venerdì 3 aprile 2015

Tavola Calda: ANDREA SCANZI/GIULIO CASALE, DALLA PARTE DI DE ANDRE’ SU “LE CATTIVE STRADE”



Fantasia. Non solo invenzione artistica ma anche indagine dell’anima. 
Un’indagine che si pone il fine, nobile e difficile, di andare oltre il limite, spesso invalicabile, della retorica.
La retorica del fatto che vada tutto bene, del fatto che sono tutti italiani, un popolo di santi, poeti, navigatori e via di retorica andante.

Su Fabrizio De Andrè è stato detto di tutto e di più: “Il più grande poeta del novecento”, “uno chansonnier”, il regista Wim Wenders addirittura lo ha definito un “santo”.

Dopo le definizioni sorge spontaneo anche chiedersi cosa avrebbe pensato Fabrizio De Andrè di queste stesse definizioni, perché ormai De Andrè è di tutti e ognuno gli appiccica una parte di sé alleggerendo se stesso e i propri pensieri ma appesantendo una figura che, nonostante le definizioni, ha lasciato un marchio indelebile nel modo di fare musica, di pensarla, non solo, ma anche nel gettare lo sguardo oltre il proprio ombelico.

Andrea Scanzi, firma illustre del giornalismo italiano, ha colto l’essenza dell’arte di De Andrè ed insieme a Giulio Casale, voce degli Estra, chitarrista e scrittore, ha dato vita ad uno spettacolo teatrale che ripercorre l’opera musicale del cantautore genovese intersecandola con la sua emotività.  Il titolo è emblematico: Le cattive strade, proprio come la celebre canzone e le strade preferite dall'
artista di Genova.

Cattive strade non per forza dal punto di vista morale, ma cattive in quanto fuori dall’ordinario, dal gruppo, etichettate diverse e disgustose secondo il pregiudizio comune.

Ma per questo più vere, vitali, oneste e, soprattutto, in grado di smantellare tutte quelle gabbie mentali e di aprire lo sguardo verso la dignità umana dell’Altro (con la A maiuscola), messaggio di cui De Andrè si farà portavoce già a partire dalla Buona Novella.

Il racconto della biografia deandreiana è inframmezzato da interpretazioni acustiche di canzoni epocali come Inverno, La canzone del maggio o la bruciante Preghiera in gennaio (dedicata al compianto Luigi Tenco).

Con questo spettacolo Scanzi ha raccolto il testimone di De Andrè facendosi megafono di un messaggio che parte dal cuore ed istintivamente sta dalla parte degli esclusi, degli emarginati, di chi per nascita od essenza è destinato a stare fuori da qualsiasi tipo gruppo, branco, istituzione ma di questo  ne fa una medaglia, un vanto, un motivo quasi di  orgoglio.


Occidente

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