lunedì 30 dicembre 2013

2014, la fuga

Non possiamo che terminare quest'annata con qualche previsione per l'anno venturo.
Mi vengono in mente, nel cercare un'idea complessiva, i vecchi film di John Carpenter, dove in varie versioni veniva riproposta una delle sue tematiche più care: il "male", laddove per "male" si intendeva una ridefinizione totale dei ruoli di buoni e cattivi nelle storie, e l'inevitabile interrogarsi sul fatto che identificarsi con gli uni o gli altri, spesso, è più una questione di convenzione che altro.
Mi rendo conto della volgarità di servirsi di questa riflessione, derivata da una produzione artistica di alto livello, per qualcosa di indegno come la nostra situazione politica, ma mi trovo costretto a procedere. Vediamo.
Negli ultimi giorni prima delle feste il tema dominante è stato la protesta del cosiddetto movimento dei forconi, che ha tenuto banco per qualche settimana con manifestazioni in molti punti d'Italia e, addirittura, occasionali ospitate televisive dei leaders.
Alla luce di tutto quanto è accaduto non posso che simpatizzare con il movimento. Premetto che le voci, circolate peraltro già ampiamente nei loro due anni di vita, sulle loro origini misteriose mi avevano frenato un pò. Ora sono certo di non avere più dubbi, e vi dico perchè. La loro protesta è tutto sommato di genesi meridionale geograficamente parlando, e si è diramata un pò ovunque; è palese che spostare decine di migliaia di persone è possibile solo se, quantomeno, un'idea di base forte e condivisa è presente. Che è proprio quanto è accaduto. Dopodichè l'opinione pubblica progressista ha cercato di reagire; e qui come al solito si è visto di che pasta sono fatti i nostri progressisti. Prima si è detto che la protesta è cieca e senza proposte (come se fosse vietato); poi che i suoi leader sono dubbi, e potrà anche essere ma il problema più eclatante sono i creditori del loro leader Calvani (che tuttavia non nasconde nulla e anzi dichiara che questo è parte integrante della problematica che affronta, quella dei piccoli imprenditori in difficoltà). Poi colmo dei colmi si è detto che in piazza c'era l'estrema destra. Mi sono letto e riletto la nostra Costituzione ma in nessun articolo si fa cenno al divieto per chi è di estrema destra di scendere in piazza (sento già gli urletti indignati di un sacco di gente e me ne compiaccio). Ma l'offensiva mediatica ha avuto successo, il movimento è stato fortemente screditato e la sua forza pare ora fortemente ridimensionata.
Lo stesso Calvani, in tv ( http://www.serviziopubblico.it/puntate/2013/12/19/news/i_forconi_a_roma_un_flop.html?cat_id=10) ha dichiarato semplicemente che per lui un buon politico è un persona di una moralità integerrima, citando peraltro quasi alla lettera la Costituzione; in studio il ministro Delrio ha impiegato un buon quarto
d'ora per farfugliare qualcosa in risposta (mentre a fianco Sgarbi in versione "faccio un regalo di Natale a Santoro", dimentico delle accuse di pedofilia e omicidio a giornalisti e magistrati valenti di qualche anno fa, tuonava contro l'attuale governo, in specie contro Alfano e Cancellieri, meritandosi qui però un encomio). Su Delrio però il dubbio deve venire: ma siamo certi sia colpa sua se non è capace di biascicare una risposta? No di certo.
La situazione politica italiana a fine 2013 vede tre grandi partiti, Forza Italia, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, che sono di fatto padroni dei giochi.
Un anno fa, in periodo preelettorale, era tutto un fiorire di partiti e partitini; Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, affossato alle elezioni dalla propria inconsistenza mediatica, poi dalla scarsa coerenza interna; Fare di Giannini, affossato alle elezioni dalla propria inconsistenza mediatica e dall'idiozia del suo leader
nel mentire sui suoi titoli di studio (epperò, chissenefrega, andavi a cercare il loro programma, era ottimo e paralva di economia davvero e seriamente); poi c'era il centro di Monti, Casini e Fini, entrato in Parlamente pur avendo un quarto della dignità dei due partiti precedenti, ma di un'insussistenza politica imbarazzante (e oggi privi di peso politico dopo l'abbandono di Monti stesso). Una per parte due fazioni politiche minori, Sel e fratelli d'Italia, sono in parlamento, ma non si sa perchè: paradosso dei paradossi, queste due formazioni sono a far opposizione al presente governo, ma entrambe non starebbero in parlamento se non si fossero presentate ALLEATE con PD o PDL rispettivamente al voto. Insomma, l'attuale legge elettorale permette ai partiti maggiori di portarsi da casa quelli di opposizione preferiti. Senza parole.
E poi? E poi come detto i grandi partiti, grandi solo nelle percentuali elettorali.
Forza Italia, deriva la sua consistenza solo dalla fedeltà al rais di Arcore, e il suo consenso dal potere mediatico assoluto del leader; qualcuno ricorderà prima o poi che stando alle leggi anche del nostro squinternato paese, costui dovrebbe stare in gabbia (in gabbia proprio, ai domiciliari ci va chi almeno per finta si è ravveduto).
Il PD, al momento, beneficia dell'effetto primarie, che sarà dissolto in un paio di mesi; è in realtà profondamente diviso tra i governativi filo-Letta, i convertiti al vincitore Renzi e chi rischia l'epurazione a causa del vincitore medesimo. Ci terrei a ricordare che che i dati sull'affluenza sono misteriosi; un editoriale di Padellaro di qualche giorno fa parlava di circa un milione ottocentomila voti, che indicherebbero
un dato complessivo di due milioni e mezzo di votanti, una catastrofe epica su cui NESSUNO ha speso una parola.
Poi M5S, che vive dell'estro dei suoi leader, tra immaginifici redditi di cittadinanza del costo di decine di miliardi euro, norme anti immigrati, sparate e smentite (e al solito, gli eletti si dividono tra cialtroni che dovrebbero cercarsi un lavoro vero e chi ci prova a lavorare in aula, ma a cui nessuno dirà mai grazie).
Insomma, il caos tra i partiti è massimo e soprattutto, tutto o quasi alla fine si riconduce a Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e Beppe Grillo. Gli altri non bucano lo schermo, e questo in Italia oggi significa una cosa semplice semplice: politica NON NE FAI. Abbiamo due decenni, ma anche più, di risultati elettorali a dimostrarlo, sempre che qualcuno usi la testa nel leggerli.
E questi tre leader hanno delle ottime affinità: principalmente, che passano il tempo a smentire quanto hanno detto il giorno prima, o a fare dichiarazioni a catena, per cercare il titolo a effetto. Se avete pazienza, non molta, un sei mesi bastano, scoprirete che il livello di contraddittorietà in cui incappano è imbarazzante.
Eppure gli va riconosciuto di aver capito come raggranellare il consenso, senza, nulla si fa. Certo, ma poi?
Poi basta; nessuno e dico nessuno ha la più pallida idea di cosa sia una vera idea organica di riforma di QUALCOSA (non dico di tutto lo stato, per quello servirebbero neuroni e poi quantomeno Ribbentropp agli Interni e Molotov alla Giustizia).
Epperò, così vanno le cose oggi; e concluderei dicendo che non ci va male. Dico davvero. L'industria è in crisi ma l'ossatura di base resiste specie al nord; abbiamo ancora un pò di welfare e vari mercati ausiliari (come il turismo, ma anche l'agricoltura specializzata) che garantiscono qualche e là ampie fette di reddito.

Il problema è come si andrà avanti. Ad ora le speranze sono prossime allo zero.
Sono proprio curioso di vedere che ne resterà delle finanzi pubbliche dopo dieci anni di Fiscal
Compact.

Ecco, allora davvero rimpiangeremo i Forconi, perchè avremo a che fare con i loro eredi.

Buon anno sudditi!

Toe Cutter

PS: ora sì, guardate la locandina sotto e come sottofondo mettete le parole che scorrono nella scena iniziale ....



Nessun commento:

Posta un commento