giovedì 27 marzo 2014

CHAPTER V - LE VARIE CRISI


Nel corso della storia dell'umanità si sono susseguite diverse civiltà, la quali hanno tutte percorso il seguente sentiero: nascita, ascesa, apogeo, declino, caduta. Uno dei massimi esempi che viene spesso tirato in ballo è quello dell'Impero Romano, il cui declino e caduta sono sempre stati portati come esempi universali della fine di una civiltà.
Data l'imperfezione della natura umana, questo continuo ciclo può essere considerato un fattore naturale, dove i vecchi ordini vengono inevitabilmente sostituiti da quelli nuovi. Così come è naturale l'eterna illusione di appartenere alla società universale che durerà in eterno (salvo poi essere smentiti brutalmente dai fatti...).
Eppure rispetto al passato e ai precedenti millenni, abbiamo a che fare con una questione diversa. Un fattore cruciale che ha cambiato definitivamente le carte in tavola...



Crisi

Fin dalla nascita dell modernità, numerosi profeti, intellettuali e studiosi hanno predetto innumerevoli crisi finali. Basti solo pensare ai luddisti, alle tesi di Marx sul Capitalismo, alla famosa opera di Oswald Spengler (Il tramonto dell'Occidente) fino alle teorie del Club di Roma (http://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_sui_limiti_dello_sviluppo). Fino ad oggi, sono stati tutti più o meno smentiti: non abbiamo avuto tracolli finali, nè guerre nucleari, nè tantomeno un'ecatombe ambientale. Fino ad oggi.
In verità molte delle critiche fatte nei confronti del Sistema non sono completamente campate in aria. Anzi, molto probabilmente hanno un terribile fondo di verità. Semplicemente sono state sbagliate le previsioni temporali a causa dell'impossibilità di prevedere il futuro del progresso tecnologico e l'alto dinamismo/adattamento del modello tecnologico attuale.
Pochi giorni fa è uscito un nuovo rapporto* della Nasa, che annuncia grossi guai all'orizzonte. Molti potrebbero derubricarlo all'ennesimo allarme... Peccato che ultimamente questi moniti si stiano moltiplicando e non provengono solo da intellettuali, ma da enti scientifici e militari. 
Per ora sono state individuate le seguenti crisi:

- Crisi Economica (bolle finanziarie, distorsioni nelle varie economie)
- Crisi Politica (indebolimento delle democrazie, ritorno delle plutocrazie, parassitismi)
- Crisi Sociale (caduta dei vecchi valori, sostituiti da valori disfunzionali a lungo termine)
- Crisi Ambientale (impatto dell'inquinamento industriale, moria animale e vegetale)
- Crisi Geopolitica (mondo multipolare, aumento delle tensioni fra potenze)
- Crisi Energetica (sconquassi con l'avvento dello shale oil/shale gas, possibile carenza in futuro di altri materiali)

Le quali non presentano confini netti, ma si intersecano a vicenda. Queste tipologie di crisi, tranne quella ambientale e quella energetica, sono sempre apparse in passato. Ma come abbiamo annunciato sopra, una variabile ha complicato nettamente tutto il quadro: la Tecnologia di massa.



Il Sistema non può cadere

L'applicazione della conoscenze tecnologiche a livello di massa ha prodotto cambiamenti epocali, come abbiamo visto nei precedenti capitoli. Ma allo stesso tempo ha creato delle problematiche globali che coinvolgono ipoteticamente tutta la razza umana. 
Le precedenti civiltà avevano un range limitato e la loro caduta ha riguardato solo una piccola parte dell'umanità, mentre il resto del mondo è andato avanti. Questa volta invece il Sistema è esteso su scala globale (escludendo solo le poche tribù isolate nelle foreste tropicali), rendendo le varie società strettamente interconnesse fra di loro e quindi allo stesso tempo estremamente fragili e dipendenti le une dalle altre. Il tracollo di una società finisce inevitabilmente per avere ripercussioni sul resto del mondo moderno (crisi economiche, immigrazioni di massa, terrorismo). 
Il Sistema, nel suo sviluppo esponenziale, ha mutato diversi equilibri naturali, impattando sull'ecosistema e la catena alimentare, le cui conseguenze sono ancora difficilmente calcolabili. Ma soprattutto ha creato armi di distruzione di massa  (nucleari, chimiche, batteriologiche) in grado di azzerare il progresso umano.
L'elemento più insidioso, nelle ultime analisi, è però rappresentato dalla nostra elevata dipendenza tecnologica. Anche se non venissero scatenate guerre globali, un tracollo del nostro Modello porrebbe seri problemi di sopravvivenza ad una umanità abituata alla comodità tecnologica. Giusto per fare un esempio:

- I grossi centri urbani, senza i continui rifornimenti alimentari, sarebbero alla fame nel giro di pochi giorni e molti hanno dimenticato come si coltiva un orto (e la stessa superficie coltivabile, a causa delle cementificazione, non basta senza l'ausilio di apparati tecnologici)

- La maggior parte di noi non sa riparare un motore, una radio o i componenti di un cellulare. Senza i rifornimenti alla lunga diverrebbero inutilizzabili.

- Dipendiamo quasi per tutto dall'elettricità e quindi dall'energia che ci viene garantita attraverso i trasporti e il commercio.

- Medicinali, benzina e altri beni di prima necessità, senza una società industriale, sparirebbero.


Tutto ciò ha portato alla formulazione della legge: "Il Sistema industriale-tecnologico non può cadere". La sua caduta infatti comporterebbe un salto nel buio di secoli, oltre che un serio rischio di annientamento per la specie.Ma tutto questo si scontra con l'altra legge: "Tutte le civiltà prima o poi cadono".
Consci di questo problema, molti luminari hanno suggerito tre tesi:

1) Una forte politica globale che limiti la crescita del Sistema e riequilibri il tutto: è considerata la soluzione più irrealistica (il famoso sviluppo sostenibile...), data la complessità degli ordini politici umani e le innumerevoli difficoltà a comandare oltre 7 miliardi di persone.

2) La scoperta di tecnologie in grado di rivoluzionare il Sistema e la fuga nello spazio: questa soluzione è stata proposta da Stephen Hawking** e viene considerata plausibile sul lungo termine. Ma la domanda è: quanto tempo ci è rimasto?

3) Resistere alla caduta, sperando di contenere le forze centrifughe: alcune piccole comunità, data la collocazione geografica e le risorse naturali presenti, potrebbero resistere al tracollo. E' una tesi adottata non solo dai fanatici apocalittici, ma anche di diversi ambienti militari.

In un modo o nell'altro, questa è la sfida del XXI sec,

Edward Green




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