martedì 28 gennaio 2014

TAVOLA CALDA: C’E’ VERAMENTE UN POTERE CHE NON VEDI








Era un periodo abbastanza ovattato tipico della distanza temporale tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo. Era un inverno gelido e ghiacciato quello dell’inizio dei miei vent'anni. Continuavo a scivolare. Pur essendo marzo, una sera, dopo essere stato al pub con alcuni amici, ero caduto su una lastra di ghiaccio resa invisibile dalla scarsità di luce dei lampioni, che mi provoca un dolore lancinante all'osso sacro che mi sarei trascinato per giorni e giorni.

Durante uno di quei giorni doloranti e ovattati ebbi una folgorazione. Sentii la necessità di leggere con attenzione la sezione musicale del quotidiano ‘Metro’, un quotidiano free press presente nella metropolitana di Milano. 

Era un periodo ovattato anche intellettualmente, ero al primo anno di università ma la voglia di studiare stava passando, sostituita da una grande voglia di introspezione incentivata dalla meditazione e dai suoni raglianti della chitarra elettrica appena presa su cui incidevo, letteralmente, i primi accordi punk.

Le mie orecchie spaziavano da Franco Battiato agli Smiths, ma in quel periodo erano sature della solita musica che mi tenevo sul mp3 e necessitavano di nuovi ascolti.

Tornando dall’università sentii l’esigenza di leggere approfonditamente gli articoli di musica di Metro e subito la mia attenzione portò i miei occhi su un titoletto:

“EDDA torna con Odio i Vivi: l’ex voce del gruppo hard rock anni ’90 Ritmo Tribale torna sulle scene con il suo secondo album”.

Era fatta. La folgorazione era in atto. È bastata l’espressione hard rock anni ’90 per farmi scivolare nella curiosità di esplorare un nuovo universo musicale.
Arrivato a casa, nel dopopranzo, decido di cercare qualche informazione su questo misterioso Stefano Rampoldi, in arte Edda.

Mi saltano all’occhio altre parole che mi incatenano al fascino emanato dalla sua figura: hare krishna, post punk, karma, fatica, sofferenza, ironia, lavoro.

È un personaggio che incarna indubbiamente il mio approccio punk alla vita e la mia tendenza alla trascendenza.

Cerco alcune video interviste su youtube e ne trovo subito una. E’ del 2009. E’ una puntata de l’Era Glaciale, talk show condotto da Daria Bignardi. Insieme a lui c’è Andrea de Carlo, che in realtà sembra essere stato chiamato per approvvigionare  gli ascolti.

Ma la vera star è Edda.

Parla del suo amore per gli Hare Krishna, congregazione religiosa fondata da Swami Praphubada, che si occupa di diffondere il verbo di Krishna e gli insegnamenti della Baghavad Gita in occidente.
Inevitabilmente si parla anche dei suoi trascorsi con l’eroina, esperienza che descrive con franchezza e rammarico. Si continua poi illustrando l’esperienza in comunità e la sua nuova dimensione di cantante solista, che si aiuta con una chitarra acustica e un mandolinista, Andrea Rabbufetti (poco dopo subentrerà il rumorista seguace di John Cage Sebastiano de Gennaro).

Per quella giornata decido di saziare la mia sete musicale in maniera parca, ascoltando cioè una canzone di Semper Biot (primo album da solista) e una qualsiasi del periodo con i Ritmo Tribale.
Da Semper Biot scelgo l’Innamorato, la cui malinconia mi si infiltra nello stomaco e la frase “prova a metterti nei panni miei/che sono Stefano/ l’incoronato” mi buca l’addome con un suono di verità.
Anche lui come me parla con i propri fantasmi.

Del periodo “Ritmo Tribale” mi capita una canzone profetica, Maya.
Il fragore post punk a cui sono avvezzo sprigiona una quantità enorme di endorfina aiutata dall’inciso “prigioniero nelle mani di Maya e tu lo sei”.

Secondo la filosofia induista i nostri occhi sono offuscati dal velo di Maya. La realtà che pensiamo di percepire non è altro che un effimero frutto di un’illusione ormai consolidata.
Da quel momento in poi mi accorgo che il mio cuore sta iniziando a battere un ritmo nuovo.

**A seguire la videointervista realizzata quest’estate divisa in tre parti. La videocamera di un tablet ha filmato il ritratto di un’anima sensibile. Restiamo sintonizzati.







Occidente


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