Il furore
che origina un lamento è la brace che consuma parte dell’esistenza. C’è anche
da dire però che la rabbia ha diritto ad uscire perché, se incanalata bene, può
aggiustare molte cose pur rimanendo una componente dell’energia distruttiva.
Un contrasto
notevole. Le emozioni si confondono, specialmente quelle delle anime sensibili.
Il tentativo
di indagare questa contraddizione è il frutto del lavoro di Walter Somà, (co-autore degli album
Semper Biot e Odio i Vivi di Edda) e
dell’amico Aldo Romano che con
l’aiuto di Fabio Capalbo alla
batteria e un’incursione degli amici Gionata
Mirai, Dorina e Stefano Edda Rampoldi hanno dato vita al progetto IlVocifero
con l’album Amorte (Etichetta Niegazowana).
Un prodotto
apparentemente minimale che ha il sapore di una ballad con echi Jazz ma che
conserva la potenza della trasgressione irridente del punk e l’autonomia
intellettuale del cantautorato nostrano.
Le colonne
portanti sono la caduta e la risalita di un’anima errante, che vaga, che parla per
bocca di Aldo Romano, cantante proveniente dalla scena underground nella Torino
degli anni ’90.
Le urla
declamatorie sono ululati di poesia che vibra alla ricerca di una sublimazione del
dolore.
È un disco
intimo ma non intimistico che costeggia la morte, la osserva e le si avvicina
ma contempla anche il suo contrario, un disco di opposti che celebra la
contraddizione di un percorso fatto di ascese e cadute, di lucidità e di
annebbiamenti.
La parola
Amore, nell’etimologia a-mors, contempla
l’assenza di morte, per cui il mirino è puntato su entrambi i bersagli ed ecco
il titolo: Amorte, crasi di “Amore” e “Morte”.
Album da
esplorare con calma cercando di sentirne i sapori e gli odori.
Un’
esperienza catartica.
Occidente
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