sabato 2 luglio 2016

Tavola Calda: << Così è se vi pare>>, intervista al pittore EdgaR/Paolo Monico


La pittura segue un sentiero tutto suo, e sarebbe meglio lasciarla libera, indomabile. Il flusso creativo, se lasciato scorrere, ribalta gli schemi  e se la pittura, poi, si tocca con l’anima genera una miscela interessante. È il caso di EdgaR/Paolo Monico, che ritorna all’attivo con due mostre, o meglio, situazioni umane, in cui la sua pittura e la sua interiorità si incontrano mettendo in luce emozioni, suggestioni, frammenti di vita e riferimenti artistici imprescindibili. EdgaR offre spazio e tempo alla sua creatività, rendendola dinamica e attiva, dandole il compito di dilatare il più possibile l’orizzonte della coscienza. Infatti, come diceva lo psicanalista e scrittore Aldo Carotenuto  "La creatività è la risposta che apre".
Ma ora la parola a EdgaR.

La pittura e l’abbigliamento. Cosa hanno in comune queste due situazioni? Come la pittura, anche l'abbigliamento è una trasposizione di sé. Le vivo entrambi come opera d'arte, vita.

 Da dove hai tratto l’ispirazione per le tue ultime creazioni?
Come può uno scoglio arginare il mare? Filtro su tela, inonda la tela, tutto quello che mi sconvolge, nel bene e nel male, senza schemi o diktat. Viscere, anima.

Fluxus, futuro. Che cosa ti ha spinto a realizzarla? Dove si proietta la tua pittura?
Fluxus era o è un movimento artistico americano che teorizzava "niente è arte, tutto è arte". Un concetto che adoro. Fluxus è anche movimento, genera vita, futuro...In più sono esposte opere nuove, che non avevo ancora fatto vedere, per cui una specie di solco che segna il "dove sto andando". La mostra è ancora in corso, la ritengo molto significativa.

“Così è se vi pare” una mostra, un evento artistico, una situazione umana. Quale molla è scattata per dare vita a questo progetto e ad intitolarla in questo modo?
Mostra, situazione umana, hai colto nel segno. Il titolo nasce da un'opera realizzata appositamente per la mostra. Mi era ricapitata tra le mani una bozza di tre anni fa, l'ho trasportata su tela e non avevo chiaro cosa volessi dire veramente...ma mi piaceva una cifra...per cui ho pensato: "se vi piace è così, se no....." il passo successivo è stato pensare al titolo del libro di Pirandello (faceva più figo e acculturato...). Poi sembrava un titolo potente anche per la mostra, del tipo: "Io sono così, prendere o lasciare" C'era tutto di me, ho esposto Van Gogh, Lou Reed, L'ultima cena, Un altro Buddista, la sala prove dei Sex Pistols, il Duomo di Firenze, Never let me down dei Depeche Mode. Il visitatore poteva interagire con tutto questo, tra sacro e profano. Ma per me è tutto Sacro...

Quali influenze musicali e letterarie continuano a contaminare la tua pittura?
Spazio sempre. E’ tutto variabile, a 360 gradi. Mi sono innamorato di un pezzo di Nick Cave (Push the sky away) poi cose ipnotiche come Tricky e Edda non manca mai, ovviamente. A libri sto latitando un po', ma è un periodo. So solo che non posso prescindere da musica e lettura.


Ti vedremo ancora suonare con Edda in una situazione come quella del Cox18?
È stata una bellissima esperienza, sarebbe fantastico! Dovesse ricapitare, lo rifarei al volo.

Chi è Edda per te?
Quando facevo il liceo, era come una figura  "mitologica": amavo quello che scriveva e il modo in cui lo cantava. Lo sentivo, lo sento tutt'ora molto mio...Dopo averlo conosciuto, averci avuto a che fare, posso "solo" dire che è una persona di una sensibilità incredibile, un vero amico, a cui voglio un bene dell'anima.

Stefano Sacchetti

domenica 24 aprile 2016

Tavola Calda: VELOCE COME IL VENTO. Quando le corse toccano i sentimenti



Del trailer, rimane impresso soprattutto un urlo.

“Giulia de Martino! Vola!” Questo è il grido che si sente uscire dalla bocca di uno Stefano Accorsi, ad un primo colpo d’occhio difficilmente riconoscibile, che ha smesso i panni del belloccio fedifrago in carriera.
Qui ne veste altri decisamente opposti e sicuramente sorprendenti, dando vita ad un personaggio multiforme, Loris de Martino.

Loris de Martino, vecchia gloria del rally, ora ridotto allo status di tossicodipendente dopo una vita (come si evince da alcune fasi della narrazione) di successo, talento, gloria e frustrazione provocata da un oblio prematuro e neanche troppo voluto.
“Giulia de Martino! Vola!” è l’urlo di chi, nonostante il baratro, decide di rimettersi in gioco (in pista), nello specifico aiutando la sorella Giulia (Matilda de Angelis), astro nascente del rally ed il fratellino Nico, rimasti orfani e a rischio di sfratto. Il padre, infatti, aveva ipotecato la casa con lo sponsor per garantirsi un finanziamento con il team.

Il regista, Matteo Rovere, incasella emozioni e personaggi sfaccettati, sotto un cielo emiliano romagnolo contornato da rombi di motore, adrenalina, plastica bruciata, rischi e vittorie, vittorie contro il limite che rendono Veloce come il vento un film di spessore sotto vari punti di vista, fruibile sia da chi è appassionato di motori e da chi predilige un approccio intimista.

È un omaggio ad un campione del rally, famoso negli anni ottanta, Carlo Capone, funambolo del volante, troppo presto dimenticato, caratterizzato da un presente faticoso e difficile.

Il film gli rende omaggio attraverso la figura di Loris e con una polaroid nel titoli di coda. 
Un film dedicato al riscatto e alla voglia di rivincita, per anime perse che si vogliono ritrovare o per chi non ha mai smesso di superare i propri limiti.


Stefano Sacchetti