venerdì 3 ottobre 2014

L'IMPERO DISFUNZIONALE E POSSIBILI SOLUZIONI


Per chiunque osservi la politica americana in relazione al disastro medio-orientale che stiamo vivendo ai giorni nostri, non può non sorgere un'inquietante pensiero: "Ma come è stato possibile accumulare una tale sequela di errori?" 
In verità, analizzando le infinite variabili del complicatissimo puzzle arabo, si arriva presto alla conclusione che gli Usa hanno solo una responsabilità parziale, molto parziale, rispetto alla retorica anti-americana in voga. Ma comunque, dato il loro ruolo auto-conferitosi di poliziotti del mondo, insieme al resto del sistema occidentale, hanno sicuramente contribuito alla destabilizzazione dell'area, con tutte le conseguenze del caso.



Fallimento Americano  (a seconda dei punti di vista...)

In un breve elenco cercheremo di analizzare le maggiori variabili che hanno spinto gli Usa ad una politica fallimentare nell'area medio-orientale:

- Anima isolazionista -

Nel corso della sua secolare politica estera, specialmente a partire dalla fine del 1800, gli Stati Uniti hanno sempre coltivato un'anima oscillante fra due poli opposti: da una parte il fiero isolazionismo e un'evidente indifferenza nei confronti del mondo. Dall'altra parte un interventismo "imperiale" che li portati a diventare una superpotenza. Questa continua oscillazione fra i due poli ha influito notevolmente sul comportamento contraddittorio degli americani nel corso della politica del 900. 
Questa dualità è emersa anche nei confronti del medio-oriente e nella gestione dei territori occupati. Al contrario dei precedenti imperi, come quello romano o britannico, gli americani non hanno mai mostrato una reale e profonda volontà di conquista, preferendo invece interventi militari limitati nel tempo (e spesso vissuti come una necessità da sopportare), con effetti molto spesso deleteri sulla gestione dei paesi invasi, come si è visto in Vietnam, Iraq e Afghanistan.

- Eccezionalismo americano -

Notevoli polemiche ha sollevato l'articolo di Vladimir Putin, pubblicato sul New York Times, in risposta alla politica di Obama e la crisi siriana. Soprattutto la critica all'eccezionalismo americano è stata vista come un onta insopportabile da parte dell'establishment Usa. 
Gli americani, o una buona fetta della sua classe dirigente, hanno sempre coltivato questo mito di superiorità americana, con effetti spesso nefasti a livello sociale e politico. Il "destino manifesto" spesso li ha portati a non capire culture diverse dalla loro, generando nelle forze oppositrici una profonda ostilità nei confronti della "american way of life" e la sua insopportabile ipocrisia.
In poche parole, un impero a metà...



- Amici Sbagliati -

Le alleanze coltivate negli Stati Uniti sono uno di quei talloni d'achille, che hanno sistematicamente minato i tentativi di pacificazione dell'area. 
L'alleanza strategica con Israele (in via di raffreddamento rapido sotto Obama), ha reso gli americani ostili alle forze pro-palestinesi. 
Il rapporto coltivato con l'Arabia Saudita e le autocrazie del Golfo (più il Pakistan), dovuto molto spesso per questioni energetiche, è stato alla fine profondamente controproducente, in quanto i suddetti paesi, nel corso degli ultimi decenni, hanno alimentato in modo sotterraneo e alquanto oscuro le più feroci e oscurantiste correnti dell'Islam, legate al mondo salafita e wahhabita.
I pessimi rapporti con l'Iran e l'universo sciita sono stati sempre influenzati dalle bizze israeliane*, dall'odio profondo dei paesi rivali sunniti e dall'ostilità quasi "messianica" di certi ambienti repubblicani.
A tutto questo, si è aggiunto il caos assoluto nella gestione delle "primavere arabe" (sotto Obama) con autentiche giravolte, come nei confronti della questione egiziana.

- Guerrieri incapaci - 

Gli Stati Uniti sono una superpotenza militare nettamente superiore a qualsiasi altro esercito convenzionale, ma assolutamente incapaci a pacificare un paese. Molti ufficiali europei e analisti si sono lamentati della rozzezza delle strategie americane, i quali presentano spesso truppe demoralizzate, ignoranti della cultura locale e un'incapacità cronica nel coltivare relazioni con le popolazioni del luogo. In Iraq solo con l'arrivo della strategia del generale Petraeus si è ottenuto qualche effetto positivo nel contenimento degli insorti. Strategia comunque di breve respiro.

- Democrazia & Conflitto - 

Le democrazie occidentali ormai hanno una bassa soglia di tolleranza nei confronti dei conflitti di lunga durata. E questo è uno dei motivi principali per cui le occupazioni sono sempre mascherate e non vanno oltre un certo limite temporale (1 o 2 decenni). 
L'opinione pubblica è sempre più ostile ai conflitti e anche nel caso di una necessaria risposta militare, il consenso dura poco. Da qui l'ipocrisia sulla guerra alimentata con scuse patetiche, termini politically correct (missioni di pace e peace-enforcement) e previsioni sempre ottimistiche sul conflitto. 
L'Occidente non è più in grado di sopportare perdite (in Italia è perennemente un dramma) per conflitti lontani, dai contorni poco chiari e con scarse prospettive di successo. Questo spinge le forze politiche a strategie di breve respiro, spesso dettate dai sondaggi.

- Dottrine sbagliate -

Le teorie basate sull'esportazione della democrazia saranno sicuramente considerate dagli storici uno degli episodi più demenziali e allo stesso tempo terrificanti della politica estera americana. 
Sebbene sia quasi evidente che tali teorie erano solo un pretesto "ideologico" con cui rivestire gli interventi sconclusionati in medio-oriente, rimane però un substrato culturale che ha veramente creduto in queste folli dottrine. Dimostrando così la più totale ignoranza nei confronti di discipline quali antropologia e sociologia.

- Corporocrazia - 

L'influenza dell'apparato militare-industriale e delle infinite lobby ha avuto negli ultimi anni un effetto deleterio sulle "avventure" americane. Le guerre si sono trasformate in un mostruoso business legato alla gestione dell'apparato bellico (Halliburton & Co), alla "ricostruzione" del paese occupato, al saccheggio delle risorse ove possibile, con annessi sprechi miliardari e giri di denaro sporco.
Dalla "War on Terror" alla razzia senza controllo.

- Presente Mediocre -

Rispetto al passato, le classi dirigenti attuali hanno un orizzonte temporale molto più limitato. Non si elaborano più strategie lunghe anni o decenni, ma si continua a raffazzonare strategie limitate, quasi alla giornata. La velocità del Sistema globale è eccessiva, in accelerazione e fuori controllo. A questo va aggiunto la mediocrità delle leadership al comando, a corto di idee, valori condivisi ( ripetuti a parole, ma non vissuti realmente) e una visione globale.



Possibili vie alternative

Oltre alle critiche alla politica estera Usa, rimane giustamente due domande: "cosa si sarebbe potuto fare allora?" "Cosa si può fare ora"?

- Passato -

Sicuramente uno dei fattori che gli Stati Uniti potevano e dovevano evitare era l'eccessivo legame con i paesi dell'Opec, a causa del petrolio. Questo ha portato ad una cecità disastrosa verso i doppi-giochi degli arabi. Anche la decisione di installare basi permanenti in Arabia Saudita è stata una scelta scellerata.
Oltre a questo, anche la tolleranza nei confronti delle politiche israeliane, spesso dettata dalle potentissime lobby israeliane, andava evitata.
Una maggiore attenzione e conoscenza delle correnti islamiche, oltre che una lungimiranza nella gestione di certi alleati (come lo Scià di Persia) avrebbe forse evitato o quantomeno reso meno ostile lo spartiacque del 1979. 
Non dimentichiamoci infine la pessima gestione dei mujaheddin, a dimostrazione della scarsa capacità di ragionare sul lungo, lunghissimo periodo. 
Una strategia determinata (senza giravolte ogni tot anni), con meno ipocrisie e di lunga durata, avrebbe sicuramente evitato errori pesantissimi come il conflitto iracheno e quello libico. 

Altri fattori, come l'eredità del colonialismo, il conflitto fra globalizzazione e risorgenza islamica** e gli effetti della Guerra Fredda, erano sicuramente al di fuori della portata delle amministrazioni americane.

- Presente e Futuro - 

Nel caos globale e settario che sta avvolgendo il medio-oriente è quasi impossibile fornire delle soluzioni realistiche e decenti. Ma ci proviamo lo stesso.
Gli Stati Uniti sicuramente dovrebbero modificare la loro strategia militare, abbandonando definitivamente l'idealismo senza senso e abbracciando al contrario la real-politik. In questo caso, significherebbe il riconoscimento di Assad e l'abbandono delle pretese di rimozione del dittatore (come molti hanno suggerito), oltre che un dialogo più sereno con l'Iran.
In parallelo, andrebbero limitate fortemente le autocrazie del Golfo, con una lunga battaglia culturale contro le correnti oscurantiste alimentate dalle suddette. Lo stesso shale oil dovrebbe permettere un graduale raffreddamento delle relazioni con i doppio-giochisti arabi.
Il ritiro delle basi militari dall'Arabia Saudita è imprescindibile, insieme ad un netto ridimensionamento dell'influenza delle lobby, ormai dominanti a Washington.

La gestione del Nord-Africa andrebbe lasciata ai paesi europei (più coinvolti e affini per questioni storico-culturali e geografiche), spronandoli a svegliarsi definitivamente (tipo l'Italia), evitando interventi di supporto ad avventure demenziali come quella di Sarkozy e Cameron in Libia.
Il resto prevederebbe una fantascientifica revisione del turbo-capitalismo (ma qua entriamo nella fanta-politica).

Ovviamente, abbracciando il realismo senza illusioni e false speranze, rimango estremamente dubbioso sulla volontà di attuare anche solo una delle soluzioni sopra-citate. 
In tal caso, sarebbe meglio per la popolazione italiana prepararsi per il futuro, dato che al contrario degli Usa, i terroristici islamici noi ce li abbiamo sotto casa...



Edward Green


http://www.ibs.it/code/9788804572596/mearsheimer-john-j-/israel-lobby-politica.html

** Risveglio dell'Islam, in opposizione all'influenza occidentale e al secolarismo

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