domenica 24 aprile 2016

Tavola Calda: VELOCE COME IL VENTO. Quando le corse toccano i sentimenti



Del trailer, rimane impresso soprattutto un urlo.

“Giulia de Martino! Vola!” Questo è il grido che si sente uscire dalla bocca di uno Stefano Accorsi, ad un primo colpo d’occhio difficilmente riconoscibile, che ha smesso i panni del belloccio fedifrago in carriera.
Qui ne veste altri decisamente opposti e sicuramente sorprendenti, dando vita ad un personaggio multiforme, Loris de Martino.

Loris de Martino, vecchia gloria del rally, ora ridotto allo status di tossicodipendente dopo una vita (come si evince da alcune fasi della narrazione) di successo, talento, gloria e frustrazione provocata da un oblio prematuro e neanche troppo voluto.
“Giulia de Martino! Vola!” è l’urlo di chi, nonostante il baratro, decide di rimettersi in gioco (in pista), nello specifico aiutando la sorella Giulia (Matilda de Angelis), astro nascente del rally ed il fratellino Nico, rimasti orfani e a rischio di sfratto. Il padre, infatti, aveva ipotecato la casa con lo sponsor per garantirsi un finanziamento con il team.

Il regista, Matteo Rovere, incasella emozioni e personaggi sfaccettati, sotto un cielo emiliano romagnolo contornato da rombi di motore, adrenalina, plastica bruciata, rischi e vittorie, vittorie contro il limite che rendono Veloce come il vento un film di spessore sotto vari punti di vista, fruibile sia da chi è appassionato di motori e da chi predilige un approccio intimista.

È un omaggio ad un campione del rally, famoso negli anni ottanta, Carlo Capone, funambolo del volante, troppo presto dimenticato, caratterizzato da un presente faticoso e difficile.

Il film gli rende omaggio attraverso la figura di Loris e con una polaroid nel titoli di coda. 
Un film dedicato al riscatto e alla voglia di rivincita, per anime perse che si vogliono ritrovare o per chi non ha mai smesso di superare i propri limiti.


Stefano Sacchetti

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