martedì 10 dicembre 2013

RENZI E IL FUTURO


Il "nuovo che avanza" ha vinto le primarie con un risultato trionfale (in tutte le regioni con oltre il 50%: http://goo.gl/jB62cX ), quasi un plebiscito, nonostante avesse contro la vecchia guardia del PD. 
Al secondo tentativo è riuscito a prendere il controllo del partito, anche se la vera partita (quella per la presidenza del consiglio e per il potere) comincia ora ed è piena di enormi ostacoli...


Il "nuovo che avanza"?

Matteo Renzi ha 38 anni ed è figlio di Tiziano Renzi, il quale fu un potente dominus locale della Margherita in Toscana (si narra anche che sia in odore di massoneria), dove il giovane ha fatto le sue prime esperienze in politica, oltre che nel Ppi. In poche parole, il giovane Renzi è cresciuto nell'ambiente democristiano, anche se ovviamente della tradizione storica di quell'ambiente ha assorbito ben poco, dato che negli anni 90 la cultura catto-governativa stava letteralmente evaporando fra Mani Pulite, ma soprattutto grazie al ciclone culturale degli anni 90 (cavalcato magnificamente da Berlusconi).
Di sicuro con i buoni offici del padre, oltre che grazie ad una buona dose di furbizia e fiuto politico, ha potuto compiere una carriera fulminante, che vede il vero decollo nell'arena nazionale nel 2010, quando inizierà la campagna della "rottamazione" contro la vecchia classe dirigente del PD (Bersani, Letta, Franceschini, D'Alema, Veltroni, Bindi, ecc). Fra alti e bassi, Renzi riesce ad imporsi sulla scena mediatica del paese, sia per il suo stile "nuovo" all'interno del centro-sinistra, sia per il fatto di essere giovane, parolaio, modaiolo e molto dinamico sulla stantia scena italiana. Ma se si analizza fino in fondo tutta la scena costruita da lui e dal nostro circo mediatico, si scoprirà che di nuovo c'è ben poco, specialmente se si ragiona in un'ottica globale.
La proposta politica di Renzi può suonare originale solo in un contesto come quello italiano, specialmente a sinistra. Basta solo andare a vedere l'Inghilterra degli anni 90 e il New Labour di Tony Blair, per capire che nella socialdemocrazia di Matteo non c'è nulla di rivoluzionario.
Eppure in uno scenario bloccato come quello a sinistra, dove ancora fino a ieri dominavano i politici legati alle vecchie tradizioni socialiste/comuniste o cattoliche di sinistra, è ovvio che il messaggio di Renzi suscita una ventata di aria fresca e allo stesso tempo attriti profondi nell'anima del centro-sinistra. Anche perchè il politico toscano ha osato rovesciare platealmente alcuni tabù, che di solito nella sinistra non venivano mai toccati:

- Ha considerato nei suoi schemi gli elettori del centro-destra, senza trattarli come sub-umani o criminali, come era/è solito fare una buona parte del popolo della Sinistra. In questo paese per vincere serve anche il consenso di una parte dei moderati, perchè l'Italia, come praticamente quasi tutti i grandi paesi occidentali, è a trazione moderata.

- Ha messo da parte la "superiorità morale" e snob della Sinistra, che nei fatti non è mai esistita, salvo nella propaganda del PCI e poi nel Pds, Ds, ecc. Berlinguer fece bene a denunciare la questione morale della partitocrazia, ma fu una voce nel deserto, come hanno poi dimostrato i suoi successori nei tre decenni successivi. Inoltre il continuo sbandieramento della "superiorità morale", ha generato in una buona fetta dell'elettorato italiano una sorta di avversione di fondo, oltre che un'accusa di ipocrisia e paraculismo nei confronti dei "maestrini" di sinistra (come Eugenio Scalfari).

- Ha parlato dei problemi delle PMI e del mondo delle aziende in generale. Questo è una fetta di elettorato che è stata spesso dimenticata dai capi del centro-sinistra, se non trattata in passato in modo dispregiativo con i termini "padroni", "sfruttatori", "ladri", "evasori", anche se poi la grande maggioranza è fatta ormai da partite IVA alla fame e piccole aziende locali o commercianti, importante ossatura del ceto medio italiano.

- Ha attaccato i sindacati e le loro vecchie politiche, denunciando le inefficienze, i parassitismi e le soluzioni inutili proposte da essi. Soprattutto la Cgil, organica da sempre al Pci, Pds, Ds ed infine PD. La quale ha ricambiato, con le parole della Camusso, l'ostilità nelle primarie, anche con un atto a dir poco discutibile e palesemente di parte (giusto per squalificare un altro pò la dirigenza del più grande sindacato italiano).

- Ha proposto uno stile alla moda, adatto alla società iper-narcisistica e mediatica del XXI sec, senza continuare a perpetuare l'immagine tipica del mondo della sinistra, legata ad un modello culturale che ha abdicato nel corso degli ultimi 20/30 anni.

Infine ha messo sotto attacco lo stesso apparato del PD e i suoi storici leader, i "professionisti" della politica come D'Alema, che sono stati in realtà i professionisti del tradimento, della mediocrità e della decadenza, speculari a Berlusconi.
Tutto questo mix, unito alla disfatta terrificante di Bersani nell'elezioni del 2013, ha portato la maggioranza dei simpatizzanti del PD a sceglierlo come segretario. Ma al di là di questo, se si osserva bene il suo programma, si noteranno le classiche ricette sul capitalismo dal volto umano o "temperato", che circolano da anni, condite dal classico europeismo legato ad una futura europa socialdemocratica federale e dallo sviluppo sostenibile. 
Peccato però che non siamo più negli anni 90 e le condizioni sono drammaticamente cambiate.


Stessa via, Stesso Sistema

Analizzando bene gli ultimi tre anni di comizi, discorsi, campagna elettorale e politica in ogni sua forma, si possono notare due limiti fondamentali in Renzi: culturale e a livello di dottrina politica.

A livello culturale, Renzi non presenta nulla di nuovo all'orizzonte, ma si inserisce perfettamente (con qualche strizzatina blanda e inutile alle tradizioni del passato) nel circuito mainstream del Sistema. Il primo fattore è sicuramente il culto dell'immagine "ossessiva" e "modaiola", che in questa società di narcisisti patologici è una tendenza normalizzata. Basta aprire ogni giorno Facebook, per notare che milioni di individui sono in preda al culto del proprio apparire. E Renzi da leader cresciuto in questo contesto, ha sfruttato ovviamente al massimo questo filone, facendo servizi su Vanity Fair come se fosse un modello, o raccontandoci le sue vicende personali su Chi, oppure facendo l'imitazione di Fonzie.



Senza contare poi le apparizioni in programmi come "Amici", dove si presenta come una sottospecie di rockstar. A conferma del commistione totale (ormai oltre ogni limite) che è avvenuta negli ultimi decenni fra politica e show business.

Una tendenza che ha avuto origine nella società di massa, ma che ha avuto soprattutto il suo epicentro negli Stati Uniti (basta solo pensare a Kennedy, presidente patinato, glamour e alla moda negli anni 60). In Italia questa tendenza ha preso piede soprattutto negli anni 80, fra la "Milano da Bere" e l'avvento della televisione commerciale. Con la seconda repubblica è diventata la normalità, dove la classica separazione - vita pubblica e vita privata - per il politico è scomparsa.

Ma tutto ciò è una spia dell'indebolimento della politica, dei partiti e della loro forza culturale. Una forza che è stata spazzata via dalla grancassa del circuito mediatico, dove comici, attori, popstar, presentatori o veri propri cultori della demenza, ecc, esercitano ormai un'influenza culturale enorme, che un tempo era riservata ai politici, intellettuali, artisti, filosofi e altri, il cui potere è stato ridotto notevolmente. E qua subentra il secondo fattore, cioè il vuoto, il nulla, nella politica culturale renziana. Ma non è solo una sua colpa. Semplicemente segue la linea tracciata in questi anni, su cui si sono adagiate praticamente 3/4 delle elites occidentali (basta solo pensare alla Merkel, la quale nelle elezioni del 2013, ha fatto stampare per i tedeschi un opuscolo - http://goo.gl/qhVArO -, più o meno uguale a questo: http://goo.gl/yoy2Ja). Una linea che a livello valoriale sta facendo danni incalcolabili ai nostri paesi e che è una delle cause principali di questa crisi/decadenza, la quale sta facendo saltare le fondamenta dell'Occidente stesso, molto più dei subprime e dei bankster.
In conclusione nel "renzismo" troviamo tanto show, tanti ipad/iphone, tante facce sorridenti, ma dietro c'è lo stesso Sistema, c'è il famigerato "Grande Nulla" con la sua cultura debole, con la sua forza amorale, perfettamente adatta al meccanismo del consumo esponenziale, ma assolutamente pericoloso per la tenuta di una società.

A livello di dottrina politica, come abbiamo detto, Renzi si inserisce nel filone della socialdemocrazia capitalistica, alla moda negli anni 90, e proseguita/perseguita da tutti partiti moderati di sinistra in europa e altrove, seppure con diverse varianti. Infatti più volte il leader toscano ha ribadito la sua vicinanza alla famosa "terza via" di Clinton & Blair, per non parlare del fascino che prova per Obama e soci. Legittima aspirazione, se non ci fosse il problema fondamentale del tempo: non siamo più nel 1993, ma nell'anno 2013 e la situazione globale è notevolmente cambiata.
Le proposte politiche fatte in quegli anni, da Giddens e altri teorici, hanno ormai mostrato tutti i loro limiti e problemi, oltre ad essere state rese possibili da una serie di variabili che non si ripresenteranno mai più. Fra l'altro il modello che concretamente perseguirono la presidenza Clinton e la premiership di Blair, si è rivelato sul lungo periodo un disastro, non solo a livello culturale, ma proprio a livello politico ed economico, fra bolle finanziarie (new economy), completa abdicazione nei confronti dei poteri finanziari (rimozione della legge Glass-Steagall e mano libera alla City di Londra) e globali (Wto, Fmi, ecc), continuo aumento delle diseguaglianze nonostante il Pil positivo grazie alla rivoluzione informatica, logoramento del ceto medio, lobbycrazia portata a livelli intollerabili, ecc.
Arrivare nel 2013 con ancora queste soluzioni è indice di scarsa lungimiranza, considerata l'attuale situazione precaria in cui vive l'economia globale. Poi se si scende nei particolari, nel programma presentato recentemente, si trovano anche diverse soluzioni valide, ma è il quadro generale a lasciare estremamente perplessi. Soprattutto quando si ricerca la soluzione o quantomeno un tentativo di soluzione, per quanto riguarda le problematiche del Sistema stesso, fra nuove bolle in crescita, il potere fuori controllo della finanza, le storture della globalizzazione, i pericoli sempre più evidenti del modello industrializzato e la transizione geopolitica che si sta verificando fra Oriente ed Occidente, oltre che la realtà problematica più vicina a noi: il nord-africa e il medio-oriente.
Si trova qualcosina di più definito e certo sull'Unione Europea, su i tecnocrati e il limite del 3%. Per il resto, il programma si concentra su diversi tecnicismi (tasse, spesa pubblica, rapporto stato-privati, burocrazia) e su slogan molto generali (tipica tattica della politica mainstream) sulle tematiche più disparate, dall'ambiente alla famiglia, ecc.


Cambiamento o Fallimento?

Matteo Renzi ha appena preso il controllo del partito più radicato e forte in Italia, ma allo stesso tempo è a capo di una delle forze politiche più ingovernabili e rissose. Ed è in questo frangente che dovrà dimostrare le doti da leader esperto e furbo, se non si vorrà far travolgere come i precedenti segretari (per esempio Bersani).

D'Alema & company, anche se sono ormai nella minoranza, conservano un notevole radicamento nei circoli territoriali e negli amministratori del partito e non esiteranno un attimo a colpire il nuovo segretario, se questo minaccerà direttamente i loro interessi. A Renzi, se non vorrà finire come la rana bollita a fuoco lento, non resterà altro che epurare gran parte del partito, proprio come fece Craxi, dal 1976 al 1983, nel vecchio P.S.I.
Inoltre dovrà affrontare l'opposizione del più grande sindacato italiano, la Cgil, retto dalla Camusso, la quale ha già mostrato di gradire poco il nuovo eroe toscano, in quanto è legata soprattutto al vecchio mondo del Partito Democratico, quello formatosi nel lontano Pci. 
Queste sono solo le sfide iniziali, perchè poi Renzi dovrà fare i conti con la spietata e dura realtà. Sia quella interna al sistema italiano, sia quella esterna al paese, la quale è molto più complessa e sostanzialmente al di fuori della sua portata, per ora.
Non solo avrà a che fare con la concorrenza feroce di Grillo e Berlusconi, ma anche con tutti quei poteri e lobby che hanno sempre dettato legge in questo paese. Se anche dovesse riuscire nell'impresa titanica di formare un futuro governo monocolore, si troverebbe di fronte ai muri contro cui si sono sfracellati tutti i politici della seconda repubblica: i grandi dirigenti delle imprese statali e para-statali, i burocrati dello stato che sono i veri legislatori e decisori su i dettagli tecnici delle leggi, i parassiti annidati in ogni settore del bene pubblico, che vanno dal dipendente fannullone al dirigente corrotto, fino alle corporazioni/categorie/lobby presenti in ogni angolo del parlamento.
Andando invece sulla scena estera, si ritroverà le mani legate dai trattati internazionali e da quelli europei. A partire dal Fiscal Compact (http://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_bilancio_europeo) e dal pareggio di bilancio approvato sotto il governo Monti.
Per  non parlare poi dei burocrati europei, non eletti da nessuno, e di tutta la tecnocrazia che gravita attorno a Bruxelles. Dovrà inoltre far forza sulla Germania, che cura in modo ferreo i suoi interessi nel continente, oltre che tenere conto della perenne litigiosità dei paesi europei.
Ed infine non dimentichiamoci dell'Impero USA, che ci considera sempre una nazione a sovranità limitata, e di tutta l'architrave internazionale (Wto, Fmi, Banca Mondiale, Multinazionali, Potenze estere, Sistema Bancario, ecc) che governa la globalizzazione, la quale fa capo a sua volta al Sistema stesso, che in realtà non è comandato realmente da nessuno.
Come disse tempo fa qualche realista estremo: "ci vorrebbe un semi-dio per cambiare veramente questo mondo". O forse no, o forse basterebbe ricercare soluzioni diverse. O forse Renzi, come altri leader fortunati, arriverà a cavalcare un'onda giusta.
Di sicuro se vorrà incidere e cambiare la nostra società, dovrà porre in fretta la questione del controllo e del potere, suo e delle forze che comanda. Senza quello, come un burattino in mano ad uno psicopatico fuori controllo, finirà per essere l'ennesimo leader pop che lascia il tempo che trova. Esattamente come i leader che tanto ammira.

Green



2 commenti:

  1. Non capisco il punto... che cosa gli viene contestato? Il futuro? ma se nemmeno ha iniziato... bah... ma sei un giornalista? hai visto gli alieni? ma soprattutto: come stai?

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    1. Bè intanto ti ringrazio per il commento! Poi, per il resto, credo di essermi spiegato abbastanza lungamente nell'articolo. Gli contesto la mancanza di una politica culturale innovativa e la mancanza di soluzioni adeguate a livello politico. Inoltre, vorrei far notare che per "iniziare" non c'è bisogno di essere presidenti del consiglio. Renzi è in politica da anni. Cmq non sono un giornalista, non ho visto gli alieni (ahahahaha) e per ora sto bene, grazie :D (Green)

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