Del trailer, rimane impresso
soprattutto un urlo.
“Giulia de Martino! Vola!” Questo è
il grido che si sente uscire dalla bocca di uno Stefano Accorsi, ad un primo
colpo d’occhio difficilmente riconoscibile, che ha smesso i panni del belloccio
fedifrago in carriera.
Qui ne veste altri decisamente
opposti e sicuramente sorprendenti, dando vita ad un personaggio multiforme,
Loris de Martino.
Loris de Martino, vecchia gloria
del rally, ora ridotto allo status di tossicodipendente dopo una vita (come si
evince da alcune fasi della narrazione) di successo, talento, gloria e
frustrazione provocata da un oblio prematuro e neanche troppo voluto.
“Giulia de Martino! Vola!” è l’urlo
di chi, nonostante il baratro, decide di rimettersi in gioco (in pista), nello
specifico aiutando la sorella Giulia (Matilda de Angelis), astro nascente del
rally ed il fratellino Nico, rimasti orfani e a rischio di sfratto. Il padre,
infatti, aveva ipotecato la casa con lo sponsor per garantirsi un finanziamento
con il team.
Il regista, Matteo Rovere,
incasella emozioni e personaggi sfaccettati, sotto un cielo emiliano romagnolo
contornato da rombi di motore, adrenalina, plastica bruciata, rischi e
vittorie, vittorie contro il limite che rendono Veloce come il vento un film di
spessore sotto vari punti di vista, fruibile sia da chi è appassionato di
motori e da chi predilige un approccio intimista.
È un omaggio ad un campione del
rally, famoso negli anni ottanta, Carlo Capone, funambolo del volante, troppo
presto dimenticato, caratterizzato da un presente faticoso e difficile.
Il film gli rende omaggio attraverso
la figura di Loris e con una polaroid nel titoli di coda.
Un film dedicato al
riscatto e alla voglia di rivincita, per anime perse che si vogliono ritrovare
o per chi non ha mai smesso di superare i propri limiti.
Stefano
Sacchetti
Nessun commento:
Posta un commento