domenica 15 novembre 2015

Tavola Calda: Radio Nuova York! Intervista a Ricky Russo


Si definisce “the Most Enthusiastic man in New York”, ed ha  i suoi buoni motivi per farlo .  Lo percepiamo come The Most Enthusiastic man in generale ed abbiamo altrettanti buoni motivi per farlo. Nato a Trieste ma trapiantato a New York, cresciuto in mezzo a contaminazioni musicali di ogni genere Ricky Russo è un naturale diffusore di energia vitale. Ecco la sua ultima impresa: ha fondato, insieme ad Alberto Polo Cretara, una webradio con un nome dal sapore cinematografico, Radio Nuova York, concepita come la radio di tutti gli italiani che per varie ragioni sfiorano la Grande Mela o vi si trasferiscono del tutto e sono intrigati dall’hip hop e dalla musica indipendente. Se necessita qualche definizione si può dire che Ricky è conduttore radiofonico, deejay e scrittore con alle spalle un libro, Per Bon, For Real, un diario dal sapore punk sulla sua esperienza newyorkese scritto interamente in triestino. Insieme alla sorella Elisa, autrice del libro Uomini (monografia su Edda e la scena rock milanese) e giornalista, ha condotto il programma radiofonico The Russos In Orbita, trasmesso da Radio Capodistria e diffuso in streaming grazie alla rete. A New York ha intenzione però di continuare ad assorbire le vibrazioni e di diffonderle senza fermarsi, con il suo motto di sempre. In una parola: Daghe!

Come è nata l’idea di Radio Nuova York? Come si articola il progetto?
Radio Nuova York nasce da un’idea di Alberto Polo Cretara, pioniere dell’hip hop italiano e proprietario di una catena di pizzerie nella Grande Mela, Farinella Bakery. Polo mi ha coinvolto dall’inizio. Così, dalla scorsa primavera, abbiamo sviluppato il progetto assieme. Ci siamo finanziati attraverso una campagna di raccolta fondi su MusicRaiser e grazie a due eventi live, al Bowery Electric nell’East Village, in cui si sono esibiti alcuni artisti italiani importanti come Clementino, Rocco Hunt, Tre Allegri Ragazzi Morti,  Frankie Hi Nrg Mc, Roipnol Witch e Chiara Vidonis. Gli studi dell’emittente – ormai soprannominati ironicamente di “CinaCittà” – si trovano in un appartamento di Chinatown, a due passi da Little Italy e dalla Bowery, la via del rock’n’roll dove un tempo sorgeva il leggendario CBGB. Radio Nuova York vuole diventare un punto di riferimento per gli italiani a New York, soprattutto per quelli più giovani, quelli che sono arrivati in città negli ultimi anni. Lo scopo è di promuovere la cultura, lo stile e la musica italiana negli Stati Uniti, ma anche di raccontare “la città che non dorme mai” ai nostri connazionali, sparsi per il mondo. Saremo presto in onda, da qua: www.radionuovayork.com.

Domanda banale, che forse in molti ti rivolgeranno: Come mai hai deciso di ripartire a livello creativo, umano e lavorativo proprio da New York? Che cosa ti affascina di più della realtà newyorkese?
Sono cresciuto con il mito di New York. Nel 2012, ero piuttosto depresso e non vedevo grandi possibilità di svolta in Italia, così ho rischiato tutto e mi sono trasferito nella Grande Mela. Qui sono proprio rinato, ho trovato nuovi stimoli e opportunità. A New York, infatti, conta solo il futuro, il cielo è il limite e i sogni sembrano sempre raggiungibili.

Conoscerai artisti di vario genere, girando per locali. Come viene vissuta la dimensione artistica? Si respira un clima “da casta” oppure è sufficiente avere talento per potersi esprimere?
La grande differenza con l’Italia è che qua la gente ti ascolta, ti valuta seriamente e ti dà sempre una chance. Non importa di chi sei amico, chi ti ha raccomandato, per chi voti, con chi stai, di che religione sei, qual è il tuo orientamento sessuale, quanti anni hai ecc... Conta il tuo talento, la tua dedizione, la tua passione, la tua professionalità…

Musicalmente che aria si respira? In quali musicisti o festival degno di nota sei incappato?
New York è il centro del mondo, o almeno vivendoci ti sembra che lo sia. La musica è ovunque, dal Madison Square Garden alla Subway. Considera che nella Big Apple è nato l’hip hop, il punk-rock, la disco…  L’avanguardia convive con il mainstream. Ogni sera hai l’imbarazzo della scelta se vuoi andare a un concerto. Io amo tutta la buona musica, quindi mi capita di frequentare ambienti molto diversi. Spesso ho incrociato per strada alcuni miei miti, su tutti Mick Jones dei Clash e David Byrne dei Talking Heads.

Passiamo al libro: Soddisfatto dell’esperienza di Per Bon, For Real?
Tantissimo. Il libro, nato in una maniera così spontanea e naif, mi ha portato fortuna, buon karma. E seppur scritto in triestino, mi ha messo in contatto con persone e situazioni davvero interessanti. Non esagero se dico che mi ha aperto tante porte anche a New York.

Come ti vedi nel ruolo di scrittore? Ci sarà un secondo libro?
In famiglia, la vera scrittrice è mia sorella Elisa, autrice del libro sui Ritmo Tribale e sulla la scena rock milanese, “Uomini” (Odoya). Lei è un talento assoluto e naturale. Ha tecnica, cuore, visione e disciplina. La mia scrittura è molto punk-rock. Un mio secondo libro non è previsto al momento, però un mio racconto inedito, “El Funky Barboncin” è stato appena pubblicato nella raccolta “Andare in Cascetta” (A Morte Libri), in cui ci sono alcuni scrittori che stimo tantissimo, come Maurizio Blatto, Gianni Miraglia, Andrea Valentini, Manuel Graziani e Vittorio Bongiorno.

Che cosa ti ha spinto a lavorare nel mondo della Radio e del giornalismo musicale? Quando hai iniziato?
L’amore assoluto per la musica mi ha spinto nel mondo della radio e del giornalismo. Ho iniziato quando avevo 16 anni a Radio Fragola, emittente comunitaria che trasmette ancora oggi dall’ex Ospedale Psichiatrico di Trieste. Quell’esperienza fu una rivoluzione, uno shock! Fu tracciare un nuovo sentiero, cambiare direzione, andare contro la noia, l’ipocrisia, il futuro già scritto e la mediocrità!


Domanda inevitabile: Che cosa è la radio per te?
Uno stile di vita. Un modo di mettere in circolo energia positiva, musica, idee, buone vibrazioni.  Come cantavano i Bad Brains: Positive Mental Attitude.

Quali sono i libri, i film, i dischi e i musicisti che hanno avuto maggiore influenza su di te come persona?
Domanda da un milione di dollari. Troppi per citarli tutti. E sicuramente mi dimenticherò un sacco di roba. Ci provo. Nella lista dei miei preferiti: Pier Paolo Pasolini, Tiziano Terzani, Enzo Biagi, Indro Montanelli, Andrea Pazienza, Jack London, Jack Kerouac, Lester Bangs, Martin Scorsese, Quentin Tarantino, Kurt Sutter, Federico Fellini, Joe Strummer, Iggy Pop, Henry Rollins, Ramones, Elvis Presley, Johnny Cash, James Brown, Toni Bruna, i Ritmo Tribale & Edda…

Trieste/New York. Quale delle due città è più a misura d’uomo?
Trieste è la città del Cuore, degli affetti, delle radici, dei luoghi,  delle suggestioni e dei profumi stampati nell’Anima. New York è la città dell’Azione, il posto che mi fa sentire vivo! Pasolini, dopo esserci stato la prima volta nel 1966 scrisse: “New York non è una evasione: è un impegno, una guerra. Ti mette addosso la voglia di fare, affrontare, cambiare: ti piace come le cose che piacciono, ecco, a vent'anni”.

Ultima domanda (a cui puoi anche disubbidire): Puoi riassumere in quattro punti la tua filosofia di vita?
La mia filosofia di vita è “DAGHE!”. Daghe!: dacci dentro, ma elevato per mille.Lincitamento più incitamento triestino. You only live once!


Stefano Sacchetti
(Occidente)

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