venerdì 20 dicembre 2013

GUERRA TRA POVERI


Il Censis ha definito l'Italia nel suo rapporto annuale un paese "triste" e "sciapo". Un paese dove le famiglie hanno evitato il baratro e sono allo stesso tempo in ricerca di una connettività. E qua viene in risalto uno dei punti più dolenti di questi tempi: la scarsa connettività.
A partire dal riflusso negli anni 80, l'Italia è entrata nella scia di tutta la società occidentale, attraverso una continua esaltazione dell'individualismo e dell'edonismo. Questa tendenza unita al progresso tecnologico ha lentamente, ma inesorabilmente, disgregato le varie forme di comunità di massa e le reti sociali su larga scala. Il risultato si vede ora in questi anni di crisi, dove sembrano resistere soltanto l'impianto della famiglia, l'associazionismo e quel che rimane della struttura territoriale dei grandi partiti. Forme che attutiscono momentaneamente la crisi, ma che fanno molta fatica a fronteggiare la nascente "guerra tra poveri". 
In questi giorni è andata in scena in modo confuso e caotico la protesta dei forconi. E basta osservare questo filmato per vedere la frammentarietà della protesta, fra contestatori e anti-contestatori:

Ma questo è solo uno dei tanti esempi. In una società atomizzata come la nostra non è la prima volta che appaiono spaccature trasversali nel ceto medio e povero. Così abbiamo i dipendenti privati di certi settori contro altri settori. Oppure contro quelli pubblici. Oppure poveri che s'azzuffano contro altri poveri. Oppure il ceto medio ancora ricco, che disprezza e si rivolta contro i precari e quelli che scioperano. A quanti non è capitato di maledire gli scioperi, perchè facevano arrivare in ritardo al lavoro o ai propri personali appuntamenti? 
In poche parole una società dove ognuno pensa alla propria salvezza di individuale, salvo farsi aiutare dalla famiglia o se si è ancora fortunati, dalla rete di potere di turno.
L'unica classe che non risente di questa crisi è quella elitaria del ceto ricco. Anzi, grazie a tutti gli stimoli monetari, le regalie e le leggi fatte per favorire se stessi, hanno aumentato il distacco rispetto a quelli che stanno di sotto. In fondo, per rendere chiara la cosa, basta citare le parole del miliardario Warren Buffet:

«c'è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo».

Così arriviamo alla guerra fra poveri, dove i perdenti alla fine sono tutti quelli che non possiedono un potentato talmente forte da proteggerli sul lungo periodo. 

Molti della mia generazione, intorno ai 25/30 anni, in pubblico fanno finta di vedere tutto nero, ma sotto sotto si illudono ancora di poter tornare ai tempi delle vacche grasse degli anni 80 o addirittura degli anni 60. Pensano che la "crisi" sia solo una cosa passeggera, frutto di qualche banchiere malato durante gli anni 2000. Pensano di poter arrivare ad avere un futuro con pensione, villetta e monovolume, immersi in un nuovo largo ceto medio. Oppure sperano di far parte della ristretta cerchia fortunata con posto prenotato sulla scialuppa di salvataggio.
Bisogna dire che queste illusioni, oltre ad essere alimentate dal Sistema stesso, sono anche supportate dallo strato di ricchezza in cui è cresciuta la generazione venuta al mondo dagli anni 80 in poi. Nonostante la crisi pesti duro, molti di noi si possono ancora permettere un notevole lusso materiale grazie alle risorse accumulate dai nostri predecessori.
Questi pensieri, queste illusioni, però possono essere molto pericolose, se non sono supportate da un agire sociale. Specialmente in questi tempi, dove certe variabili stanno accelerando in modo esponenziale. 

La crisi non è iniziata nel 2007, ma è partita alla fine degli anni 70 ed è stata mascherata attraverso un immenso schema ponzi (http://it.wikipedia.org/wiki/Schema_Ponzi) fatto di debito pubblico, credito facile e prodotti finanziari senza limiti. Nel 2008 le banche centrali hanno rilanciato il gioco probabilmente per l'ultima volta, a meno che non compaiono gli alieni fra qualche anno.L'impatto di una nuova crisi su una generazione schizofrenica, atomizzata e immersa nell'impotenza, sarebbe assolutamente devastante. 
Proprio per questo vanno riscoperti, costi quel che costi, le reti sociali, associative e anche politiche. Sono l'unico modo per non finire nel vortice disgregativo del Sistema che va al collasso. Anche perchè a differenza del passato e di altre epoche storiche, stavolta abbiamo a che fare con un Sistema tecnologico estremamente pervasivo e da cui siamo ferocemente dipendenti. Un suo collasso non risparmierebbe nessuno. 
Quindi, mio modesto consiglio, suggerirei di ripartire dal locale, dall'associazionismo e per chi ancora ci crede, dalla politica. Se rimanete nella vostra casetta ad aspettare il cavaliere bianco, molto probabilmente, fra qualche anno, vi ritroverete al suo posto i predoni affamati... molto affamati.

Green


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