giovedì 24 settembre 2015

Tavola Calda: #VorreiPrendereIlTreno. Intervista a IACOPO MELIO



Chi si batte per le questioni di principio, ovvero migliorare la quotidianità di ogni singolo individuo, anche compiendo un atto estremamente concreto, come quello di abbattere le barriere architettoniche e lo fa con determinazione inserendo anche spunti creativi, è da inserire nell’elenco delle rock star.

Iacopo Melio, studente e giornalista freelance, attivista per i diritti dei disabili a pieno titolo, ha dato vita alla onlus Vorrei prendere il treno, per garantire alle persone con disabilità un accesso al mezzo di trasporto che, per eccellenza, dovrebbe essere  privo di barriere architettoniche. Il tutto con il sorriso e la battuta pronta.
Ironia e vitalità, gli ingredienti migliori per cambiare le cose.

Perchè quelli, almeno, non conoscono barriere.

Vorrei prendere il treno. Un’iniziativa dal nome eloquente, che lascia il segno. Puoi spiegare come nasce e di cosa si occupa questo progetto?
Nasce da una mia risposta all'ex ministro dell'istruzione Maria Chiara Carrozza, che scrisse su Twitter di essere in viaggio per Firenze su un treno meraviglioso, e di prendere il treno come tutti. Così le risposi facendole notare che i nostri treni purtroppo non sono quasi mai meravigliosi, soprattutto per noi disabili che raramente troviamo attrezzati. Allora decisi di prendere spunto da quello scambio di battute per scrivere un articolo sul mio blog: "Sono single per forza, non piglio l'autobus!!" era il titolo. Volevo parlare di barriere ma in maniera ironica e divertente, facendo una sorta di appello alla politica affinché potessi prendere il treno non tanto perché, in un Paese civile e democratico, dovrebbe essere un gesto scontato e spontaneo, ma perché avevo voglia di viaggiare e innamorarmi su un mezzo pubblico incontrando la ragazza dei miei sogni, come in un film. L'articolo divenne virale e si creò una campagna mediatica spontanea... Tanto che ho deciso di fondare una onlus dal nome appunto "Vorreiprendereiltreno" con l'intento di sensibilizzare all'accessibilità.


Come fare per evitare le eventuali strumentalizzazioni da parte del mondo politico?
Sono in pochi quelli disposti ad aiutare per niente. Credo che se una persona ti aiuta in un progetto e porta a dei risultati concreti, sia giusto anche dar loro il merito e il giusto "ritorno" (ad esempio in visibilità). Il rischio di essere strumentalizzati a vuoto ovviamente è sempre alto, ma se uno non avesse fiducia e si chiudesse a riccio, per difesa, non combinerebbe sicuramente niente.

Che evoluzione pensi possa avere questa iniziativa?
Sicuramente #vorreiprendereiltreno è un ottimo canale per sensibilizzare. Siamo quasi a 1000.000 contatti social e abbiamo un'ottima risonanza mediatica a livello nazionale. Se sfruttata questa visibilità in modo positivo possiamo portare avanti dei progetti interessanti per abbattere concretamente le barriere del territorio: ovviamente in questo le persone devono essere completamente disponibili e partecipi, sostenendoci, tanto quanto le amministrazioni.

In che modo è possibile combattere il pregiudizio?
Semplicemente facendo vedere alle persone come stanno le cose, facendoli cioè entrare in determinati "mondi", per comprendere. La comprensione abbatte l'ignoranza, ed è solo da quest'ultima che nascono i pregiudizi. Quando qualcuno "sa", allora riesce a trattare le cose come devono essere trattate. Noi
di #vorreiprendereiltreno vogliamo parlare di disabilità nel modo giusto, secondo il mio punto di vista: ironico, solare, divertente e spudoratamente "normale". La compassione e la tristezza sono i peggiori atteggiamenti che si possano adottare nei confronti della diversità, e quindi i pregiudizi sarebbero in questo caso inevitabili.

Traccia un breve ritratto di quello che sei, con i tuoi desideri e le tue aspirazioni.
Ho 23 anni e studio Scienze Politiche a Firenze, indirizzo in "Comunicazione, Media e Giornalismo". Amo infatti l'arte ed ogni forma di espressione, in particolare la fotografia e la scrittura. Quest'ultima vorrei, in futuro, fosse anche il mio lavoro o almeno una parte di questo. Spero infatti di poter avere un impiego, un domani, che mi permetta di aiutare gli altri, che sia a livello sociale/politico o attraverso la comunicazione, fungendo da megafono per chi non viene ascoltato.

Quali sono i tuoi punti di riferimento culturali?
Musicalmente, ma soprattutto ideologicamente, i miei pilastri sono De André e Guccini. Don Gallo e Peppino Impastato restano i miei punti di riferimento per l'impegno civile e sociale, così come Falcone e Borsellino. Pasolini e Bukowski, infine, per la cultura anticonformista e per un certo anarchismo terreno.

Ci ha da poco lasciati Franco Bomprezzi, scrittore, giornalista e attivista in prima linea per quanto riguarda la questione della disabilità. Che ricordo hai di lui?

Franco è stato uno dei primissimi giornalisti ad aver parlato di me e #vorreiprendereiltreno, e forse l'unico ad aver "disegnato un quadro di me" assolutamente perfetto, comunicando cioè quello che ho sempre voluto trasmettere o fosse trasmesso. Ho avuto l'onore di scambiare con lui poche chiacchiere virtuali, ed è una delle cose che più mi fa male in vita mia... Avevamo progettato infatti di conoscerci di persona e sono certo avremmo potuto, insieme, realizzare tantissime cose meravigliose. Adesso non mi rimane che il suo esempio, fondamentale, e la voglia di poter in futuro almeno lontanamente avvicinarmi a ciò che lui è stato: un grande uomo, un immenso giornalista, e uno straordinario lottatore. "A muso duro" Franco!

Stefano Sacchetti 
(Occidente)

giovedì 10 settembre 2015

Tavola Calda: ESSERE ARMONIA. Intervista a LUCIANO PELLEGRINI

Il concetto di armonia rimanda subito a territori astratti, che lasciano spazio alla fantasia, al sogno di un’esistenza bilanciata, in equilibrio. Per molti la ricerca dell’armonia ha il valore utopico della  fuga dalla realtà, per altri, tra cui lo scrittore Luciano Pellegrini è l’immersione totale nell’essenza della realtà.  

A  lui la parola, a voi la lettura.



Luciano, è poeta, scrittore, critico letterario. Che cosa la spinge ad incanalare la scrittura in queste tre forme?
La mia spiccatissima e travolgente  sensibilità mi ha sempre portato oltre la quotidianità. Da qui, la ricerca personalissima in risposta alle vicissitudini e allo “status umano”. In questo senso, la mia poesia è rivolta alla condizione umana universale, la mia narrativa è sempre basata su problematiche delle persone disabili – oltre che su meditazione, filosofie varie e religioni - la mia critica infine punta all’aspetto dell’estetica nella poesia, nella  letteratura e nell’arte in genere: tenendo conto della cultura classica fino al romanticismo, dal simbolismo al surrealismo, dall’ermetismo alle forme espressive odierne.

Che cosa è per lei la scrittura?
Un’attività che coinvolge sensazioni, emozioni, desideri, ricordi, modi di pensare della persona. Essa è sempre in reazione a quanto accade nel corso dell’esistenza: momenti intensi, individualmente ricchi di significato – nel bene o nel male - che si tenta di “fermare” e  trasmettere in base alla propria capacità, sensibilità, corredo culturale e letterario.

Quando è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
Durante le scuole superiori ho avuto coscienza di essere portato per le materie umanistiche nonostante facessi un Istituto Tecnico, come la Ragioneria. E in italiano mi trovavo a mio agio. Divoravo le antologie e durante le ricreazioni spesso mi ritrovavo a scribacchiare su un quaderno. Questo, non è sfuggito alla mia professoressa di italiano che ha voluto vedere e mi ha incoraggiato a continuare. Notando i suoi occhi commossi ho capito che potevo fare qualcosa in questa direzione. La passione è poi aumentata, ho pubblicato diversi libri di poesia, narrativa e saggistica, partecipato – spesso vincendoli – a premi letterari, mi sono laureato in Lettere con il massimo dei voti e lode nonostante lavorassi ed avessi famiglia. Da 30 anni faccio parte di giurie.

Quali sono i suoi punti di rifermento artistico/letterari?
A partire da Leopardi, passando per Baudelaire, Rimbaud ed i surrealisti, fino all’ermetismo per arrivare a Luzi e Sanguineti, che ho conosciuto personalmente. 

Ha fondato l’associazione <<L’Essere Armonia>>, ci parli dettagliatamente dell’idea che la sostiene.
“Nata nel 2000, La A.L.E.A. (Associazione “L’essere Armonia”) è un’associazione di promozione sociale - regolarmente iscritta nel registro regionale - che ha come scopo principale quello di divulgare  l’idea di vivere senza barriere mentali e comportamentali, le quali, prima ancora ed in maniera più incisiva, di quelle fisiche ed  architettoniche, ledono il benessere individuale e collettivo. E’ attiva in vari progetti anche in collaborazione con altre realtà associative ed enti, nei settori della disabilità, artistici e letterari.  La ALEA è sempre stata all’avanguardia su molti fattori. Ad esempio diversi anni fa tutti parlavano di barriere architettoniche e venivo guardato strano perché  affermavo: “La barriera più grande è culturale, cambiamo modo di pensare e di comportamento e automaticamente scompariranno quelle architettoniche!”. Oggi invece è un concetto comune, accettato e compreso.

Nel 2006 ha prodotto e interpretato un fotoromanzo, dal titolo La scommessa, incentrato su diverse problematiche delle persone con disabilità. Che ricordo ha di questa esperienza?
Fu un lavoro lungo, meticoloso e straordinario, portato avanti con passione e consapevolezza. Io e i miei amici volendo dare segnali forti a molti pregiudizi incombenti su persone disabili lo vedemmo come un efficace modo per presentare certe problematiche. Così, visto che, in Italia si legge poco, trasmutammo un mio racconto, consapevoli che una immagine esprime più di molte parole. Fra fare le foto, assemblarle, metterci dialoghi e didascalie c’è voluto un anno di lavoro.

Come vede l’introduzione della figura dell’assistente sessuale? In che modo si riusciranno ad abbattere i pregiudizi che ruotano attorno alla dimensione della disabilità?
Direi che la creazione (finalmente) di questa figura è un passo avanti contro certe mentalità intrise di pseudo religiosità e tortuoso moralismo. Mi sono sempre messo in  prima fila in questo. Le persone disabili hanno desideri, tendenze e passioni simili a quelle dei cosiddetti normodotati. Oggi, nonostante si viva in una società definita civile, è ancora inconcepibile – per molti - il binomio disabilità e amore o sesso: nel senso che quando una  coppia è formata da una persona disabile ed una normodotata il pensiero comune non porta a pensare ad un rapporto d’amore  bensì “E’ ricco/a quello/a”, “E’ un/a parente, fratello, sorella”, “E’ un/a badante o un/a volontario/a”. Credo comunque che con un profondo e moderno senso civico condiviso tra il mondo del volontariato, istituzioni e famiglie si possano davvero fare grandi e concreti passi avanti. Tuttavia, per esperienza, so che il più delle volte il problema proviene dalla famiglia stessa. Sono i famigliari a non avere quella apertura mentale che permette alla persona disabile di non sentirsi tale.

Che consiglio si sente di dare alle persone che non accettano la propria disabilità?
Penso che non si debba accettarla, ma usarla per fare qualcosa per sé e gli altri. Non stare a piangersi addosso o aspettare che arrivi quello che si vuole perché è dovuto. Assolutamente, no! Credo che sia meglio cercare  di essere sempre se stessi, senza avere timore di quelli che sembrano limiti. Ognuno  è un’entità diversa, con dei pregi da valorizzare. E con questi, insistere per realizzarsi, anche se si  va contro famiglia o altra istituzione. Io, d’altra parte, se avessi dato ascolto a chi mi stava attorno, non mi sarei diplomato, non mi sarei laureato, non avrei scritto libri, non avrei lavorato, non mi sarei sposato, non avrei avuto figli e poi non mi sarei separato,  ecc.  

Nella sua biografia si nota un interesse per le Filosofie orientali. Che rapporto ha con quel tipo di discipline?
E’ argomento di vitale importanza per me. E infatti sono sempre stato attratto da yoga, meditazione, Tantra, Reiki (di cui fra non molto prenderò il livello di Master), ecc.. Frequentando Padre Antony (un frate indiano - che emanava una energia straordinaria - che teneva incontri di meditazione a Bombay ed Assisi) e soprattutto col lama tibetano Ngan Tzon Tompa ho sviluppato una serie di meditazione adatte ad ogni tipo di disabilità. Penso che “Non dovrebbero essere le persone ad adattarsi alle tecniche di meditazione, bensì le tecniche ad adattarsi all’individuo”. Questo perché ogni individuo è unico e risponde in modo diverso nella pratica. Inoltre, il mio interesse per le filosofie orientale, insieme alle mie esperienze si correlano alla mia attività culturale ed artistico-letteraria.

Occidente



martedì 8 settembre 2015

Tavola Calda: IL NOME SEGRETO. Luciano Pellegrini. Un viaggio verso l'armonia

<< Il tuo sistema nervoso è uno strumento particolarmente ricettivo delle vibrazioni sottili della vita (…): Tutte le tue sensazioni
si amplificano a dismisura: guardi un bel panorama o un romantico tramonto? Tu voli! (…)>>

Con queste parole il guru Francis descrive la situazione di Luciano, protagonista di una storia emblematica e portatore di una testimonianza radicale.

Ci sono vite che si potrebbero definire (correndo il rischio di risultare superficiali) Testimonianze inconsapevoli, perché ci sono persone che con la loro stessa vitalità, la loro energia sfavillante lasciano una traccia incisiva e notevole, che, come un solco, denota il loro straordinario e forse, inconsapevole, carisma. Un carisma dato dalla scoperta del proprio centro, frutto di un percorso fatto di improvvisi abbandoni di certezze  ma anche di impensabili stati di gioia raggiunti una volta in cui si è arrivati a toccare un briciolo della propria unicità.

Il Nome Segreto è un libro che parla proprio di questo, della scoperta di sé attraverso una chiave di lettura ben precisa, gli occhi e le percezioni di un giovane con handicap travolto dalla potenza dell’amore e della poesia.

Edito nel 1999 presso le edizioni Guerra, è il primo romanzo di Luciano Pellegrini, poeta  e studioso di filosofie orientali, fondatore dell’associazione culturale L’EssereArmonia, il cui scopo è quello di abbattere le barriere architettoniche mentali che ancora attanagliano la sfera della disabilità dal punto di vista culturale e antropologico, un settore in cui gli stereotipi sono difficili da estirpare.

Il Nome Segreto è un vero e proprio  manuale di self help sotto forma di romanzo, in cui si intersecano diverse parole chiave. Parole come Meditazione, Amore, Tao, Guru, Coppia.

Il giovane poeta si inoltra nella ricerca del proprio centro, aiutato da Marina, una ragazza con un passato turbolento, sintonizzata però sulle sue stesse frequenze.
Marina invita Luciano a compiere un lungo viaggio che raggiunge e supera i limiti del quotidiano fatto di noia, ripetizione, aridità, attraverso un amore totale, eterno in potenza, in cui due anime si intersecano e si completano, oltre la realtà, oltre i corpi,  in attesa di una dolce armonia.


Un libro in grado di gettare “sottili ma forti semi in chi lo legge” ( come recita la quarta di copertina), che rende il lettore disponibile a dilatare i propri orizzonti, trasportandolo in una nuova dimensione oltre il proprio punto di vista.

Occidente