lunedì 26 maggio 2014

TAVOLA CALDA: ALEJANDRO JODOROWSKY. Ritratto di un guaritore, artista totale

L’immaginazione ha il potere di curare. Da semplice affermazione diventa un dato di fatto.

Alejandro Jodorowsky ha adottato questa frase come mantra quotidiano, come convinzione alla base di una ragione di vita.

Ci vorrebbe un’intera enciclopedia oppure svariate etichette per catalogare l’attività di Jodo, come lo chiamano i fans. Attore/autore teatrale, mimo, regista, scrittore, sceneggiatore di fumetti, psicomago, lettore di tarocchi, Jodorowsky non si pone limite, perché sa che l’esistenza del limite è il segno che dimostra le infinite possibilità di un essere umano in ricerca.

Nato a Tocopilla, vicino a Santiago del Cile, cresce e assorbe la vitalità creativa del Cile degli anni quaranta, immune dalle tragedie della seconda guerra mondiale ma impreparato al prorompere della dittatura dei decenni successivi.

<< Avevo un padre ateo e stalinista che, quando avevo 4 anni, mi disse: “non esiste aldilà, si muore, si diventa polvere ed è tutto!”. Non avevo un’aspirina metafisica per accettare la morte e la vita>>.
La ricerca di questa aspirina metafisica avviene inizialmente con il teatro, per sfogare i suoi impulsi creativi. Inizia con i burattini, salvo poi diventare un clown.

La vera folgorazione avviene con il movimento surrealista, che lo porta a realizzare spettacoli teatrali destrutturati dalla logica per mettere in atto le vicende dell’inconscio.

La sua ricerca artistica prosegue di pari passo con quella interiore: attraversa il taoismo, il confucianesimo, lo zen, il buddismo fino ad arrivare ai guaritori popolari. Film come El Topo o La Montagna Sacra sono veri e propri viaggi iniziatici in cui i generi western o avventuroso diventano solo un pretesto per trascendere la realtà.

Ed è proprio grazie ai guaritori popolari che riesce a mettere a fuoco la concezione che lo porterà a trovare la pace interiore e successivamente a diffonderla: la spettacolarità della guarigione. Il guaritore, infatti, dà vita ad un vero e proprio atto teatrale in grado di scalfire la psicologia del paziente che gli si affida, guarendolo dalle proprie nevrosi, “per miracolo”.

Grazie alla  creatività, Alejandro Jodorowsky inventa, o meglio, svela, la psicomagia, come un vero e proprio sciamano post-moderno.

La Psicomagia è una pratica teatrale/terapeutica con lo scopo di liberare il paziente dalle ansie derivanti da conflitti interiori incastonati in questioni irrisolte nell'albero genealogico. La pratica consiste nel simulare una nuova rinascita attraverso un gesto teatrale.

Jodorowsky, dopo un’analisi del vissuto del paziente, gli propone un atto teatrale appositamente assurdo e fuori dalle misure della mente razionale in modo tale da creare nel soggetto uno squilibro emotivo che gli rompa gli schemi mentali che sostengono le paure. Incolla, ad esempio, due monete alla suola delle scarpe di una persona con problemi finanziari in modo tale che il paziente, sentendo il rumore delle monete mentre cammina, si libera dalla nevrosi del problema economico.

<<Nella psicoanalisi tradizionale si tenta di decifrare con il linguaggio corrente i messaggi inviati dall'inconscio. Io agisco al contrario, ossia invio messaggi all'inconscio utilizzando il linguaggio simbolico che gli è proprio>>.

Perché l’arte non ha solo il compito di parlare dell’inconscio ma possiede anche quello sovvertirlo per dargli una nuova vita.


Occidente

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