articolo del Post (http://www.ilpost.it/2014/09/26/chi-finanzia-isis/), dove si parla dei finanziamenti e dell'economia dell'ISIS. Rispetto al solito sensazionalismo che traspare da altri giornali, bisogna sottolineare la poderosa documentazione a sostegno delle tesi espresse nell'articolo.
Grazie alle informazioni contenute, vorrei approfittarne per elaborare una serie di ragionamenti su alcune complicate questioni che attanagliano le oscure vicende medio-orientali.


Il doppio-gioco del Golfo

Molte fonti riportate dall'articolo tendono ad escludere la partecipazione diretta da parte del Kuwait, dell'Arabia Saudita, del Qatar e di altri paesi del Golfo Persico, nel finanziamento al gruppo terroristico Isis. Si sottolinea invece il ruolo di facoltosi donatori privati, i quali sfruttano abilmente le maglie della legge (specialmente in Kuwait) per aiutare i gruppi terroristici in Siria. Questo quantomeno è quello che emerge dalle dichiarazioni dei governi e dalle indagini ufficiali.
Usando però l'immortale citazione andreottiana "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca", con un pò di analisi geopolitica e storica, si può decisamente mettere in discussione questa "comoda" versione ufficiale. E' ovvio che sarebbe meglio avere delle prove evidenti come documenti, conti bancari o tabulati telefonici, ma noi siamo soli poveri cittadini, senza i fondi di agenzie come la Cia, l'Nsa o semplicemente l'Interpol.



Ritengo assolutamente non attendibile la teoria che nega il coinvolgimento da parte dei suddetti governi nell'ascesa dell'Isis o nei finanziamenti alle altre fazioni islamiche come Al Nusra. E in mia compagnia ci sono anche ministri del governo tedesco e altre personalità che hanno accusato esplicitamente il Qatar. Ma non è solo il dinamico paese del futuro mondiale 2022 ad essere al centro dell'attenzione. Ci sono ovviamente le altre monarchie del golfo, le quali sono sempre state molto abili a mascherare i doppi-tripli giochi, dettati da rivalità religiose e geopolitiche che vanno ben oltre il classico dualismo "sunniti VS sciiti".
La dicitura "donatori privati" è una frase di comodo con cui tali regimi nascondono le loro politiche estere segrete. Escludendo che i jihadisti di mezzo pianeta siano solo finanziati da manipoli di bottegai della periferia di Riyad, bisogna inevitabilmente concentrarsi su i facoltosi elargitori segreti, i quali possono sfruttare le loro ampie conoscenze nella finanza islamica e tutti i complessi sistemi di riciclaggio e gestione del denaro "fantasma", per evitare di lasciare palesi tracce della loro "offerta". Tali facoltosi, specialmente in paesi come quelli arabi dove i legami religiosi e di "sangue" contano tantissimo, sono necessariamente legati o vicini al governo.
Non è pensabile che le classi dirigenti arabe non si siano mai accorte di certi loro membri troppo contigui alle frange più estreme del mondo islamico o degli enormi flussi di denaro diretti verso la Siria, specialmente dopo tutto quello che è accaduto in seguito all'11 settembre 2001. Al contrario, proprio per evitare in futuro di finire su una spiacevole black list, hanno sfruttato abilmente questa ambiguità in nome dei loro disegni politici.



I paesi sunniti, fin dall'inizio della rivolta contro il regime di Assad, hanno finanziato sottobanco qualsiasi opposizione, pur di annientare uno dei principali alleati dell'Iran nella regione. Sapevano benissimo che i fondi avrebbero alimentato i più feroci gruppi terroristici, ma tutto questo era giustificabile dalla guerra sotterranea contro il mondo sciita e i suoi satelliti. L'Isis o le sue incarnazioni precedenti, erano ben conosciute nell'ambiente da anni, al contrario degli sbadati media occidentali e degli addormentati americani (come al solito notevolmente incompetenti da una parte e furbescamente ingenui dall'altra).
Fino a quando gli integralisti si sono limitati a massacrare il regime di Damasco, la faccenda andava bene a tutti tacitamente, dato che si parlava al massimo di una generica "opposizione siriana" (basta solo ricordare le tragicomiche prese di posizione dei vari governi occidentali sulla questione siriana nel settembre 2013), a parte qualche analista e la Russia (alleato di Assad), la quale sottolineava la pericolosità dell'insorgenza islamica. Solo con il definitivo risveglio del mondo nell'anno 2014, i famigerati paesi del Golfo si sono subito allineati nella Grande Coalizione. Ma questo non cancella i sospetti sulle loro azioni sporche.
E' ovvio che non si troverà mai un documento ufficiale dell'Arabia Saudita o del Kuwait a sostegno dell'Isis e soci, ma allo stesso tempo è evidente che una parte del loro facoltoso mondo, fatto di petrolieri, banchieri e ricchi investitori, sia implicato in questo "grande gioco" medio-orientale. L'Isis ha sicuramente raggiunto la grandeur economica con il petrolio, assalti alle banche e altro, ma la sua ascesa è stata forgiata e aiutata grazie alle ricche e oscure stanze con sede a Dubai, Riyad, Doha, Kuwait City, ecc.



Questo atteggiamento, sporco e doppio-giochista, è una costante nei paesi medio-orientali e lo ritroviamo anche nei confronti dei Fratelli Mussulmani in Egitto (contesi, scaricati o aiutati a seconda del paese implicato), oppure nell'atteggiamento estremamente ipocrita dell'ISI, il quale ha sempre aiutato i Talebani da una parte (e forse coperto per anni l'ubicazione di Osama Bin Laden), mentre dall'altra parte prometteva aiuto e sostegno agli americani nella loro guerra contro il terrorismo.
Non possiamo poi dimenticare l'estrema ambiguità culturale dell'Arabia Saudita, da decenni in prima linea nell'esportazione della visione wahhabita islamica, vero brodo culturale per tutti gli estremisti islamici, e allo stesso tempo grande alleato militare e commerciale dell'Occidente, come riassunto in modo magistrale in questo articolo.


Il delirio statunitense

Sono sicuramente false le teorie complottiste che vedono gli Usa come oscuri "master of puppets" dell'Isis. Ma allo stesso tempo non si può non sottolineare la dabbenaggine della politica estera di Obama e i vuoti di memoria di certi esponenti della classe dirigente americana (McCain o vari esponenti neocon).
Sicuramente gli Usa hanno sottovalutato la ripresa del radicalismo islamico nelle regioni occidentali dell'Iraq e la possibile evoluzione dei ribelli siriani. Osservando la politica estera occidentale degli ultimi 13 anni risalta in modo palese la visione ottusa delle varie amministrazioni americane, la gestione incompetente dei territori occupati e l'enorme spreco di denaro pubblico, drenato nell'ipertrofico apparato militare-industriale.
Oltre a questo, non dobbiamo dimenticarci la falsa ingenuità esibita nei confronti del conflitto siriano. Molti membri del potere americano erano coscienti dell'integralismo di certe fazioni presenti in Siria, così come erano ben informati sul ruolo ambiguo dei paesi del Golfo, con cui hanno rapporti commerciali strettissimi. Hanno semplicemente chiuso un occhio nei confronti dei loro "amici" (invece nei confronti dell'Iran o della Russia sono sempre prontissimi con le sanzioni), in nome della real-politik e dei contratti miliardari.
Rientra invece nella incompetenza più totale (se non fosse per la mediocrità dei leader in questione, si arriverebbe a pensare ai peggiori complotti) i soldi e l'addestramento forniti alla presunta ribellione moderata siriana. Pochi in Italia ricordano lo scandalo dell'operazione Fast & Furious, che ha afflitto l'amministrazione Obama, dove il governo ha "affidato" armi ai narcos con il nobile tentativo di tracciarli, salvo poi perderne le tracce, causando stragi a non finire.
Con la questione siriana si rischia un epilogo ancora peggiore. In un ambiente estremamente infido come la guerra siriana, risultano patetiche e deliranti le spiegazioni dell'amministrazione Obama. Non si capisce quali mirabili assicurazioni potrebbero ricevere da ribelli che spesso hanno cambiato casacca nel corso del conflitto, unendosi ai gruppi più estremisti. Senza contare la notevole superiorità militare dell'Isis sull'FSA, cosa che farebbe finire altre armi nelle mani del califfato.

A quanto pare, come al solito, gli Usa non hanno imparato niente dalla Storia...

Edward Green

MA COME E' BELLA LA MIA CITTA'!


Nella mia gloriosa città* (Castelletto Ticino) recentemente sono stati aperti altri nuovi, nuovissimi centri commerciali riuniti sotto l'entusiasmante titolo "parco dello shopping" (http://goo.gl/0bRfga). 
Per chi non lo sapesse, negli ultimi 20/30 anni, l'area del paese connessa al Sempione è stata pian piano adibita ad uso commerciale, generando la crescita di numerosi poli commerciali di tutti i tipi, dall'alimentare, all'elettronica fino all'abbigliamento, tanto che la suddetta zona viene chiamata in modo dispregiativo "la Las Vegas dei poveri"...
Negli anni 2000 questa mania cementatrice ha conosciuto un aumento esponenziale, finendo per consumare tutto quello che si poteva consumare a livello di suolo, distruggendo definitivamente l'ultimo pezzo di bosco sulla Statale Sempione. 



Ora possiamo ammirare gli ennesimi negozi, che in un'analisi attenta risultano dei doppioni di negozi già presenti. Per l'elettronica nel raggio di 200 metri possiamo scegliere fra l'Unieuro e il Mediaworld. Per l'abbigliamento c'è l'imbarazzo della scelta fra Piazza Italia, Max Factory, Conbipel, ecc. Per chi vuole gustarsi varie specialità di carne, nel raggio di 2 km può scegliere addirittura 3 posti + 2 fast Food. E così via (tralasciamo i supermercati, perchè se no l'elenco si allunga all'infinito...). Questo ovviamente porta a riflettere sulla sostenibilità di tali attività commerciali, a meno di pensare che tutta la provincia di Novara e Varese si riverserà nel nostro povero paese. O forse ci siamo persi un boom economico invisibile... 



A questo punto, visto quello che è successo, bisogna riflettere bene su alcune questioni collegate a questo progetto:

- Alle critiche nei confronti di questo progetto, molti ribattono che comunque si sono creati 200 nuovi posti di lavoro. Ma oltre a guardare il numerino, bisognerebbe concentrarsi sulla qualità del posto di lavoro prodotto. Perchè se da un parte abbiamo una minoranza di manager che più o meno verranno ben pagati, tutti gli altri lavori part time, di apprendistato, ecc, quanto reale apporto daranno alla nostra classe media? 
E' facile creare il lavoro se lo paghi poco e con condizioni precarie, come nella "leggendaria" ripresa americana e in altri paesi europei. Risulta invece diverso creare lavori solidi e di lungo periodo.

- In questo articolo (http://goo.gl/346mor) mi è toccato leggere questa frase: "" Non solo cemento, anche verde: il progetto è stato studiato dal punto di vista dell’inserimento ambientale da Andreas Kipar, esperto noto in tutta Europa. "" Questa parte dell'articolo è in un certo senso sublime per la paraculaggine e la scusante che viene portata per giustificare il progetto, tirando pure in ballo il super-esperto, il quale dovrebbe assicurare mamme e bambini sull'impatto ambientale del "parco delle inutilità". Ma vogliamo veramente paragonare quattro alberelli incastrati nei parcheggi con un bosco? Siamo giunti a questo livello di idiozia** ?
Il Sempione è una della strade più trafficate d'Italia e l'apertura di altri centri porterà inevitabilmente ad un traffico maggiore, con ancora più inquinamento, senza dimenticare l'asfalto e il cemento che hanno devastato il nostro territorio.
E' inutile che il comune di Castelletto Ticino si lamenti dell'aeroporto di Malpensa, quando le sue giunte di centro-sinistra hanno avallato questo scempio nel corso degli anni passati, con vari rimpalli fra provincia e regione. Abbiano almeno la decenza di stare zitti.

- La mia ultima riflessione la dedico ad una questione più generale; in nome del progresso, della crescita, dell'economia, dei consumi e chissà cos'altro, stiamo sacrificano natura, benessere, territorio e la nostra salute (mentale e psichica). Questi centri commerciali sono solo gli ultimi arrivati di un processo che va avanti da decenni e che ha divorato il Bel Paese. 
A questo punto, mentre i nostri politici ripetono i soliti mantra, chiedo: esiste un limite? Oppure finiremo tutti inglobati in un'unica metropoli come New York, Londra, Shangai, ecc? 

Le nostre leadership, imprigionate nell'effimero presente, eviteranno sempre la risposta. Molti cittadini, distratti dal luccichio delle carabattole tecnologiche, cacceranno via l'angoscioso pensiero in fretta e furia. A quei pochi altri che invece continuerà a rimbombare in testa, spetterà il compito di sistemare ed elaborare soluzioni. Perchè il tempo è scaduto. E il nostro Sistema non reggerà. 

- Non esiste la crescita eterna. -

Edward Green

* Castelletto Ticino non è una città, ma un paese. Però ho preferito utilizzare lo stesso il termine "città", perchè facendo un giro sul sempione, specialmente di notte, non si può non notare l'aurea spettrale e inquietante tipica dell'hinterland milanese e dei grandi conglomerati urbani.


venerdì 19 settembre 2014

TAVOLA CALDA: Vivere la vita mentre questa scorre. VIVA TUTTO!



L’incontro con certi libri causa una vera e propria emissione di serotonina, quindi potrebbero essere utili per chi è in cerca di buon umore.  Questo genere di libri è solito migliorare la giornata perché è in grado di rivelare pensieri che restano latenti per molto tempo e non sanno come uscire. Più che di una lettura si tratta di una vera affinità elettiva. Può sembrare banale scriverlo ma anche i titoli dei libri fanno parte di questo progetto.

Viva Tutto!. Proprio così, con il punto esclamativo alla fine. Uno slogan, un motto di vita, entusiasticamente proposto dalla ricca conversazione tra Lorenzo Jovanotti Cherubini e il filosofo Franco Bolelli in uno scambio mail quasi quotidiano,  per nove mesi, periodo in cui Lorenzo ha letteralmente concepito, proprio come un parto, il suo album più sperimentale dal titolo Ora del 2011.

Il libro (edizioni Add, 2010), è sperimentale tanto quanto l’album, non c’è che dire.

E’ uno scivolare di considerazioni, pensieri e riflessioni sulla realtà circostante, sui processi mentali che generano l’impulso all’azione, sulla biodiversità e l’evoluzione. 
Si passa dai panorami geografici e umani della California, con il surf, i Red Hot Chili Peppers, i pub alternativi di San Francisco e si ritorna a Milano nello studio di registrazione, attraversando Cortona e si attraversa Chicago, facendo tappa a New York (in simultanea, come dice Lorenzo) mentre si segue il flusso di coscienza, il proprio, l’unico. Inimitabile ed essenziale. Un’impresa audace, nel tentativo di espandere il limite della propria coscienza affidandosi al brain storming ritmato dal pulsare di un cuore accelerato dall'entusiasmo dello sgorgare dell’energia vitale che scorre libera e travolgente.

Un incontro/confronto tra due anime in movimento che creano, smontano e rimontano il proprio destino, sorridendo al soffio dell’esistenza.

Viva Tutto! è una combustione interiore che genera serenità, voglia di fare, di progettare seguendo la propria natura.

Viva Tutto! è l’acido lisergico più salutare per prendere coscienza di se stessi.

Viva Tutto! è la Bibbia di chi cerca conferme nella precarietà conservando un alto tasso di ironia.

Viva Tutto! è la leggerezza del profondo. Viva Tutto! è il Tao. Viva Tutto! è da leggere.

Occidente

mercoledì 17 settembre 2014

IL TERRORISMO "OCCIDENTALIZZATO"...


In questi mesi domina su tutti i media il dibattito sull'Isis e la minaccia che rappresenta per l'occidente e per i governi dell'area medio-orientale. Ma questa volta vorrei invitare i lettori a non soffermarsi sulle svariate analisi del fenomeno, ma su questo video:



Al contrario dei classici video che abbiamo visto in questi anni provenire da Al Qaeda e altri gruppi estremisti, esso si presenta come un perfetto prodotto occidentale, tanto che sembra un trailer di un film di Hollywood.
Non è la prima volta che l'Isis si presenta con video di tale fattura, tutti filmati in HD, con regia in stile americano e con il parlato in inglese, come nel caso dei tre ostaggi uccisi. Anche la lingua è una novità rispetto ai vecchi filmati terroristici, i quali presentavano oscuri predicatori che parlavano in arabo. Senza dimenticare lo stile da videogioco nel merchandising e i prospetti informativi stile FMI: http://www.huffingtonpost.it/2014/06/18/rapporto-isis-annuale-iraq_n_5507467.html



E' palese che questo tipo di propaganda sia stata elaborata da gente nata e cresciuta in Occidente, la quale conosce molto bene le dinamiche della nostra realtà. Probabilmente sono i membri radicali provenienti dalla UE  e dagli Usa, stimati in diversi migliaia. Gente nata e cresciuta nei paesi industrializzati, che hanno scelto la via dell'integralismo abbandonando la precedente vita, la quale era uguale alla nostra.
Tutto ciò dovrebbe portare a pesanti riflessioni sulla natura culturale e sociale dell'Isis e sulla sua reale minaccia. Perchè il suddetto gruppo terroristico non è solo figlio della parte più integralista e fanatica dell'Islam (salafismo e wahhabismo), ma è anche figlio della globalizzazione e del lato oscuro dell'Occidente.
Esso mischia elementi della modernità e l'uso spregiudicato della tecnologia con retaggi risalenti al medioevo e a un passato di oltre 13 secoli fa.

Pensare che basteranno bombardamenti a tappeto per fermarli è un'ingenuità e una sottovalutazione netta del problema. Perchè il "male" sta crescendo anche da noi. Mentre tutti rimangono rimbambiti a guardare i pagliacci in Tv.,.

Edward Green

martedì 9 settembre 2014

Cinema VERO: Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba

Naturalmente a rigore questo film non dovrebbe essere trattato in questa rubrica, visto che è un celeberrimo film di Stanley Kubrick.
Ma ha ormai cinquanta anni e forse qualcuno si è distratto nel mentre. Inoltre, se fossi in dubbio, penserei che questo è forse uno dei migliori film di sempre che abbia mai visto, e quindi ogni riga ad esso dedicata non è sprecata.
Il film è ambientato nell'epoca contemporanea, rispetto a quando fu girato, ovvero a inizio anni '60. La guerra fredda è in pieno corso nonostante la mitica distensione di metà anni '50 (cioè dopo Stalin ... ma chiaramente dopo poco le tensioni ripresero come prima, anzi). Vivido nei ricordi degli
spettatori doveva essere la crisi dei missili a Cuba di un paio d'anni prima. Kubrick, ormai affermatosi all'epoca (soprattutto grazie ai lavori con Kirk Douglas, ma anche "in proprio") decide di prendere spunto da un romanzo da poco uscito per metterlo in scena.
Sceglie la forma della satira, che sino ad allora non aveva mai usato, e subito si dimostra un maestro anche in questo genere.
La vicenda trae spunto dalla decisione apparentemente improvvisa di un generale americano di dare ai bombardieri B52 sotto il suo comando, in volo di routine, ma perfettamente armati e displocati nei pressi di obbiettivi strategici (naturalmente tale pratica è storicamente comprovata-allora,
ma oggi? ci torno nel finale ...) l'ordine di attacco. Su uno di questi bombradieri si sposta la macchina da presa e quindi apprendiamo che il suo comandante, come reazione, decide di levarsi il casco da aviatore per infilarsi un cappello da cow-boy, prima di eseguire l'ordine (non so voi ma
per me già a questa scena il film è un capolavoro...). Di qui un lunga lunga serie di vicende prendono il via, culminando nel ruolo che avrà il dottor Stranamore del titolo nel gestire la crisi, ma soprattutto il post-crisi (e qui mi fermo con la narrazione, perchè se qualcuno non lo ha visto, è giusto che lo scopra da solo).

Dopo molti anni dalla prima visione e dopo averlo rivisto innumerevoli volte, la prima cosa che penso rigurdandolo (forse vi sorprenderò) è quanto questo film sia divertente. Onestamente, di Kubrick è spesso più facile ricordare il dramma futuristico di 2001, la crudele società di Arancia
Meccanica o semmai il militarismo folle di Full Metal Jacket, per fare degli esempi (mi scuso per queste definizioni troppo semplicistiche, usate per necessità).
Invece lo humour de "Il dottor Stranamore" è genuinamente britannico, non banale, e ovviamente nerissimo. Lo spettatore resta sospeso tra paradossi, macchiette, e il terribile dubbio che, per quanto assurda, la vicenda narrata NON è assolutamente inverosimile. E viene così portato fino al finale,
in un crescendo, fino all'apparizione del dottore del titolo, con l'esposizione delle sue teorie, che potremmo definire bizzarre (ma bizzarre come è bizzarro il film, assurdo ma (non ce ne si fa una ragione) non davvero insensato). E' dopo il finale che ci si rende conto pienamente della storia narrata, il buonumore si spegne, e resta la vera storia del film, un incastro perfetto di circostanze, storicamente verificate (tant'è vero che le prime immagini del film dichiarano che in realtà le procedure dell'aviazione USA sono più complesse di quanto narrato, rendendo impossibili in pratica i
fatti ... ooook va bene) e inquietanti nella maniera più profonda. Va da sè che il tutto sta in piedi solo grazie a un fondamentale ingrediente della modernità: la bomba atomica, o meglio il suo uso effettivo in guerra. Uso, sino ad oggi, unico, nell'agosto di poco meno di 70 anni fa, per piegare il Giappone
(e spaventare la Russia). Ma, e forse è questo il messaggio del film, clamorosamente non capito dagli uomini. O forse troppo capito. O forse ...  allo spettatore, credo, il compito, se ne ha voglia, di farci la sua riflessione.

E' difficile condensare quindi qui un giudizio. Questo è Kubrick, ed è perfettamente legittimo che non piaccia (ma ciò quantomeno mi incuriosirebbe). Quantomeno però, andrebbe visto da tutti. DAVVERO. Mi pare sufficiente. Aggiungo però qualche nota storica aggiuntiva.

Valida oggi nel 2014 più ancora di 50 anni fa. Infatti, dopo che il "deterrente nucleare" (!) è stato protagonista della geopolitica mondiale dalla fine della seconda guerra mondiale fino al crollo del muro di Berlino, questo è misteriosamente uscito dalle cronache o meglio dal vocabolario utilizzato; la  nozione di armi nucleari è legata poi al bislacco concetto della malvagità di alcuni governi o enti, tipicamente terroristici, che sarebbero gli unici, per l'appunto, malvagi abbastanza da farne uso qualora improbabilmente ci mettessero le mani sopra. EHM. Preferisco non esprimere il mio giudizio su certe semplicistiche cronache (?) contemporanee. Enunciamo qualche fatto.
1. Usa e URSS(poi Russia) hanno FINTO di smantellare il loro arsenale atomico dopo la fine (quella giornalistica, nell'89) della guerra fredda. Ma tutti sanno che non è vero.
2. Nel frattempo i cinesi hanno le loro bombe.
3. Nel frattempo gli israeliani hanno le loro bombe.
4. Nel frattempo Indiani e Pakistani hanno le loro bombe e per non sbagliarsi sono in guerra davvero (di attrito, ma sono in guerra). E i pakistani hanno nel loro territorio le loro brave frange estremistiche. Parecchio attive.
5. In questi anni le cronache sembrano raccontare che gli unici stronzi a volersi costruire le atomiche per usarle sono gli iraniani, non dico che non è vero, dico solo che al momento non è sicuro, e comunque (per ora) bombe non ne hanno.
6. Comunque ho citato diversi paesi nei punti da uno a quattro e i più astuti tra voi avranno notato che non sono esattamente tutti amici tra di loro.
7. Sorvolo per carità di patria sulle dichiarazioni di Putin durante la recente crisi ucraina.
8. Ora ripensate, quando nelle classiche "definizioni di base del cinema", vicino a questo film trovate "Film sulla guerra fredda", Fatto? Ottimo.
9. Ah dimenticavo. Tante volte nella storia gli stati si sono armati. Non so quante volte, ma pochine, a naso, poi non sia finita che le armi stesse le abbiano usate.

Fine. Ciò detto chiudo, non potendo far altro che augurare 50 anni a questo capolavoro. Buon 50esimo, Dottor  Stranamore!

ToeCutter


lunedì 11 agosto 2014

INTERCEPTOR- il vincitore della Ruota della Fortuna

Do il mio plauso al Senato della Repubblica Italiana per quanto fatto sabato scorso, approvando in prima lettura la riforma istituzionale della ministra (?) Boschi.
Terminando le votazioni sabato e andandosene in ferie, i senatori hanno infatti liberato i princiapli telegiornali e quotidiani italiani dalle loro facce, permettendoci di goderci qualche giorno di meritato riposo. In verità, permetteranno solo ai pochi che ne hanno voglia di dedicare spazio a quanto di davvero grave avviene nel mondo, in particolar modo negli scenari di guerra di Gaza, Iraq, Libia e Ucraina.
Ci tocca spender qualche parola su quanto è successo. Anche scrivere su un blog è un lavoro ingrato, in effetti. Premetto che secondo me la riforma approvata in PRIMA lettura (prima lettura! ci vorrà un bel pò prima che entri in vigore ...) è qualcosa di indegno. Perchè di fatto serve solo a concentrare il potere nelle mani del Primo Eletto, il presidente del Consiglio, a scapito degli altri contropoteri (camere, presidenza della repubblica, anche magistratura con la riforma parziale del csm e soprattutto l'ampliamento dei poteri su di esso del presidente della repubblica, a sua volta ora assoggettato (ed è forse la cosa peggiore) al presidente del consiglio).
Come questo sarà positivo per l'Italia è tutto da capire. Se venisse eletto il primo alleato di Renzi, il galeotto Silvio Berlusconi, potrebbe finire quello che ha già provato a fare in un decennio circa di governi, ovvero mandare in bancarotta l'Italia e alle stelle i titoli Mediaset in Borsa. Venisse eletto Renzi, non si sa bene cosa farebbe (eminenti fisici della materia ancora oggi tentano di sondare il contenuto politico di quella materia oscura che è il suo cervello, ma con scarsi risultati). Venissero eletti Pinochet, Stalin, Adolf Hitler, le Corti Islamiche (come avvenne in Algeria a inizio anni '90) o Hamas (come avvenuto con regolari elezioni a Gaza
pochi anni fa), invece, almeno saremo tranquilli che il processo decisionale delle leggi è finalmente agevolato, senza troppi gufi o professoroni a scassare la minchia.
Fantastico.
Ma oggi, come nel popolare show televisivo di qualche anno fa, il trionfatore è il Bomba al secolo Matteo Renzi, inopinatamente segretario PD (e passi, lo hanno votato) e presidente del consiglio, senza motivo alcuno visto che la sua maggioranza non ha alcun legame con niente che in Italia sia stato votato nelle ultime elezioni  quasi-democratiche (causa Porcellum), a febbraio 2013 (tra un pò, colmo dei colmi, si potrebbe scoprire che le riforme di Letta erano migliori (!!!) e sarà uno spasso leggere Aldo Cazzullo o Gianni Riotta, quel giorno).



Invece la vera tragedia è stata come le opposizioni hanno reagito all'arrivo della riforma in senato. Si è parlato di migliaia di emendamenti, di irregolarità portate avanti dal Presidente Grasso, si è dibattutto sulla perdita di Democrazia. Signori, l'idea che ho io è che neanche un milligrammo di ciò, o quasi, è passato al popolo italiano, che per quanto sento è soddisfatto della riforma (anche se non si capisce bene perchè; le leggi vanno a rilento a causa dei sofismi dei regolamenti parlamentari innanzitutto, ma spiegarlo a un cittadino comune è come tenere un corso di fisica quantistica a un impiegato delle poste). Vale l'idea che "così le riforme saranno più spedite" e tanto basta. Mah.
Il fallimento vero delle opposizioni è stato nel farsi comprendere, nel dare il giusto peso ai propri messaggi, nel fare concorrenza vera al duo Boschi(!)Berlusconi-Renzi. Anche con qualche slogan mnemonico semmai, perchè la guerra è guerra, e il risultato così è stato dar solo l'impressione di una massa di zoticoni senza arte ne parte, che ci tenevano a salvare il cadreghino (cosa che puntualmente avverrà per i peggiori di loro, lo sappiamo, per i sistema di nomine verticistiche che controllerà il senato d'ora in avanti).
Si sono accomunati Forzisti delusi (come Scilipoti!), PDini che finalmente hanno avuto una crisi di coscienza (Mineo, Chiti), SELini che non sanno più chi cazzo sono, se alleati o no del PD (chi cazzo sono?), centri vari e indicibili (omissis) e infine 5 stelle battaglieri ma incapaci di pesare davvero sulla discussione.
Un gran minestrone, appunto. Senza esiti se non quello di dar l'idea di essere un tuttuno. Un tuttuno che a parole potrebbe scardinare il Bomba domani. Nei fatti NO, perchè, al Simon Le Bon di loro altri (cioè di Firenze) loro giovano un macello, proprio per le loro divisioni.
Sintetizzando, giorni e giorni di tiritere e proteste sono stati inutili, perchè spezzettati in mille sottoquestioni, mentre Renzi teneva alto il totem della sua fottuta governabilità (vedi sopra). Molto meglio sarebbe stato levare le migliaia di emendamenti fuffa per tener sei/sette MASSIMO, su cui chiedere un sacrosanto dibattito più organico. Se poi gli emendamenti fossero comunque stati bocciati, pazienza. Gli italiani avrebbero avuto idea di che cazzo chiedevano le opposizioni.
Buona vita sudditi!
Toe Cutter


mercoledì 6 agosto 2014

TAVOLA CALDA: Franco Battiato. 23 marzo 1945, Jonia oggi Riposto. Nasce un ascetico dissacratore






Sul fatto che abbia l’indole dello sperimentatore non c’è dubbio alcuno.

Ne hanno scritte di definizioni su di lui, gli hanno attribuito le più svariate etichette che lui ha prontamente, e con garbo, ridimensionato, perché il suo intento non è quello di accrescere il proprio ego attraverso la “vana gloria” degli elogi.

Franco Battiato ha come unica missione quella di evolversi e stupirsi di continuo, stupendo anche chi lo segue di volta in volta. L’animo con cui si predispone è quello di un antropologo che ha scelto l’arte come strumento di analisi e scuote le sensazioni dell’ascoltatore lasciandolo sorpreso ad ogni uscita con un tipo di sorpresa diverso in base all’esperienza di vita di ciascuno.  

La sorpresa è basata sul tipo di suono, su frasi che spesso diventano tatuaggi, aforismi o promemoria che vengono scritti sulle pagine dell’agenda della propria coscienza.
L’esperienza artistica di Battiato si è assunta il compito di sondare e descrivere le relazioni umane in ogni loro aspetto, dalle intime nevrosi alle scalate verso la trascendenza.

Nella biografia dell’artista catanese il pop diventa musica elettronica, il cinema opera lirica, i concerti meditazione e vice versa, rigenerando di continuo la scintilla esplosiva del circuito della creatività.


Occidente