Il concetto di armonia
rimanda subito a territori astratti, che lasciano spazio alla fantasia, al
sogno di un’esistenza bilanciata, in equilibrio. Per molti la ricerca dell’armonia
ha il valore utopico della fuga dalla
realtà, per altri, tra cui lo scrittore Luciano Pellegrini è l’immersione
totale nell’essenza della realtà.
Luciano, è poeta,
scrittore, critico letterario. Che cosa la spinge ad incanalare la scrittura in
queste tre forme?
La mia spiccatissima e
travolgente sensibilità mi ha sempre
portato oltre la quotidianità. Da qui, la ricerca personalissima in risposta
alle vicissitudini e allo “status umano”. In questo senso, la mia poesia è
rivolta alla condizione umana universale, la mia narrativa è sempre basata su problematiche
delle persone disabili – oltre che su meditazione, filosofie varie e religioni
- la mia critica infine punta all’aspetto dell’estetica nella poesia, nella letteratura e nell’arte in genere: tenendo
conto della cultura classica fino al romanticismo, dal simbolismo al
surrealismo, dall’ermetismo alle forme espressive odierne.
Che cosa è per lei la
scrittura?
Un’attività che coinvolge sensazioni, emozioni, desideri, ricordi,
modi di pensare della persona. Essa è sempre in reazione a quanto accade nel
corso dell’esistenza: momenti intensi, individualmente ricchi di significato –
nel bene o nel male - che si tenta di “fermare” e trasmettere in base alla propria capacità,
sensibilità, corredo culturale e letterario.
Quando è avvenuto il suo
incontro con la scrittura?
Durante le scuole superiori ho avuto coscienza di essere
portato per le materie umanistiche nonostante facessi un Istituto Tecnico, come
la Ragioneria. E in italiano mi trovavo a mio agio. Divoravo le antologie e
durante le ricreazioni spesso mi ritrovavo a scribacchiare su un quaderno.
Questo, non è sfuggito alla mia professoressa di italiano che ha voluto vedere
e mi ha incoraggiato a continuare. Notando i suoi occhi commossi ho capito che
potevo fare qualcosa in questa direzione. La passione è poi aumentata, ho pubblicato
diversi libri di poesia, narrativa e saggistica, partecipato – spesso vincendoli
– a premi letterari, mi sono laureato in Lettere con il massimo dei voti e lode
nonostante lavorassi ed avessi famiglia. Da 30 anni faccio parte di giurie.
Quali sono i suoi punti
di rifermento artistico/letterari?
A partire da Leopardi, passando per Baudelaire, Rimbaud ed i
surrealisti, fino all’ermetismo per arrivare a Luzi e Sanguineti, che ho conosciuto
personalmente.
Ha fondato
l’associazione <<L’Essere Armonia>>, ci parli dettagliatamente dell’idea
che la sostiene.
“Nata nel 2000, La A.L .E.A. (Associazione
“L’essere Armonia”) è un’associazione di promozione sociale - regolarmente
iscritta nel registro regionale - che ha come scopo principale quello di
divulgare l’idea di vivere senza
barriere mentali e comportamentali, le quali, prima ancora ed in maniera più
incisiva, di quelle fisiche ed
architettoniche, ledono il benessere individuale e collettivo. E’ attiva
in vari progetti anche in collaborazione con altre realtà associative ed enti,
nei settori della disabilità, artistici e letterari. La ALEA è sempre stata all’avanguardia su
molti fattori. Ad esempio diversi anni fa tutti parlavano di barriere
architettoniche e venivo guardato strano perché
affermavo: “La barriera più grande è culturale, cambiamo modo di pensare
e di comportamento e automaticamente scompariranno quelle architettoniche!”.
Oggi invece è un concetto comune, accettato e compreso.
Nel 2006 ha prodotto e
interpretato un fotoromanzo, dal titolo La
scommessa, incentrato su diverse problematiche delle persone con disabilità.
Che ricordo ha di questa esperienza?
Fu un lavoro lungo, meticoloso e straordinario, portato
avanti con passione e consapevolezza. Io e i miei amici volendo dare segnali
forti a molti pregiudizi incombenti su persone disabili lo vedemmo come un
efficace modo per presentare certe problematiche. Così, visto che, in Italia si
legge poco, trasmutammo un mio racconto, consapevoli che una immagine esprime più
di molte parole. Fra fare le foto, assemblarle, metterci dialoghi e didascalie
c’è voluto un anno di lavoro.
Come vede
l’introduzione della figura dell’assistente sessuale? In che modo si
riusciranno ad abbattere i pregiudizi che ruotano attorno alla dimensione della
disabilità?
Direi che la creazione (finalmente) di questa figura è un
passo avanti contro certe mentalità intrise di pseudo religiosità e tortuoso moralismo.
Mi sono sempre messo in prima fila in
questo. Le persone disabili hanno desideri, tendenze e passioni simili a quelle
dei cosiddetti normodotati. Oggi, nonostante si viva in una società definita
civile, è ancora inconcepibile – per molti - il binomio disabilità e amore o
sesso: nel senso che quando una coppia è
formata da una persona disabile ed una normodotata il pensiero comune non porta
a pensare ad un rapporto d’amore bensì “E’
ricco/a quello/a”, “E’ un/a parente, fratello, sorella”, “E’ un/a badante o
un/a volontario/a”. Credo comunque che con un profondo e moderno senso civico
condiviso tra il mondo del volontariato, istituzioni e famiglie si possano
davvero fare grandi e concreti passi avanti. Tuttavia, per esperienza, so che
il più delle volte il problema proviene dalla famiglia stessa. Sono i
famigliari a non avere quella apertura mentale che permette alla persona
disabile di non sentirsi tale.
Che consiglio si sente
di dare alle persone che non accettano la propria disabilità?
Penso che non si debba accettarla, ma usarla per fare qualcosa
per sé e gli altri. Non stare a piangersi addosso o aspettare che arrivi quello
che si vuole perché è dovuto. Assolutamente, no! Credo che sia meglio
cercare di essere sempre se stessi,
senza avere timore di quelli che sembrano limiti. Ognuno è un’entità diversa, con dei pregi da
valorizzare. E con questi, insistere per realizzarsi, anche se si va contro famiglia o altra istituzione. Io,
d’altra parte, se avessi dato ascolto a chi mi stava attorno, non mi sarei
diplomato, non mi sarei laureato, non avrei scritto libri, non avrei lavorato,
non mi sarei sposato, non avrei avuto figli e poi non mi sarei separato, ecc.
Nella sua biografia si
nota un interesse per le Filosofie orientali. Che rapporto ha con quel tipo di
discipline?
E’ argomento di vitale
importanza per me. E infatti sono sempre stato attratto da yoga, meditazione, Tantra,
Reiki (di cui fra non molto prenderò il livello di Master), ecc.. Frequentando
Padre Antony (un frate indiano - che emanava una energia straordinaria - che
teneva incontri di meditazione a Bombay ed Assisi) e soprattutto col lama
tibetano Ngan Tzon Tompa ho sviluppato una serie di meditazione adatte ad ogni
tipo di disabilità. Penso che “Non dovrebbero essere le persone ad adattarsi
alle tecniche di meditazione, bensì le tecniche ad adattarsi all’individuo”.
Questo perché ogni individuo è unico e risponde in modo diverso nella pratica.
Inoltre, il mio interesse per le filosofie orientale, insieme alle mie esperienze
si correlano alla mia attività culturale ed artistico-letteraria.
Occidente
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