giovedì 10 settembre 2015

Tavola Calda: ESSERE ARMONIA. Intervista a LUCIANO PELLEGRINI

Il concetto di armonia rimanda subito a territori astratti, che lasciano spazio alla fantasia, al sogno di un’esistenza bilanciata, in equilibrio. Per molti la ricerca dell’armonia ha il valore utopico della  fuga dalla realtà, per altri, tra cui lo scrittore Luciano Pellegrini è l’immersione totale nell’essenza della realtà.  

A  lui la parola, a voi la lettura.



Luciano, è poeta, scrittore, critico letterario. Che cosa la spinge ad incanalare la scrittura in queste tre forme?
La mia spiccatissima e travolgente  sensibilità mi ha sempre portato oltre la quotidianità. Da qui, la ricerca personalissima in risposta alle vicissitudini e allo “status umano”. In questo senso, la mia poesia è rivolta alla condizione umana universale, la mia narrativa è sempre basata su problematiche delle persone disabili – oltre che su meditazione, filosofie varie e religioni - la mia critica infine punta all’aspetto dell’estetica nella poesia, nella  letteratura e nell’arte in genere: tenendo conto della cultura classica fino al romanticismo, dal simbolismo al surrealismo, dall’ermetismo alle forme espressive odierne.

Che cosa è per lei la scrittura?
Un’attività che coinvolge sensazioni, emozioni, desideri, ricordi, modi di pensare della persona. Essa è sempre in reazione a quanto accade nel corso dell’esistenza: momenti intensi, individualmente ricchi di significato – nel bene o nel male - che si tenta di “fermare” e  trasmettere in base alla propria capacità, sensibilità, corredo culturale e letterario.

Quando è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
Durante le scuole superiori ho avuto coscienza di essere portato per le materie umanistiche nonostante facessi un Istituto Tecnico, come la Ragioneria. E in italiano mi trovavo a mio agio. Divoravo le antologie e durante le ricreazioni spesso mi ritrovavo a scribacchiare su un quaderno. Questo, non è sfuggito alla mia professoressa di italiano che ha voluto vedere e mi ha incoraggiato a continuare. Notando i suoi occhi commossi ho capito che potevo fare qualcosa in questa direzione. La passione è poi aumentata, ho pubblicato diversi libri di poesia, narrativa e saggistica, partecipato – spesso vincendoli – a premi letterari, mi sono laureato in Lettere con il massimo dei voti e lode nonostante lavorassi ed avessi famiglia. Da 30 anni faccio parte di giurie.

Quali sono i suoi punti di rifermento artistico/letterari?
A partire da Leopardi, passando per Baudelaire, Rimbaud ed i surrealisti, fino all’ermetismo per arrivare a Luzi e Sanguineti, che ho conosciuto personalmente. 

Ha fondato l’associazione <<L’Essere Armonia>>, ci parli dettagliatamente dell’idea che la sostiene.
“Nata nel 2000, La A.L.E.A. (Associazione “L’essere Armonia”) è un’associazione di promozione sociale - regolarmente iscritta nel registro regionale - che ha come scopo principale quello di divulgare  l’idea di vivere senza barriere mentali e comportamentali, le quali, prima ancora ed in maniera più incisiva, di quelle fisiche ed  architettoniche, ledono il benessere individuale e collettivo. E’ attiva in vari progetti anche in collaborazione con altre realtà associative ed enti, nei settori della disabilità, artistici e letterari.  La ALEA è sempre stata all’avanguardia su molti fattori. Ad esempio diversi anni fa tutti parlavano di barriere architettoniche e venivo guardato strano perché  affermavo: “La barriera più grande è culturale, cambiamo modo di pensare e di comportamento e automaticamente scompariranno quelle architettoniche!”. Oggi invece è un concetto comune, accettato e compreso.

Nel 2006 ha prodotto e interpretato un fotoromanzo, dal titolo La scommessa, incentrato su diverse problematiche delle persone con disabilità. Che ricordo ha di questa esperienza?
Fu un lavoro lungo, meticoloso e straordinario, portato avanti con passione e consapevolezza. Io e i miei amici volendo dare segnali forti a molti pregiudizi incombenti su persone disabili lo vedemmo come un efficace modo per presentare certe problematiche. Così, visto che, in Italia si legge poco, trasmutammo un mio racconto, consapevoli che una immagine esprime più di molte parole. Fra fare le foto, assemblarle, metterci dialoghi e didascalie c’è voluto un anno di lavoro.

Come vede l’introduzione della figura dell’assistente sessuale? In che modo si riusciranno ad abbattere i pregiudizi che ruotano attorno alla dimensione della disabilità?
Direi che la creazione (finalmente) di questa figura è un passo avanti contro certe mentalità intrise di pseudo religiosità e tortuoso moralismo. Mi sono sempre messo in  prima fila in questo. Le persone disabili hanno desideri, tendenze e passioni simili a quelle dei cosiddetti normodotati. Oggi, nonostante si viva in una società definita civile, è ancora inconcepibile – per molti - il binomio disabilità e amore o sesso: nel senso che quando una  coppia è formata da una persona disabile ed una normodotata il pensiero comune non porta a pensare ad un rapporto d’amore  bensì “E’ ricco/a quello/a”, “E’ un/a parente, fratello, sorella”, “E’ un/a badante o un/a volontario/a”. Credo comunque che con un profondo e moderno senso civico condiviso tra il mondo del volontariato, istituzioni e famiglie si possano davvero fare grandi e concreti passi avanti. Tuttavia, per esperienza, so che il più delle volte il problema proviene dalla famiglia stessa. Sono i famigliari a non avere quella apertura mentale che permette alla persona disabile di non sentirsi tale.

Che consiglio si sente di dare alle persone che non accettano la propria disabilità?
Penso che non si debba accettarla, ma usarla per fare qualcosa per sé e gli altri. Non stare a piangersi addosso o aspettare che arrivi quello che si vuole perché è dovuto. Assolutamente, no! Credo che sia meglio cercare  di essere sempre se stessi, senza avere timore di quelli che sembrano limiti. Ognuno  è un’entità diversa, con dei pregi da valorizzare. E con questi, insistere per realizzarsi, anche se si  va contro famiglia o altra istituzione. Io, d’altra parte, se avessi dato ascolto a chi mi stava attorno, non mi sarei diplomato, non mi sarei laureato, non avrei scritto libri, non avrei lavorato, non mi sarei sposato, non avrei avuto figli e poi non mi sarei separato,  ecc.  

Nella sua biografia si nota un interesse per le Filosofie orientali. Che rapporto ha con quel tipo di discipline?
E’ argomento di vitale importanza per me. E infatti sono sempre stato attratto da yoga, meditazione, Tantra, Reiki (di cui fra non molto prenderò il livello di Master), ecc.. Frequentando Padre Antony (un frate indiano - che emanava una energia straordinaria - che teneva incontri di meditazione a Bombay ed Assisi) e soprattutto col lama tibetano Ngan Tzon Tompa ho sviluppato una serie di meditazione adatte ad ogni tipo di disabilità. Penso che “Non dovrebbero essere le persone ad adattarsi alle tecniche di meditazione, bensì le tecniche ad adattarsi all’individuo”. Questo perché ogni individuo è unico e risponde in modo diverso nella pratica. Inoltre, il mio interesse per le filosofie orientale, insieme alle mie esperienze si correlano alla mia attività culturale ed artistico-letteraria.

Occidente



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