lunedì 16 dicembre 2013

LA FINE DELLA CRISI? part one


Uno spettro si aggira per il mondo... Non è quello del comunismo, bensì quello della ripresa economica. Sempre più giornali ed esperti ne parlano, confortati dai timidi dati che si stanno profilando all'orizzonte in Europa e rifacendosi poi a quelli americani, dove si sostiene che la crisi stia passando definitivamente a favore di un consolidamento della crescita americana. 
Ma tutto ciò è una ripresa reale oppure una grande illusione? E chi favorisce per ora questa presunta ripresa?


USA, l'Impero del Nulla Esponenziale

In queste settimane negli Stati Uniti si è sorriso di fronte ai recenti dati riguardanti la disoccupazione e il pil. Da una parte, stando ai dati delle autorità, la disoccupazione è calata al 7%, mentre il Pil ha visto un'accelerazione nel penultimo trimestre. A tutto questo si uniscono i dati strabilianti dei mercati finanziari (Dow Jones, Nasdaq, S&Poors 500, ecc), che dopo il fondo toccato nel 2009, hanno recuperato tutti i guadagni persi e sono andati oltre, toccando nuovi record. Questo è il quadretto che emerge su i media mainstream, di solito non molto prodighi nel fornire dettagli o analisi economiche quantomeno decenti. Se invece si va a scavare un pò più a fondo, attraverso i siti degli "addetti" ai lavori, si scopre una realtà decisamente più complessa e molto meno entusiasmante, anzi direi proprio inquietante. Partiamo per esempio dal lavoro americano:

- E' vero che la disoccupazione è calata al 7%, ma attraverso i dati ampiamente maneggiati dalle autorità. Fate conto poi che il tasso di disoccupazione non tiene conto degli scoraggiati, quella categoria che ormai non cerca più lavoro. E questa negli ultimi anni è aumentata a dismisura, mentre la forza lavoratrice occupata è tornata praticamente agli anni 70:

                          Link per ingrandire: http://goo.gl/arym7y


Osservando poi questo grafico qua sotto, dove si analizzano insieme i dati in serie della disoccupazione Usa con il tasso reale di partecipazione della forza lavoro, si ottiene un risultato decisamente diverso: 11,5 % è il livello reale di disoccupazione.

Link dell'articolo esteso: http://goo.gl/WSJKj0

Sul mondo del lavoro americano bisogna tenere conto che negli ultimi decenni i metodi statistici sono più volte cambiati a seconda delle volontà delle autorità. E bisogna anche ragionare su che tipo di lavori vengono creati nella famosa "ripresa"; molto spesso sono lavori a basso stipendio (che creano il fenomeno dei "woorking poor"), part-time o stagionali. In poche parole, non si sta riprendendo la classe media, ma la classe di ultra-ricchi contigua al potere politico.
Infatti sotto l'osannato Obama, soprattutto da parte della stampa europea di sinistra (la faziosità non sta solo in Italia), le diseguaglianze sono al massimo storico, come riporta questo articolo (http://goo.gl/A3N107):

<< E a fronte di tale immensa ricchezza concentrata in così poche mani, il 10% dei contribuenti americani ha dichiarato redditi per il 48,2% del totale, la percentuale più alta di sempre.>> << il boom azionario è andato per il 95% a beneficio dell’1% dei contribuenti più ricchi, contro il 45% del boom registratosi negli anni Novanta e del 65% di quello post-2001.
Nel solo 2012, i redditi dell’1% dei contribuenti americani più ricchi (comprensivi dei profitti e dei capital gains) sono cresciuti del 20%, mentre per il restante 99% solo dell’1% massimo.>>

I dati riportati in questo articolo non servono solo a comprendere le falsità che ci siamo sorbiti in questi anni, mentre la classe media andava in pezzi. Ma serve anche per capire e conoscere il vero motore del boom azionario, della falsa ripresa e soprattutto il guardiano supremo del Sistema: la banca centrale. In questo caso la FED (http://it.wikipedia.org/wiki/Federal_Reserve_System). 
Grazie ad essa e alle altre in combinato (BCE, BoJ, BoE, ecc) il sistema economico praticamente defunto nel settembre/ottobre del 2008 (fallimento di Lehman Brothers) è stato resuscitato, attraverso continue iniezioni di denaro stampato (creato dal nulla) e debito pubblico. Questo ha generato un boom economico nei mercati azionari, ormai scollegati dal mondo reale. Un boom che sta generando la più grossa bolla della storia, che è una combinazione di tutte le bolle precedenti.
In questa immagine potete vedere quanto aiuto hanno dato i QE (quantitative easing, che in pratica sono stampaggio di moneta, ormai giunta a 85 miliardi di dollari creati al mese):

                        Link per ingrandire: http://goo.gl/PXxObE

Grazie a questa tecnica non ortodossa, secondo vari studi economici, sono stati iniettati oltre 10.000 miliardi di dollari nel Sistema globale.

                        Link per ingrandire: http://goo.gl/z6iW1t

Una massa imponente di denaro che si è riversata nelle borse e ha tappato momentaneamente il buco terrificante che si era creato con lo scoppio delle bolle del decennio precedente. Favorendo ovviamente il ceto dominante, oltre che gli stessi grandi speculatori del Mercato, ma trascurando decisamente il ceto medio, vero motore dell'andamento economico.
In questo modo i banchieri centrali, diventati apprendisti stregoni, hanno guadagnato tempo con la creazione di denaro fantasma - puro nulla - mentre nel mondo le famose riforme promesse contro la "cattiva" finanza sono rimaste per lo più lettera morta. Su qualche giornale è stata salutata con gioia e gaudio la Volcker Rule, una sorta di regolamento contro la speculazione eccessiva. Peccato che entrerà in funzione nel lontano luglio 2015, mentre le lobby avranno tutto il tempo per smontarlo. Senza contare che in un mondo globalizzato, tale legge è una goccia nel mare, proprio come lo è stata la Tobin Tax (http://it.wikipedia.org/wiki/Tobin_tax) in salsa italiana... un bel fallimento: http://goo.gl/7KS8jk
L'altra grande variabile che ha salvato il "Titanic" è stato il continuo aumento del debito pubblico di mezzo mondo. Ed è incredibile come si esalti la politica economica - inetta - di Obama, quando qua da noi si insulta dalla mattina alla sera Craxi, per avere fatto le stesse cose in materia di debito pubblico. Praticamente un'ipoteca stellare di 7.000 miliardi di dollari (aggiuntivi), dal 2008 al 2013, per il debito pubblico americano...

                        Link per ingrandire qui: http://goo.gl/72E5La

Un'escalation implacabile, come testimonia il sito dell'orologio del debito USA: http://www.usdebtclock.org/

E poi?

La domanda che pervade le sale di controllo di mezzo pianeta è questa: quanto durerà questa falsa tranquillità?
Le previsioni si sprecano, così come le opinioni dei vari sacerdoti del Mercato: chi favorevole a queste politiche e chi invece spaventato dal nulla che avanza. C'è chi parla di 2015 per il prossimo botto. Altri invece profetizzano il 2017. Mentre altri ancora sostengono che siamo vicini ad un nuovo boom economico. Fra l'altro si sono fatti sentire ultimamente un premio nobel (Robert Schiller) e un famoso economista (Nouriel Roubini), i quali stanno denunciando la comparsa di varie bolle e pericoli: 1) http://goo.gl/fVTml9  2) http://goo.gl/St4zXG
Tenendo conto dell'instabilità del Sistema globale, possiamo dire che tutte queste previsioni lasciano il tempo che trovano.
Di sicuro però vale sempre una massima storica: non esistono pasti gratis.

Green

P.s la seconda parte sarà dedicata alla crisi europea.

2 commenti:

  1. Analisi interessante, che in larga parte condivido, ma mi permetto qualche osservazione e piccola correzione:

    - Il primo grafico non è molto significativo al momento, in quanto non tiene conto dei baby boomers che stanno andando in pensione (la popolazione americana sta ancora crescendo, ma anche loro hanno un "bozzo" nella piramide gnerazionale fra il 1945 ed il 1960). Un dato migliore è la percentuale di occupati fra i 25-54 anni (che gli americani chiamano prime age workers) che si può vedere qui: http://data.bls.gov/timeseries/LNS12300060 . La situazione è ugualmente pesante, ma meno.


    - anche il secondo grafico abbisogna di una precisazione: in parte il crollo della popolazione impiegata deriva da un amento, negli ultimi anni, dei giovani americani che dall'high school passano all'università invece che direttamente nel mondo del lavoro (cito dal national center for education statistics: "Enrollment in degree-granting institutions increased by 11 percent between 1990 and 2000. Between 2000 and 2010, enrollment increased 37 percent, from 15.3 million to 21.0 million."). Quei 6 milioni di studenti in più su una popolazione lavorativa di circa 150 milioni fanno un calo fisiologico della partecipazione al lavoro del 3% o 4% (che influisce anche sulla statistica citata al paragrafo precedente). Questo è generalmente considerato come positivo (una forza lavoro più educata è, solitamente, più produttiva), tuttavia, in america, ha un effetto negativo specifico: l'esplosione del debito studentesco, che deprime i consumi.


    - l'aumento del coefficiente GINI in america, ma anche nei principali paesi europei, è noto. La teoria che la diversa propensione marginale al consumo abbia un'impatto reale è dibattuta. Il fatto, però, che gli utimi venti anni sia crollata la parte di GDP andato ai lavoratori tramite salari, bonus ed azioni è incontrovertibile (http://research.stlouisfed.org/fred2/series/LABSHPUSA156NRUG) ed anzi sottostimata, considerato che in quei dati ci finiscono anche gli stipendi ed i megabonus dei super mega dirigenti. Quaesta situazione ha fatto si che negli ultimi 10/15 anni i consumi siano stati sostenuti dal credito (basato, perlopiù, su ipoteche sulla casa) ed adesso che questo non è più possibile, i consumi non possono ripartire, ergo le aziende non assumoni e quindi la "ripresa" è anemica.

    - Aggiungiamoci che il tempo ha dimostrato che la favola delle economie avanzate potessero vivere solo di servizi, senza manifattura (migrata prima in Cina, adesso in movimento altri paesi asiatici), ed ecco che gli Stati Uniti, ma anche l'Europa, stanno dove stanno. Non mi sembra un caso che gli unici paesi che (fino ad adesso, ma notiamo un inizio di peggioramento) abiano resistito alla crisi in Europa siano ancora basati sul manifatturiero (Germania) o sulla filiera dello stesso (i satelliti tedeschi, in parte anche il nord italia).

    - daccordo sul "Questo ha generato un boom economico nei mercati azionari, ormai scollegati dal mondo reale.".. basta vedere ieri la quotazione della Monclear, valutata intorno ai 4 miliardi con utili intorno ai 300 milioni.... quelli che hanno liquidità, con depositi e debito pubblico ad interessi bassissimi, non sanno dove mettere i soldi (Bitcoin, in parte, segue la stessa logica, ma solo in parte)

    - "Fra l'altro si sono fatti sentire ultimamente un premio nobel (Robert Schiller) e un famoso economista (Nouriel Roubini), i quali stanno denunciando la comparsa di varie bolle e pericoli". Se è per questo, stanno nascendo anche teorie per cui le bolle non sono un bug, ma una feature, ovvero l'unico modo in cui il nostro attuale sistema economico occidentale può essere "sostenibile (Larry Summers, abbastanza appoggiato da Krugman: http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/11/16/secular-stagnation-coalmines-bubbles-and-larry-summers/)

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  2. Ti ringrazio per il commento e le precisazioni.

    Per quanto riguarda i discorsi su i giovani, sicuramente nel calo delle forze lavorative c'entra il prolungarsi degli studi dei giovani americani. Anche se va notato che il calo più devastante si verifica a partire dalla crisi nel 2008/09, cosa da cui fanno veramente fatica a riprendersi. Fra l'altro avevo letto tempo fa, che anche negli Stati Uniti incominciano a prendere piede i Neets, oltre ad avere seri problemi di mobilità sociale fra i vari stati americani, cosa tipica dei paese europei.
    Sicuramente in futuro peserà anche il debito enorme che hanno accumulato gli studenti, che se non sbaglio ha superato i 1000 miliardi di dollari.

    Per quanto riguarda invece l'aumento delle diseguaglianze, consiglio questo libro: http://www.amazon.it/tesoro-Viaggio-paradisi-nascosto-globalizzazione/dp/8807172356
    dove si analizza, fra le tante cause, quella legata ai paradisi fiscali e ai loro network. Un sistema ombra che va dai 21.000 ai 32.000 miliardi di dollari e che è infinitamente più complesso rispetto alla classica vulgata legata alla svizzera o alle isole Cayman (basta solo pensare alla City di Londra o al Delaware).

    Sulla durata del settore manifatturiero nel Nord Italia (che ha fatto la fortuna del paese) ho seri dubbi, considerato il disastroso livello a cui è arrivato lo Stato italiano, fra tasse e burocrazia inefficiente. E all'orizzonte non vedo “poteri” decisivi, in grado di spezzare questa spirale negativa.

    Infine mi sono letto l'articolo interessante sulle teorie di Larry Summers. Ovviamente, tenendo a mente il personaggio, è tutto da prendere con le pinze, specialmente in quanto è uno dei responsabili dello sfacelo di questi anni. Fra l'altro da quando ho iniziato a interessarmi di economia e finanza (nel 2007), fra scuole e contro-scuole (neo-keynesiana, monetarista, austriaca, MMT, ecc) ho maturato una diffidenza sempre più evidente verso le varie soluzioni proposte, molto spesso quasi fideistiche.
    Faccio un po' fatica a credere alle soluzioni proposte da Krugman e soci, specialmente per quanto riguarda il lungo periodo. Sebbene non condivido molte cose della scuola austriaca, ho fatto mio il motto di certi loro esponenti “non esistono pasti gratis”. Quindi vedo in maniera inquietante i vari QE, le varie bolle, il debito pubblico che schizza alle stelle, ecc. Inoltre a fronte di queste manovre finanziarie straordinarie e di una portata mai vista, non ho visto nessuna seria riforma del mercato finanziario, del lavoro e dei vari sistemi politici.
    Io sono sempre più spaventato dall'evidente instabilità del Sistema globale, sempre più veloce, sempre più complesso e ignoto, e non solo per quanto riguarda i Mercati, ma anche per tutti gli altri processi, da quelli industriali e a quelli ambientali. Andare avanti di bolla in bolla, quando queste sono sempre più devastanti, potrebbe compromettere definitivamente la nostra società al prossimo colpo. (Green)

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