Attenzione, stiamo entrando in
un’area mistica.
Certe volte si incappa in storie
umane che non possono non essere raccontate.
Questo articolo può suscitare alcuni
dubbi: << Ma è tutto vero? Siamo sicuri che sia così?>>. Poco
importa trovare una risposta assoluta quando ci si trova davanti ai fatti.
Qualche settimana fa ho assistito ad una conferenza al Centro Olistico su
un’esperienza di risveglio dal coma. Il relatore si chiama Mario Dalla Torre ed è un vero e proprio portatore di pace. Faceva il
grafico a Milano fino al 1990, poi, dopo un brutto incidente, si è trovato in
coma, è uscito dal corpo, scoprendo uno stato di estrema beatitudine. Ha
iniziato così un cammino che lo ha portato ad essere un guaritore
bioenergetico/spirituale, ovvero una persona che operando sulle energie
sottili, porta ad una presa di coscienza vera e propria da cui scaturisce la guarigione del paziente
che gli si affida.
Non serve credere o meno,
ascoltare è sufficiente.
La parola a Mario.
Incomincio con una domanda di
rito: te la senti di ripercorrere a parole la tua esperienza?
Un
nebbioso pomeriggio di novembre, ebbi un grave incidente stradale che avrebbe
in seguito cambiato profondamente la mia esistenza in questa vita.
Evidentemente doveva accadere. Tutto era pronto perché questo potesse
succedere.
Più avanti avrei compreso che tutti gli anni precedentemente vissuti e
tutte le esperienze pregresse erano semplicemente un lungo periodo di apprendistato,
di preparazione durato ben trentacinque anni, propedeutico al grande evento: al
momento del grande cambiamento, alla fase numero due della mia esperienza
terrena.
Un tremendo impatto frontale tra due auto e accadde il nulla, ovvero il
Tutto.
Il mio corpo fisico venne impietosamente massacrato tra le lamiere
delle mia vettura, ed entrai in coma profondo.
Mi trovai improvvisamente in
viaggio ad una velocità vertiginosa. O meglio, la sensazione era di essere
fermo e che tutto mi venisse incontro. Come quando viaggiamo in treno e abbiamo
l’impressione
di essere immobili e che sia tutto il paesaggio a sfilarci accanto.
In realtà tutto scorreva intorno a me, di lato, di sopra e di sotto.
Erano tutte immagini della mia vita, senza ordine cronologico, come
mescolate alla rinfusa. Un filmato senza capo né coda, come fosse creato da un
regista apparentemente pazzo.
Mi veniva incontro con la
dirompenza di un acquazzone, eppure, di
questa cascata, riuscivo a coglierne ogni goccia, ogni dettaglio, tutte le
sfumature.
Riconoscevo tutte le situazioni, le collocavo istantaneamente nel loro
giusto spazio-tempo.
E comprendevo il loro vero significato. Mi era chiaro il senso profondo
degli accadimenti, provavo un’intensa emozione, ma non nostalgia.
Mi appariva tutto come una sorta di storia d’amore. Non v’era nulla di stonato, di fuori posto, in
quei frammenti di vita trascorsa. Niente che avrei desiderato cambiare.
Intuivo la trama sottile che univa tutte le situazioni e ne
sperimentavo la bellezza della sublime regia.
Non ho idea di quanto tempo sia durata questa meravigliosa esperienza
di fulminea rivisitazione della mia esistenza.
Subito dopo ebbi la chiara percezione che i miei sensi si stessero
dilatando, andassero espandendosi smisuratamente, come per far entrare
sensazioni sconosciute e mi sentii contemporaneamente pervaso da qualcosa che è
impossibile descrivere: uno stato di essere che è completamente inesprimibile.
Le emozioni che normalmente sperimentiamo. come la rabbia, il dolore,
la gioia, scomparvero completamente e irruppe, avvolgendomi, una grande,
immensa e indefinibile sensazione di amore.
Fui immerso in uno sconfinato senso di pace, di benessere, di felicità,
di amore incredibile.
Un amore come mai l’ho conosciuto, un amore universale, come se sperimentassi l’infinito,
la percezione di entrare in ogni cosa, in tutto ciò che esiste. Sentivo che tutto era intero, in
assoluta armonia; che non esisteva separazione.
Per la prima volta in vita mia mi sentii amato in una maniera
spaventosamente profonda, tale da avere l’impressione che tutto ciò che
esisteva non fosse nient’altro che amore.
Non ci sono parole che possano minimamente descrivere questa
esperienza. Tutto ciò fu semplicemente e totalmente indescrivibile.
Fu come un profondo abbraccio d’amore con l’Universo, una viscerale connessione con il Tutto, con Tutto Ciò Che è, una
meravigliosa consapevolezza di sentirmi Uno e Tutto. Sentii che, sicuramente in
sincronicità con lo schianto stradale, ero uscito dal mio corpo fisico e
abbandonando quell’involucro inanimato, ho varcato quel confine invisibile che
portava dall’Altra
Parte.
Ma chi è che va dall’altra
parte? Io? E chi è quel corpo esanime nell’abitacolo contorto? Sicuramente ancora
io. Ma ora sono senza corpo, finalmente sono ciò che sono veramente.
Pura coscienza. Pura essenza. Puro spirito. Ero in una situazione di
spazio-tempo al di là di tutto quello che conosciamo e sperimentiamo con i
nostri limitati ed illusori cinque sensi fisici.
Non era un luogo. Non c’era niente. Ma non mancava niente.
Non c’era
bisogno di niente. Era pura assenza di bisogni.
E io c’ero.
Sapevo di essere li. Sapevo di essere io. Non avevo il corpo. Non avevo bisogno
del corpo. Ero niente, o ero Tutto? Non mi chiedevo dove fosse il mio corpo. Ero
assenza di domande.
Come potrei descrivere questa condizione?
Non si può descrivere. Fa parte di qualcos’altro, di un altro mondo. Ero consapevole
di essere all’infuori
del mio corpo. Una meravigliosa esperienza atemporale e al di là dello spazio
Quello che noi indichiamo come
qui, laggiù, sopra, sotto, era semplicemente un ovunque e l’adesso, il prima, il dopo, era diventato
un sempre.
Sì, dissolti gli istanti e gli spazi, avevo la meravigliosa percezione
di essere nel sempre
e ovunque. O
meglio, il sempre
e ovunque
ero io. E sentivo che ero dappertutto nello stesso istante. Non si può
comprenderlo con le parole.
Percepivo una Chiarezza (non la
chiamerei luce, era molto di più), una chiarezza che era sì una sorta di
piacevolissima luminosità, ma che era anche una chiara comprensione di tutto
(ma non vi so spiegare cosa significhi quel tutto).
Questa luminosità era come un Pensiero, una Mente che pensava a me con
amore.
Mi comunicava che tutto è amore.
Contemporaneamente avvertivo un
odore, un profumo. Ma non era né odore, né profumo. Non era qualcosa che si può
banalmente sperimentare con l’olfatto.
Era qualcosa di gradevolissimo che permeava tutto, ma che con il nostro
corpo fisico non potremmo mai sperimentare.
E ancora, allo stesso
tempo, ero pervaso da una sensazione di
Amore profondissimo, incommensurabile, continuo, consapevole, ininterrotto.
Ma tutto quello che è ancora più difficile da trasmettere è che questa
Comprensione Luminosa, questo Profumo Consapevole e questo Amore
Compassionevole, erano semplicemente la stessa cosa, ununica cosa.
Immensa, infinita, inspiegabile, impronunciabile: un orgasmo cosmico.
Ed è in questa situazione di straordinaria beatitudine che rincontro
mia nonna, morta ormai da più di 30 anni.
La sentivo e percepivo avvicinarsi a me (ma io dov’ero?). Non
aveva un viso né un corpo, ma io la vedevo.
Mi sorrideva, mi abbracciava e io mi sentivo profondamente amato. Mi
appare una moneta da cento lire.
Poi lei che chiede: Ti ricordi di quel nostro segreto?
Si, nonna- rispondo Quand’ero ragazzino e venivo a farti visita ogni settimana, mi
regalavi cento lire.
-Come
allora, sei venuto di nuovo a farmi visita. Ma questa è una visita speciale; resteremo un po insieme
anche se non potrai restare a lungo qui.
Ti spiegherò perché sei venuto a trovarmi e ti parlerò di cose che non
conosci e che ti saranno utili per quando tornerai a riprendere il tuo percorso
terreno che non è ancora compiuto e che cambierà profondamente. Guarirai per guarire.
Comprenderai che tutto ciò che ti è accaduto finora è servito per
prepararti a realizzare ciò che farai.
Non distrarti per non crearti inutili disagi e pesantezze. Non dovrai e
non potrai scrivere né riferire quello che ti dirò, perché lo ricorderai quando
sarai pronto, al momento opportuno, né prima, né dopo.
Mentre mi giungevano queste informazioni, avevo l’impressione
di essere tutt’uno
con questa coscienza rappresentante la nonna, di essere la stessa cosa, un’unica
essenza spirituale.
Come fossi io stesso a parlare a me stesso. Alla fine di questa
straordinaria esperienza, tutto si dissolse: chiarezza, profumo, sensazione di
amore.
Sotto di me vedevo chiaramente un ambiente ospedaliero, che più tardi
comprenderò
essere una sala di rianimazione.
E su un lettino, attaccato a dei rumorosi macchinari c’ero io. O
meglio, il mio corpo, profondamente ferito, immobile, in apparente assenza di
segni di vita. Sapevo che quel corpo era mio, o che mi era appartenuto, ma non
provavo nessuna emozione nel vederlo. Lo guardavo con atteggiamento distaccato,
disincantato.
Non mi chiedevo affatto come potessi essere qui e anche laggiù, su quel
letto. Essere in due posti contemporaneamente, era come se fosse la cosa più
naturale di questo mondo. Ma di una cosa ero certo: non avevo proprio nessuna
voglia di rientrare in quel corpo inanimato, per farlo stare in piedi.
Di che cosa si occupa un Guaritore Spirituale?
La guarigione è sempre spirituale perché ciò che accade nel corpo
fisico non è altro che il risultato finale di un processo iniziato nelle
coscienza (c’è nella parte non fisica del nostro essere). Il corpo mostra
l'effetto di una causa interiore. Diceva Platone: non si può guarire il corpo
senza guarire l'anima.
Ti
capita di incontrare persone scettiche rispetto a questo tipo di esperienza?
Come fai a convincerle?
Certamente. Io stesso ero scettico riguardo a questo tipo di esperienza
che non attiene all'ordinario. Ma io non devo convincere nessuno su quanto ho
sperimentato. Ognuno ha il diritto di credere a ciò che vuole.
La
società occidentale è invasa da squilibri emotivi come lo stress o la
depressione. È possibile guarire da questi squilibri senza ricorrere ai
farmaci? E se si, come?
Il farmaco, come il medico, cura, ma non può guarire. La guarigione è
una cosa diversa. Si guarisce solo se si rimuove la vera causa che ha
creato la malattia, che non è nel corpo,
ma nella coscienza. La malattia sia essa
fisica o psichica o mentale rivela che da qualche parte nella mia vita
qualcosa non sta funzionando. C'è una tensione nella mia coscienza corrispondente
a un preciso aspetto della mia vita che deve essere risolto. Se risolvo
quell'aspetto, attivo la mia autoguarigione.
È vero che la sofferenza, se vista con il giusto punto di vista, può
essere utile per la crescita interiore di un individuo?
Sì, se ne comprendiamo il vero motivo, ma non è facile perché non ci
viene insegnato nella nostra cultura occidentale. Per fortuna possiamo
evolverci anche in assenza di grandi dolori o sofferenze se riusciamo a
comprendere il vero significato
dell'esistenza attivando un percorso di conoscenza interiore che attiene alla nostra essenza spirituale.
Noi non siamo il corpo che mostriamo e possediamo, ma siamo esseri spirituali
in viaggio verso casa, momentaneamente in un corpo fisico.
Come mai ad un certo punto della tua vita hai deciso di andare in
India? Che cosa ti ha lasciato quel tipo di esperienza?
Dopo il mio coma, aver incontrato maestri spirituali molto evoluti, mi
hanno aperto alla conoscenza di me stesso e a guardare alla realtà con nuovi
occhi. A comprendere che nessuno di noi
è qui per caso o per sbaglio, ma che tutti abbiamo una missione da compiere in
questa vita con questo corpo. E che ognuno di noi fa esattamente le esperienze
che deve fare per la sua evoluzione.
Credi nella reincarnazione?
In India si chiama 'Trasmigrazione delle Anime'. Io credo che esista
una sola vita che è la vita eterna, all'interno della quale dobbiamo fare molte
esperienze ed assumere molti ruoli per imparare. Quando abbiamo imparato, siamo
arrivati a Casa, alla Fonte, all'Unità, alla Conoscenza. Che molti chiamano
Paradiso. Tutti arriveremo lì, chi prima, chi dopo, ognuno con il suo treno,
ognuno con i suoi tempi. Vita dopo vita.
Hai delle letture da consigliare per chi
volesse approfondire la propria interiorità?
No. Chi vuole approfondire la propria interiorità trova quando è il
momento le letture che gli servono e che sono adatte per il suo livello spirituale.
Non dovrà cercarle, perché saranno loro a raggiungerlo. Quando è il momento. Né
prima, né dopo.
Senza
risultare invadente, qual è la tua giornata tipo?
Non esiste una giornata-tipo. Ogni giorno è nuovo e diverso, come per
tutti. Lascio che sia la giornata ad occuparsi di me. Ogni giorno è presente ed
esiste solo quello. E decido di fare quello che sento essere giusto per me,
cercando di andare nella direzione in cui le cose hanno la tendenza ad
accadere, senza aspettative, ma sperimentando quello che accade.
E per finire, una curiosità: nella tua vita precedente al coma suonavi
la batteria in un gruppo. Che musica facevi? Quali sono i tuoi gruppi di
riferimento?
Facevo parte di uno dei tantissimi gruppi che esistevano in quei
formidabili anni sessanta. Naturalmente copiavamo le canzoni delle band più in
auge allora (Beatles, Rockes. Nomadi e mille altre). I Beatles sono stati gli
apripista di quel genere. Unici e irripetibili. Erano spiritualmente ispirati.
Non a caso sono andati in India per evolversi musicalmente. La canzone simbolo
è Image di John Lennon. (Immaginare un mondo nuovo...)
Occidente
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