giovedì 27 febbraio 2014

CHAPTER III - DEMOCRAZIA O OLIGARCHIA?


Una dei grandi prodotti della Modernità è la democrazia liberale rappresentativa. Essa nasce con l'avvento dell'Illuminismo e con le grandi rivoluzioni del 1700, le quali fisseranno le strutture fondamentali del sistema democratico
Rispetto alle democrazie del passato, come quella ateniese, essa presuppone una serie di principi che si possono riassumere in:

- Separazione dei poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario)
- Carta costituzionale
- Suffragio universale
- Diritti civili, politici, etici, sociali, ecc
- Libera stampa 
- Separazione Stato e Chiesa

Questo schema è ovviamente un riassunto a grandi linee, dato che ogni democrazia ha le sue peculiarità.
Nel corso di due secoli, attraverso rivoluzioni, guerre o cambiamenti pacifici, la democrazia liberale si è imposta come uno dei sistemi dominanti nel pianeta, esclusi i vari regimi ancora esistenti (come per esempio quello cinese o le varie dittature arabe). Ma non solo: è diventata un'ideologia da esportare, imporre o comunque intoccabile, fondamento finale dell'evoluzione della civiltà occidentale o umana (gli universalisti tendono a far coincidere le due cose.) 
Eppure numerosi pensatori hanno messo in dubbio questo sorta di "dogma" sotto vari aspetti, anche perchè la democrazia, per come viene rappresentata ideologicamente, presenta una serie di gravi finzioni.



Potere al popolo

"La democrazia è il governo del popolo". Ogni politico, di qualsiasi democrazia, tende ad usare questa formula magica per ingraziarsi i vari elettori, ma soprattutto per legittimare il suo ruolo come governante. A livello ideale dovrebbe essere così. A livello reale è una palese menzogna.
Nel corso dei decenni passati sono stati scritti numerosi libri* su i limiti della democrazia rappresentativa o sul fatto che è sostanzialmente una truffa, dove alla fine prevalgono sempre una rete di oligarchie.
Nella nostra analisi ci concentreremo su due aspetti in particolare: quello relativo ai vari poteri/influenze e quello sugli elettori e il loro ruolo.

1) Multi-poteri

In un moderno sistema democratico esistono numerose aree di potere, che esercitano, a seconda della funzione, un determinato dominio sulla società e sul suo sviluppo. All'interno del nostro Sistema troviamo essenzialmente cinque poteri:

- Potere Politico (partiti, movimenti, sindacati e burocrati)
- Potere Economico (banche, imprese, economisti, finanza)
- Potere Militare (forze armate, polizia, servizi segreti)
- Potere Mediatico (giornali, tv, radio, internet)
- Potere Intellettuale (opinionisti, vip, intellettuali, think thank, artisti)

Questi poteri ovviamente non sono a compartimenti stagni, ma tendono ad intersecarsi e influenzarsi a vicenda. Capita molto spesso che svariati individui esercitino il potere in più aree, passando da un potere ad un altro (un esempio è Corrado Passera, che da amministratore delegato di Banca Intesa è diventato poi ministro sotto il governo Monti), oppure accumulando influenza simultaneamente in varie sfere del dominio (per esempio Silvio Berlusconi, il quale è presente sia nel potere politico - Pdl -, sia in quello economico - Mediolanum, Fininvest -, sia in quello mediatico - Mediaset, Mondadori -).
Fra questi 5 segmenti di influenza viene eletto dai cittadini solo il potere politico e solo una parte di esso. Infatti il potere politico a sua volta si divide in vari rami, ma quello elettivo riguarda unicamente i partiti e i movimenti o i sindacati, a seconda del loro statuto. I burocrati (funzionari statali, grand commis, contabili, giudici, revisori, ecc) sono nominati dal potere politico o scelti tramite concorsi.
In poche parole, l'elettore sceglie tramite il voto solo il 10% (cifra ipotetica) della classe dirigente. Il restante 90% è de facto nominata, cooptata, selezionata o frutto di successi personali, alleanze, guerre o altro.
Contro questo ragionamento si tende a obiettare che il potere politico dei partiti, in una democrazia funzionante, è quello dominante e quindi è anche quello che determina le regole degli altri poteri. In questo caso, anche se il cittadino vota un'esigua minoranza, il suo voto è decisivo, in quanto va a determinare la minoranza con più influenza. Infatti a livello teorico il parlamento, insieme al governo e agli altri organi dello stato, è quello che dovrebbe comandare e regolare tutte le altre forze, attraverso le leggi. Nei fatti questa cosa non accade per una serie di fattori:

- i partiti stessi sono oligarchie, dove una minoranza al vertice influenza e comanda i subordinati, secondo logiche di spartizione e cooptazione. In una democrazia ideale l'elettore sceglie il rappresentante da mandare nel parlamento, il quale è indipendente e al servizio del cittadino (il famoso articolo 67 della costituzione, mai rispettato da nessuno). Nella realtà il cittadino vota l'oligarchia politica che più gli aggrada, la quale seleziona i subordinati (in caso di mancanza di preferenze), o comunque tramite la propaganda e altri mezzi, fa in modo che il cittadino scelga i deputati prescelti. In questo modo un ristretto vertice esercita il controllo su i legislatori in parlamento.

- negli ultimi decenni, a partire dagli anni 70, il potere partitico ha perso gran parte dell'influenza che aveva sulla società, schiacciato dagli altri poteri, i quali hanno ottenuto un influenza nettamente più forte, grazie alla globalizzazione e al mutamento dell'assetto sociale. La scomparsa dei partiti di massa, delle grandi ideologie e un minor controllo nelle industrie statali (oltre che una diminuzione netta della leva economica), ha subordinato molto spesso la politica ad altre forze, più dinamiche, più ricche e più influenti. I partiti, oligarchie de facto, si sono intrecciati con gli altri poteri, da cui ricevono pressioni, ordini e contributi economici per mutare le leggi in favore dell'assetto dominante. Questo fa in modo che anche i partiti più antagonisti, immersi nel meccanismo democratico odierno, finiscano per essere cooptati e bloccati all'interno dello status quo, che va a favore delle elites dominanti.

Questo processo estremamente complesso e dinamico, ha portato alla sostituzione della democrazia rappresentativa con una vasta rete di oligarchie in continuo mutamento, che garantiscono la stabilità del Sistema, tramite le "sante e sacre" elezioni. Cadute le vecchie legittimazioni che davano l'autorità alle precedenti oligarchie (la forza bruta, la gens, l'appartenere all'aristocrazia, il potere religioso disceso da Dio, il censo, ecc), i nuovi poteri si sono legittimati attraverso il voto e quindi attraverso l'ideologia democratica.
Un'ideologia che perpetua il mito del governo del popolo per favorire i vertici della piramide, la quale sfrutta inevitabilmente le debolezze strutturali del corpo elettorale.




2) Le pecore da tosare

Il prevalere del sistema oligarchico, a discapito di quello democratico, è ovviamente sancito dalla maggioranza dei cittadini, che non appartengono alle elites al comando. Una maggioranza disorganizzata, divisa, impotente, dove ognuno ha la propria visione personale con i vari pregi e difetti, in balia di forze minoritarie ben organizzate, potenti e con una notevole capacità di manipolazione delle masse. In sintesi vale sempre il detto: ""100 persone organizzate e di comune accordo, prevarranno sempre su 1000 persone disorganizzate"".
Per spiegare ulteriormente questo concetto, è bene proporre la "legge dell'elettore":

- Alcuni votano per il meno peggio: partendo dalla loro visione del mondo, votano quelli che sembrano incarnare in misura "sufficiente" questa visione, senza stare lì a controllare nel dettaglio se poi gli eletti sono fedeli a questa visione.

- Alcuni votano il meno peggio 2: guardano le promesse politiche e votano quelle che più gli interessa per il proprio benessere.

- Alcuni votano per fedeltà: per esempio si votava Pci, quindi si passa Pds, Ds, Pd, ecc. 

- Alcuni votano per clientelismo e voto di scambio: voto il mio amico o conoscente appartenente al partito X, perchè questo mi garantirà (forse) un assunzione o altri benefici.

- Alcuni votano in base al carisma e simpatia del leader: se uno è bravo a fare dei bei discorsi convincenti, vince questo tipo di voti.

- Alcuni votano la novità: perchè quelli precedenti non hanno cambiato la loro vita, quindi provano altro.

- Alcuni votano, perchè gli è stato detto che bisogna votare, se no sono cattivi cittadini. Ergo decidono all'ultimo in base alle sensazioni o a dove pende il suo giro di conoscenze e amicizie.

- Pochi votano, analizzando passato, presente e futuro in maniera approfondita, confrontandosi con gli altri, cosa che richiede notevole sforzo e tanto tempo.

Questa legge è valida per tutte le forze politiche presenti nelle varie democrazie rappresentative. E questa legge è ben compresa dalle forze dominanti, che la sfruttano ovviamente a loro favore per legittimarsi e per fare i loro interessi, umiliando i cittadini e trasformandoli in servi ignari o consapevoli.

Edward Green

Giovedì Prossimo: Chapter IV - Illusioni "Democratiche"



Precedenti capitoli:
Chapter I: (http://eqpress21.blogspot.com/2014/02/chapter-i-il-vero-lord-del-xxi-sec.html)
Chapter II: (http://eqpress21.blogspot.com/2014/02/chapter-ii-segnali-inquietanti.html)

* Sull'argomento consigliamo le opere che si rifanno all'Elitismo
(http://it.wikipedia.org/wiki/Elitismo)
E i seguenti libri:
Luciano Canfora - "La Democrazia. Storia di un'ideologia"
Massimo Fini - "Sudditi. Manifesto contro la democrazia"
Hoppe Hans Hermann - "Democrazia. Il Dio che ha fallito"
Frank Karsten, Karel Beckman - "Oltre la democrazia"

Nessun commento:

Posta un commento